Agcom e Privacy, i nomi che ballano per le Autorità

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Ancora fumata nera sulle nomine di Agcom e di Privacy. I cui vertici sono scaduti rispettivamente a giugno e a luglio dell’anno scorso. L’altro ieri (18 febbraio) le votazione previste alla Camera e al Senato per eleggere i nuovi commissari delle due Autorità, quattro del Garante e quattro dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sono saltate all’ultimo momento con buona pace di tutte i partiti. Segno palese che non è stata raggiunto l’accordo tra 5Stelle e Partito democratico, anche a causa dello sfaldamento del partito di Grillo in tante fazioni l’un contro l’altra armate.
A quando le nuove votazioni? L’indicazione è il 27 febbraio ma nessuno mano sul fuoco perché la matassa rischia di ingarbugliarsi ancora di più con i continui sgambetti di Matteo Renzi al governo.

Agcom e Privacy vivacchiano da mesi in regime di prorogatio svolgendo solo l’ordinaria amministrazione e i due enti e gli uffici sono praticamente al fermo.
Lo stallo è diventato inquietante e preoccupa molto gli operatori televisivi che alla vigilia della traversata del deserto del secondo switch-off della banda 700 – operazione tutt’altro che semplice e indolore – rischiano di trovarsi senza referenti istituzionali. Infatti non si era mai verificato il combinato disposto di una Agcom senza poteri e la contemporanea assenza del Sottosegretario alle Comunicazioni. Il sottosegretario designato era il democratico Giampaolo Manzella (oggi ottimo sottosegretario all’editoria), ma il ministro del Mise Patuanelli non ha ceduto la delega affidando di volta in volta i dossier relativi a tv e tlc al sottosegretario pentastellato Mirella Liuzzi, che però non ha poteri di firma né può decidere una strategia per il settore. Tutto questo, malgrado l’ intensa attività degli uffici ministeriali, non rende spedito il lavoro di supporto istituzionale necessario a garantire il processo di rilascio della banda 700, che prevede vari passaggi operativi da qui al 2022, tra cui anche il cambiamento dei televisori non smart.

Passando al totonomine, che va avanti da mesi, alla presidenza dell’Autorità delle comunicazioni il premier Conte, a cui tocca la nomina, punti su una figura tecnico istituzionale indipendente. Per questo si fa il nome di Roberto Chieppa, giurista, ex Segretario Generale dell’Antitrust oggi Segretario Generale di Palazzo Chigi, di cui Conte però non vorrebbe fare a meno. Così c’è chi scommette su Roberto Garofoli, magistrato del Consiglio di Stato che è stato il Capo di Gabinetto dell’ex ministro Tria. In alternativa è in corsa anche Giacomo Lasorella che è il Vice Segretario generale vicario di Montecitorio.
Quindi, Antonello Giacomelli da mesi in corsa per la presidenza di Agcom dovrebbe accontentarsi della poltrona da commissario salvo imprevisti. L’ex sottosegretario alle comunicazioni di epoca renziana non avrebbe più il gradimento di Italia viva. Per i 5 stelle ballano invece i due nomi di Elisa Gnomi, docente associata di Sociologia della comunicazione e dei media e femminista, e di Marco Scialdone, avvocato e docente di diritto e mercati dei contenuti e dei servizi on line all’ l’Università Europea di Roma. Mentre è tramontata la candidatura di Emilio Carelli, ex giornalista Mediaset e ex direttore di SkyTg 24, oggi parlamentare pentastellato.

Forza Italia (e Mediaset) puntano le carte su Laura Aria, attuale dirigente del Mise. Aria conosce benissimo il mondo Agcom e le sue problematiche dove ha passato molti anni ricoprendo diversi ruoli apicali fino a diventare vice Segretario Generale.
Per la Lega il cerchio si è stretto su Ginevra Cerrina Feroni, fiorentina di origini aristocratiche, avvocato e professoressa ordinaria di diritto costituzionale di cui si è ‘innamorato’ Matteo Salvini.
Per la Privacy il pole position come presidente Pasquale Stanzione, giurista ed ex professore ordinario di Istituzioni di diritto privato presso l’Università di Salerno, su cui ci sarebbe una convergenza del centro destra e del centro sinistra. Finora il candidato più papabile a sostituire Antonello Soru è stato il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa, classe 1947, in quanto per prassi il più anziano dei quattro commissari eletti dal Parlamento sale alla Presidenza della Privacy. La nomina di Stanzione, classe 1945, ribalterebbe invece la situazione. Tutto da capire se a questo punto Fratelli d’Italia rinuncerà a La Russa rivendicando un ruolo in Agcom, allora tutti i giochi si riaprirebbero per entrambe le Autorità. Come si capisce non sono in ballo contrapposizioni su su programmi e strategie ma per le poltrone, che rende tutto molto più difficile.