“Anche se di solito non mi appassiona molto il tema degli ascolti come unico indicatore del lavoro fatto, i dati pubblicati dal Messaggero sono abbastanza preoccupanti”. Lo afferma il consigliere d’amminsitrazione della Rai, Rodolfo Laganà, commentando con l’Adnkronos i dati d’ascolto di settembre 2019 confrontati con lo stesso mese dell’anno scorso – pubblicati oggi dal Messaggero – che evidenziano una flessione per le reti Rai del 3,9% in prime time e del 2,3% nelle 24 ore. Tre le tre reti generaliste, quella che accusa di più è Rai1, con una flessione del 2,4% in prime time e dell’1,4% nelle24 ore, seguita da Rai2, che perde l’1,5% in prime time e l’1,2% nelle 24 ore, e da Rai3, che evidenzia una sostanziale tenuta, cedendo solo lo 0,3% in prime time e lo 0,1% nell’intera giornata.

ANSA/MASSIMO PERCOSSI)
“Normalmente, più degli ascolti, mi preoccupa la mancanza di innovazione e sperimentazione o il fatto che non si dia la giusta attenzione alla ricerca di nuovi talenti interni. Detto questo, è evidente che gli ascolti patiscano il fatto che i palinsesti siano di fatto fermi da 25 anni nei loro pilastri fondamentali. E non a caso dove si è sperimentato di più il calo è inferiore, cioè su Rai3 e su Rai2. Trovo infatti meno allarmanti i dati di Rai2 proprio perché qualcosa sulla seconda rete si è cercato di sperimentare in questo anno. In questa ottica il dato più allarmante mi sembra quello di Rai1, dove è sotto gli occhi di tutti che è mancato coraggio di cambiare e si è invece puntato su un palinsesto che è rimasto nell’ossatura molto simile al passato, con gli stessi volti e gli stessi programmi. Immagino che di questa situazione si parlerà domani
in Cda e spero però che lo si faccia soffermandosi sulla qualità e sull’innovazione più che sul solo dato d’ascolto”. (AdnKronos)