“Costruire grandi società” il fine di Exor, dice Elkann agli azionisti. E racconta perchè crede in Gedi

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Come tutti gli anni John Elkann, presidente di Exor, scrive una lettera agli azionisti della finaziaria, in cui fa una precisa redicontazione delle attività e delle scelte dell’anno passato, ma anche considerazioni sugli scenari dei vari mondi in cui Exor ha navigato e navigherà.Una lettera che ha poco delle comunicazioni ufficiali del mondo del business, ma che è ricca di emotività anche se contenuta.

Leggi o scarica la Lettera agli azionisti EXOR (.pdf)

 

John Elkann (Foto Lapresse)

“Mentre vi scrivo quest’anno una ‘lettera dal lockdown’ stiamo attraversando settimane estremamente difficili, che si stanno trasformando rapidamente in mesi inimmaginabili”, inizia Elkann partendo dall’inevitabile scenario della pandemia che sta attanagliando il mondo. “Si tratta di eventi che nessuno di noi sarebbe stato in grado di prevedere anche solo poco tempo fa quando si è tenuto il nostro Investor Day a Torino, che ha segnato anche il decimo anniversario di Exor” e continua sottolineando come “Per loro natura, le grandi emergenze ci portano a concentrarci sul presente mentre cerchiamo di fare tutto il possibile per proteggere e rispondere, ora dopo ora e giorno dopo giorno, alle esigenze delle nostre famiglie, amici, colleghi e comunità”

Elkann, proprio di fronte ad un futuro difficile da definire, decide di raccontare un passato certo e di grandi risultati ricordando “tutto ciò che abbiamo fatto e imparato nei primi 10 anni di Exor, perché la nostra capacità nell’affrontare queste sfide trova le sue radici in ciò che siamo riusciti a raggiungere e che ci ha reso quello che siamo oggi”. E’ come una promessa ad affrontare il futuro con grinta e con l’orgoglio di appartenere a una famiglia “in affari da molto tempo e ha superato guerre, rivoluzioni, crisi, pandemie e sappiamo che la nostra risposta a questa crisi richiederà”, scrive citando addirittura una frase di Leonardo da Vinci che dice “L’urgenza del fare. Sapere non è abbastanza, dobbiamo agire. Avere ottime intenzioni non basta, dobbiamo fare”.

Osservando il periodo di 10 anni della gestione di Exor, che va da marzo 2009 a marzo 2019, Elkann può vantare “un aumento del valore di quasi 10 volte, considerando sia l’apprezzamento delle azioni che i dividendi”. Come? “Nel raggiungere questi risultati abbiamo trasformato il nostro portafoglio, in molti modi cruciali. Prima di tutto, abbiamo venduto tre delle nostre quattro maggiori società in termini di valore e abbiamo realizzato la più grande acquisizione di sempre con PartnerRe”.

“Abbiamo riflettuto sul viaggio intrapreso dalla fondazione di FIAT nel lontano 1899”, scrive Elkann “perché, sebbene orgogliosi dei nostri successi passati, siamo più interessati a capire cosa possiamo imparare da questi successi, così come dai nostri errori. Abbiamo capito che i nostri risultati sono stati caratterizzati da due fattori: il nostro spirito imprenditoriale e la nostra disciplina finanziaria. Partendo da qui, abbiamo proseguito definendo la cultura di Exor, con il suo fine e i suoi valori”.

Prima di affrontare il tema che interessa maggiormente i lettori di Primaonline, cioè l’acquisto della maggioranza di Gedi, vale la pena di segnalare quale secondo Elkann è il fine di Exor: “costruire grandi società. Le grandi società agiscono secondo i più alti standard, si distinguono in ciò che fanno, si comportano in modo responsabile e cercano sempre di rinnovarsi e di cambiare. Il presidente di Exor continua elencando i valori per raggiungere questo fine che sono “1. Ambizione e Umiltà: ci poniamo obiettivi elevati ma rimaniamo con i piedi per terra; 2. Curiosità e Concentrazione: cerchiamo nuove idee dando però priorità a ciò che conta; 3. Pazienza e Determinazione: guardiamo al lungo termine ma prestiamo la massima attenzione a che le cose vengano fatte; 4. Coraggio e Responsabilità: intraprendiamo azioni coraggiose tenendo conto delle loro conseguenze”. E “Spirito imprenditoriale e disciplina finanziaria” sono le parole in cui viene sintetizzata la cultura della società e del suo gruppo dirigente.

