Dieci anni per diventare punto di riferimento tra il popolo di professionisti (fotoreporter e addetti ai lavori del giornalismo declinato in immagini) e di comuni cittadini che amano la fotografia come espressione d’arte e culturale. Così è Lodi dal 5 al 27 ottobre 2019, periodo in cui ospita – in sette sedi differenti, che vanno da palazzi storici a chiese sconsacrate – il Festival della Fotografia Etica alla 10° edizione. Le immagini esposte sono di valore internazionale, registrano dove sta andando la fotografia mossa da uno sguardo etico sul mondo. Che cosa significa? Significa vedere l’essenziale, indagare uomini e terre dove le ferite sono aperte, le guerre fanno morti e disastri, le culture diverse non riescono a dialogare. Un fotografo non ha che l’imbarazzo della scelta, se decide di documentare lo stato delle cose con questa logica.

Ci sono tanti appuntamenti dedicati alla fotografia, anche in Italia. Ma nessuno ha la caratteristica di Lodi, festival fondato nel 2010 da Alberto Prina e Aldo Mendichi. Rimasero folgorati da “Visa pour l’image” a Perpignan e decisero di provare a trasformare Lodi, città a poca distanza da Milano – quindi con un bacino di riferimento popolato e curioso di stimoli culturali – in un luogo della fotografia. Da allora, al Festival sono stati ospiti i maggiori fotoreporter del pianeta, presentando lavori in grado di far pensare e scuotere le coscienze anche più addormentate. Il successo del Festival è crescente: nel 2018 sono stati oltre 17 mila i biglietti venduti, per un pubblico stimato in 20 mila visitatori.
Il World Report Award 2019, premio organizzato dal Festival fin dal 2011, che serve a dare un aiuto concreto a chi pratica la difficile strada giornalistica del fotoreporter, ha avuto 600 candidature, arrivate da fotografi di 44 nazionalità, da tutti i continenti. Tra i vincitori delle 7 categorie che compongono il premio, con le foto in mostra, ci sono Darcy Padilla, con un reportage sulla riserva dei nativi americani di Pine Ridge; Senthil Kumaran Rajendran, con foto sul rapporto tra le tigri e gli umani in India; Emile Ducke, con il reportage su un treno medico in Siberia; Arne Piepke, sulla tradizione dei tiratori (di fucile) tedeschi; Giulia Frigieri, con una foto sul surf in Iran.

La mostra è accompagnata da un bel catalogo di “emuse edizioni”. Molti gli incontri con i fotografi (attesa Letizia Battaglia, tra gli altri nomi) e ci sarà anche uno spettacolo-performance di Monika Buklaj, polacca che ha fatto reportage tra le popolazioni nomadi dell’Asia e ha raccontato in immagini le pratiche del sacro, da Haiti alla Puglia. Tutto il programma è sul sito www.festivaldellafotografiaetica.it.