Sabato 25 gennaio sul Sole 24 Ore è stato pubblicato un articolo sullo scontro che oppone Urbano Cairo a Blackstone per la vendita della sede milanese del Corriere della Sera, che rivelava la comparsa nell’affaire di una manleva concessa dal Cda di Rcs a copertura del 100% di un eventuale risarcimento comminato all’editore.
Cairo e Rcs hanno aperto un contenzioso sulla vendita dell’immobile a Backstone per 120 milioni, somma ritenuta non allineata ai valori di mercato di una zona centrale di Milano, da parte dell’editore, che allora socio di minoranza l’aveva contestata da subito, ritenendola compressa per via della situazione di particolare tensione finanziaria in cui versava il gruppo, piombato da quasi mezzo miliardo d’euro di debiti.
Il fondo statunitense ha reagito chiedendo, con una doppia causa davanti alla Corte di New York, un risarcimento da 600 milioni di euro. Un’azione legale che il tribunale newyorkese ha sospeso in attesa del pronunciamento dell’arbitrato in corso al Tribunale di Milano: il pronunciamento è atteso entro aprile.
La manleva concessa dal Cda di Rcs coprirebbe Cairo nel caso che al termine del contenzioso venisse comminato un risarcimento a suo carico.

Oggi in risposta a “indiscrezioni di stampa”, che tra l’altro hanno generato molta preoccupazione nella redazione del Corriere (per oggi è previsto un incontro tra Cdr e azienda) e dopo contatti informali con la Consob, è arrivata una nota di Rcs in cui si precisa che la manleva a valore di Cairo decisa dal Cda per tutelarlo nello scontro con Blackstone “riguarda atti compiuti dal presidente quale legale rappresentante di Rcs in nome, per conto e nell’interesse della stessa, in esecuzione di una delibera del consiglio di amministrazione. È dunque del tutto normale e conforme a legge che – ferma restando l’infondatezza delle pretese delle controparti – gli effetti di tali atti, ivi incluse le spese, ricadano sulla società e non sul suo legale rappresentante personalmente (indebitamente citato in causa)”.
“Il giudizio promosso nei confronti di Rcs dall’acquirente del citato immobile e da taluni fondi Blackstone avanti la Supreme Court of the State of New York – attualmente sospeso – è inappropriato, senza fondamento e, comunque, proposto innanzi a un giudice privo di giurisdizione”, prosegue la nota del gruppo editoriale. “Negli atti depositati in tale giudizio il preteso danno non risulta neppure quantificato. Il giudizio impropriamente promosso dai medesimi attori, avanti il medesimo giudice contro il presidente di Rcs personalmente è basato sulle stesse circostanze su cui si fondano le identiche domande avanzate nei confronti della società, e fa riferimento al medesimo preteso danno. E’ quindi parimenti inappropriato, infondato e proposto innanzi a un giudice privo di giurisdizione. Inoltre, è evidente a chiunque che la inappropriata duplicazione di giudizi non può determinare duplicazione del preteso danno”.
“Il consiglio di amministrazione di Rcs ha assunto le proprie determinazioni in merito al contenzioso in oggetto, ivi inclusa la manleva in parola, nell’ambito di riunioni ritualmente convocate, e precedute da adeguata informativa pre-consiliare, la partecipazione alle quali è rimessa alla responsabilità di ciascun consigliere”, precisa la società riferendosi alla riunione del Cda della scorsa estate che ha deliberato la manleva e in cui non erano presenti molti consiglieri, fra i quali oltre a Gaetano Miccichè, alcuni di quelli (Marco Tronchetti Provera, Diego Della Valle, Carlo Cimbri) che durante la precedente gestione del gruppo editoriale erano nel consiglio di amministrazione che aveva deciso la vendita di via Solferino, cioè degli immoboili allora deniti da Cairo “l’argenteria di Famiglia”.
“Si rammenta, infine, che nella vicenda della compravendita e contestuale locazione dell’immobile di Via Solferino/Via San Marco/Via Balzan avvenuta nel 2013, l’unica parte danneggiata è stata Rcs”, prosegue la nota. “Il consiglio di amministrazione ha doverosamente agito, e continuerà ad agire in ogni sede, a tutela dell’interesse della società”. E in coda alla nota il gruppo editoriale, facendo sollevare il dubbio di una qualche tensione tra i soci, “non nasconde la propria sorpresa dinanzi al comportamento di chi, a fronte del doveroso tentativo della società di porre rimedio alla grave lesione (prontamente percepita dal mercato e dalla pubblica opinione) realizzata a suo danno nel 2013, in un momento di difficoltà economica e finanziaria, non si fa scrupolo di diffondere affermazioni fuorvianti”.