“Questo periodo di transizione ci sta insegnando molto: ci aspetta una nuova sfida avvincente ed interessante. E sono convinto che il settore dell’auto, che da sempre si impegna per democratizzare al massimo le nuove tecnologie, sará in grado di gestire questa enorme ed importante evoluzione”. Un anno fa, intervistato per il numero speciale dedicato ai 45 anni di Prima Comunicazione, il presidente della Seat Luca De Meo faceva professione di ottimismo sul futuro incerto dell’automotive. Pensare positivo è una buona disposizione, soprattutto di fronte a sfide complesse e piene di imprevisti. Ma, nel caso di De Meo, diventa una qualità invidiabile se ai buoni propositi seguono fatti e numeri. Al vertice della Seat – gruppo Vw – dal 2015, il manager italiano ha ottenuto il record delle vendite – oltre 500 mila vetture vendute – e di profitti per l’azionista, superando i 300 milioni di utile nel 2018. Per giunta partendo da uno stato di sofferenza cronica del brand spagnolo, che ne aveva fatto temere addirittura la scomparsa dal portafoglio del gigante di Wolfsburg. Sicché l’invidiabile De Meo è diventato l’oggetto del desiderio del gruppo Renault, uno dei grandi malati dell’automotive mondiale, che l’11 dicembre scorso ha ufficializzato la proposta, offrendogli la poltrona di amministratore delegato. Luca De Meo è stato preferito al franco-tedesco Patrick Koller, Ceo di Faurecia, azienda di componentistica auto. Dal manager italiano, per ora, non ci sono state dichiarazioni. Un silenzio che lascia intendere disponibilità per un incarico che lo porterebbe fra i cinque manager più importanti dell’automotive mondiale. Ma che appare a un accordo fra Renault e Volkswagen, data la clausola di non concorrenza firmata da De Meo al momento dell’assunzione nel gruppo tedesco.

Cinquantadue anni, milanese di nascita di ascendenze abruzzesi, studi alla Bocconi, Luca De Meo inizia la sua esperienza nel settore auto proprio in Renault, nel 1993, occupandosi di marketing. Poi passa a Toyota Europe, e segue nascita e lancio della Yaris. Nel 2002 torna in Italia, nel gruppo Fiat, come responsabile marketing della Lancia. Sono sue “creature” la nuova Y e la Musa, progettate esplicitamente per un pubblico femminile. Quando al vertice del Lingotto arriva Sergio Marchionne è il primo dei “boys” che il nuovo gran capo della Fiat vuole con sé. De Meo segue i lanci della Nuova Punto e della Fiat Sedici. A meno di quarant’anni diventa responsabile della marca Fiat e in questa veste cura lo sviluppo e il lancio della nuova 500. A Torino, nel luglio del 2007 è lui a raccontare a 1200 giornalisti il progetto, il prodotto e le ambizioni della piccola di casa, che segna il rilancio produttivo e d’immagine della Fiat. De Meo è identificato come il braccio destro di Marchione, che nel 2008 gli affida l’Alfa Romeo e la Abarth. Ma, complice la crisi e mancati investimenti, l’obiettivo di raddoppiare le vendite dell’Alfa rimane una chimera irrangiungibile e, nel 2009, De Meo decide di accettare le lusinghe di Volkswagen e di trasferirsi a Wolfsburg. Prima si occupa del cordinamento marketing di tutti i brand Vw, Poi è in Audi, come capo del marketing e membro del board della casa. Infine l’approdo in Seat nel 2015, con il compito di risanare i conti e di ridare un’identità alla marca spagnola, in costante perdita di volumi. Gli riesce così bene che nel 2019 il vertice del Vw group decide di assegnare a Seat il compito di sviluppare la tecnologia elettrica per le citycar e di assumere il ruolo di laboratorio per le soluzione di micromobilità urbana: dai quadricicli, agli scooter, ai monopattini elettrici.
In Renault sono pronti a offrire a De Meo la poltrona lasciata libera da Thierry Bolloré lo scorso luglio, quando entrò in rotta di collisione con il presidente Jean Dominique Senard e il governo di Parigi, che controlla il 15% dell’azionariato. De Meo dovrebbe guidare la marca Renault per i primi due anni e assumere, in seguito, la guida del maxigruppo che comprende anche le giapponesi Nissan e Mitsubishi. L’arrivo del manager italiano, nelle attese francesi, dovrebbe permettere di voltare definitivamente pagina dopo lo scandalo che ha portato all’arresto, alla fine del 2018, di Carlos Ghosn, il manager protagonista della liason con i giapponesi e finito nella polvere per presunte, e ingenti, spese personali e distrazioni di fondi. Missione alquanto delicata, quella che attende De Meo. Ammesso, e non ancora concesso, il suo approdo alla Regie Renault, dovrà vedersela con uno stato azionista e spesso invadente e con un management giapponese per nulla intenzionato ad accucciarsi nel ruolo di “silent partner”. Dovrà tenere a bada gli uni e gli altri, convincendoli che il futuro è un’opportunità e non una convivenza forzata fra inquilini pronti a sbranarsi. Vasto programma, avrebbe commentato il generale francese. Ma non abbastanza da spaventare Luca, l’ottimista.