Settimana dell’Etica e della Responsabilità Sociale, “non filantropia ma margini per un ritorno sostenibile”

Condividi

“Il concetto di sostenibilità ha risvolti diversi. L’obiettivo in un’azienda è, in primis, la soddisfazione degli azionisti, dei clienti”. Così Marco Morelli, ceo Gruppo MPS, nel suo intervento al convegno internazionale che si è tenuto martedì 8 ottobre a Roma, organizzato dalla Luiss Business School, a chiusura della Settimana dell’Etica e della Responsabilità Sociale.

“Negli ultimi 3 anni abbiamo lavorato al coinvolgimento di dipendenti, dei colleghi, di tutti. Più sostenibilità equivale a più soddisfazione. La sostenibilità è un concetto molto alto e poco tangibile: noi lo dobbiamo rendere declinabile. E farlo con un assioma generico in un’azienda è complicatissimo” ha spiegato Morelli, in una conversazione con Francesco Giorgino (Rai, Luiss). In cui l’argomento è caduto anche sul momento che sta vivendo il Gruppo MPS: “Chi gestisce un’azienda non deve mettere la testa sul passato, è inutile: né guardare troppo al futuro. Il futuro è un tema complesso. Bisogna proiettarsi sul futuro con i piedi ben piantati per terra”, ha aggiunto. Due mesi fa MPS è stata chiamata dall’ONU a sottoscrivere il protocollo sulla sostenibilità e l’inclusione creato con la missione di promuovere finanziamenti sostenibili (unica italiana insieme ad Intesa Sanpaolo).

“La nostra strada è stata quella di ascoltare la base, soprattutto partendo dalle filiali, dalle sedi, attraverso indagini di clima che hanno coinvolto 19mila dei 22mila dipendenti del Monte. Il top management, me in primis, va in giro, entra nelle filiali in tutta Italia”. Strategia non top down, ma bottom up, dunque. Sugli investimenti sostenibili Morelli ha le idee chiare: “Bisogna precisare una cosa: qui non si fa filantropia, ma ci sono margini per un ritorno sostenibile. Bene parlare di temi sociali, ma come traduco gli investimenti sui miei clienti? Oggi dobbiamo capire come tradurre questi concetti sull’universo dei propri clienti”.

La strategia portata avanti, insomma, è definita: “Vogliamo dire da dove veniamo, dove siamo partiti e cosa stiamo facendo. Non vogliamo dare un messaggio rivolto solo al futuro. Ma uno fattuale: sulla base di quello che riusciamo a fare. La reputation non si costruisce a tavolino e si proietta ogni tre mesi”. Morelli ha poi chiarito un punto: “Chiunque fa il mio mestiere sa che può essere cambiato in qualsiasi momento: l’importante è avere coscienza di aver fatto il massimo possibile. Preferisco partire dall’interno: soprattutto considerando che in situazioni d’emergenza bisogna contare sulle persone, non sull’individuo”. Si è parlato, inoltre, del coinvolgimento di startup nel processo di sviluppo MPS. “Sperimentare, per una banca fortemente tradizionalista come MPS, significa andare per tentativi (e quindi investire tantissimo). Nel 2018 abbiamo provato a lanciare un contest per startup (dove sono state selezionate prima 100, poi 30; alla fine ne è stata scelta una)”. Le idee sono fresche, “si scontrano con la mentalità di chi ha lavorato per una vita a MPS”, aggiunge. Dal 2018 sono 7 le startup che – spiega Morelli – “lavorano in modo fisso per il gruppo. E abbiamo deciso di lanciare nuovamente un contest, questa volta più mirato. Il 20 ottobre partirà una nuova campagna di sponsorizzazione di un nostro prodotto assicurativo a cui ha lavorato una startup (dal nome UGO) come parte integrante del progetto”. L’Officina MPS, il progetto di Banca Monte dei Paschi di Siena che si propone selezionare startup innovative per realizzare soluzioni dedicate a imprese e famiglie, diventa così permanente. L’Europa? “Speriamo ci sia più rilassatezza da parte loro sulle regole e le normative – ha aggiunto a margine, rispondendo alle domande dei giornalisti – I 100 punti in meno di spread significano che si può lavorare in una logica più stabile e di serenità”.

Al convegno presente anche Luca dal Fabbro, presidente Snam: “In Europa siamo più avanti di USA e Cina in tema di sostenibilità: una sfida che non possiamo perdere. Mobilità sostenibile, nuovi modelli di stoccaggio dell’energia, economia circolare: sono questi i megatrend che dovranno orientare gli investimenti”, ha aggiunto. Per Dal Fabbro anche le realtà finanziarie più importanti “si sono accorte che nel lungo periodo vengono premiate le società che investono nella sostenibilità. La civiltà del consumo è finita, oggi non è più sostenibile – continua – Snam, dal canto suo, ha 850 milioni di euro in investimenti per settori strategici. È importante, così, pensare a investimenti ma fare in modo che fattori ambientali e quelli di governance possano dialogare”.

Sul tema della sostenibilità si sono confrontati aziende, banche e accademici. “Il nostro obiettivo è far crescere i leader del futuro come leader responsabili, con una visione green. Parlo di Africa, Sud Italia. Solo se si va insieme, se si cammina vicini, si può andare lontano”, ha spiegato il direttore della Luiss Business School Paolo Boccardelli, introducendo l’evento. Non è possibile insomma immaginare un progetto di investimento che non sia rivolto anche alla sostenibilità. Stessa tesi presentata al professore all’Università di Oxford Bob G. Eccels che ha descritto quella che viene definita “the investor revolution”: “Gli investitori stanno prendendo molto seriamente il tema della sostenibilità”, ha spiegato. Aggiungendo: “Anzi, vogliono sapere che l’investimento che stanno facendo sta rendendo il mondo un posto migliore”. Eccels, che non ha risparmiato attacchi a Trump sul cambiamento climatico, è a capo di numerosi progetti di ricerca ed è considerato uno dei massimi esperti al mondo sul tema della sostenibilità. Ma gli investitori e le aziende sono realmente pronti alla svolta? “Sono ottimista – ha risposto alle domande della platea – Le imprese si stanno preparando, letteralmente, ad una nuova era”.

Sul fronte delle imprese, se da un lato RFI ha annunciato di impegnarsi “per trasformare le 620 stazioni principali sul territorio italiano in hub intermodali” ha detto Claudia Cattani, presidente Rete Ferroviaria Italiana, dall’altra Prada sottoscrive un patto per focalizzare l’azienda su cambiamento climatico, biodiversità e salvaguardia degli oceani. Domenico Cardinali, ad Deltafina, ha annunciato infine che i due stabilimenti italiani del gruppo (450 dipendenti complessivi sul territorio) saranno plastic free entro marzo 2020.