In relazione alle valutazioni espresse da Carlo De Benedetti sul gruppo Gedi il Consiglio di Amministrazione del gruppo editoriale “desidera precisare che, pur riconoscendo le difficoltà con le quali si confronta, derivanti dalla perdurante sofferenza del settore della carta stampata che incide sui risultati di tutti gli editori, il Gruppo Gedi mantiene una solida leadership nella stampa quotidiana, nel digitale e nelle radio”. E’ quanto si legge nella nota diffusa al termine del Cda (scaricabile qui).
Il gruppo “adotta misure idonee ad affrontare il futuro, l’investimento e lo sviluppo e creare
valore sostenibile, con consapevolezza della rilevanza e delicatezza del mestiere e della funzione che svolge nel paese, senso di responsabilità, rispetto e sostegno per il lavoro svolto dal management, dai direttori delle testate e da tutte le donne e gli uomini che in esso orgogliosamente operano” prosegue la nota.

Inoltre, in una lettera ai dipendenti Marco De Benedetti ha ripercorso quanto accaduto con il padre dal 13 ottobre, quando Carlo De Benedetti ha reso nota la sua offerta per il 29,9% di Gedi detenuto da Cir. E poi l’intervista rilasciata dall’ingegnere al Corriere della Sera.
“Immagino sarete stati colpiti dallo scambio di comunicati” scrive il presidente del gruppo sottolineando che sarebbe stato “evitato” se si fosse invece arrivati ad una riunione del cda di Cir “per discuterne e addivenire ad una pacata determinazione”, ha scritto De Benedetti. “L’attacco a mio fratello Rodolfo e a me” è “un tema per noi doloroso”, “sul piano personale”, ha continuato, sottolineando di non voler commentare questo aspetto delle parole del padre Carlo.
Commentando invece “i giudizi pronunciati sul gruppo”, ritenuti “infondati e gravi”, ha rimarcato: “Siamo molto meglio di come veniamo dipinti. Non siamo un gruppo sconquassato, non siamo un gruppo da risanare, non siamo una barca senza timoniere”. “Siamo un gruppo leader”, ha continuato, per poi elencare una serie di elementi sulla posizione di Gedi sottolineati come punti di forza in un mercato dove, come gli altri editori, si affrontano “da dieci anni sfide enormi”, e “con sacrifici, ma senza traumi”. “Tutti risultati di cui mio padre era fiero e che restano tanto veri oggi come lo erano fino a poco tempo fa, quando ancora presiedeva il gruppo”.
Per il presidente di Gedi “una nota particolarmente dolorosa e ingiusta” delle critiche espresse dal padre è “quella riguardante La Repubblica: non è vero che la si sta distruggendo. Al contrario stiamo registrando segnali incoraggianti come non si vedevano da anni, frutto del lavoro di tutta la redazione”. E rivolgendosi direttamente ai dipendenti Gedi il presidente del gruppo ha aggiunto: “In questa fase delicata dovete mantenere l’orgoglio di appartenere a questo gruppo e ciascuno deve fare responsabilmente il suo lavoro; il lavoro di tutte le donne e gli uomini che vi operano quotidianamente è la miglior garanzia per l’avvenire”.
“Voglio assicurarvi come azionista che teniamo molto a questo gruppo, sul quale ci impegniamo con il senso di responsabilità che abbiamo e sentiamo nei confronti di tutte le nostre attività e con la piena consapevolezza di ciò che esso è, rappresenta, e continuerà a rappresentare per il Paese”ha continuato il presidente di Gedi. “Come dimostrato in questi anni continueremo con impegno io, mio fratello Rodolfo e Monica Mondardini a svolgere il nostro ruolo di azionisti della società in modo da garantirle il miglior futuro”.