Il filosofo Bertrand Russel (“Il desiderio di comprendere il mondo e il desiderio di cambiarlo sono due grandi motori del progresso, senza i quali la società rimarrebbe ferma o regredirebbe.”) aiuta Elkann ad affrontare il capitolo della lettera in cui entra nel dettaglio delle scelte imprenditoriali fatte nel 2019 da Exor , tra cui quelle di “amministratori e manager che condividono la nostra mission e i nostri valori, e creando una governance che permette di agire in modo coerente con queste culture”

Ed ecco, dopo aver saltato i capitoli dedicati alle partecipazioni più rilevanti del gruppo (potete trovare tutto nella lettera in inglese allegata), il contenuto della lettera dove si rende conto delle partecipazioni editoriali, quella dell’Economist e Gedi, con la decisione di acquistarne la maggioranza e per farne cosa: “Nel 2019 abbiamo deciso anche di aumentare la nostra quota in GEDI Gruppo Editoriale. GEDI è leader di mercato nel panorama italiano dei media, proprietaria di una serie di testate di alto profilo, riconosciute per la qualità del loro lavoro giornalistico”, scrive Elkann. “La società è proprietaria di due dei principali quotidiani italiani: La Repubblica (fondata nel 1976) e La Stampa (fondata nel 1867), rispettivamente il secondo e il terzo quotidiano per diffusione in Italia. Entrambi hanno anche una forte presenza nel digitale. La Repubblica ha il sito di informazione più popolare in Italia, e ha il più forte social media engagement, mentre La Stampa è al terzo posto. Nel panorama delle radio, GEDI è il secondo maggior player privato, con emittenti come Radio Deejay, seguita da circa 5 milioni di ascoltatori al giorno. Nel 2019, l’azienda ha generato ricavi pari a circa 603,5 milioni di euro e un EBITDA di circa 59 milioni di euro. Con la crescita delle attività digitali, che rappresentano ad oggi quasi il 13% dei ricavi, occupa una posizione ideale per trarre vantaggio dalla trasformazione del mercato”.

E la lettera continua, “Conosciamo GEDI molto bene sin da quando venne fondata nel 2016, frutto della combinazione delle attività di CIR e nostre nei media tradizionali. Da quel momento, siamo rimasti azionisti di minoranza con una partecipazione del 5,99%. Nel 2019, abbiamo siglato un accordo con CIR per acquistare il suo 43,78% in GEDI per 0,46 euro per azione (che implica una capitalizzazione di mercato per l’intera società di 234 milioni di euro), per un ammontare di 102,4 milioni di euro. Successivamente, lanceremo un’offerta pubblica di acquisto sulla restante parte delle azioni allo stesso prezzo”. Fin qui tutto noto, mentre nel proseguire della lettera Elkann chiarisce: “Siamo consapevoli che questa sia un’acquisizione ‘contrarian’, date le difficoltà che l’industria dei quotidiani sta affrontando. Tuttavia, riteniamo che nonostante queste sfide, le organizzazioni del settore dell’informazione che forniscono giornalismo di qualità continueranno ad attrarre e ad aumentare i lettori paganti. Lo si è visto in questi tempi difficili e incerti, con la crescita del 60% degli abbonamenti digitali che GEDI ha registrato a marzo 2020, raggiungendo la quota di 210 mila abbonamenti rispetto ai 130 mila di fine febbraio. Allo stesso tempo, il traffico nel sito web è aumentato del 220% con una forte crescita dei segmenti audio e video. Questa modalità di abbonamento darà sostegno a un business che fornisce un importante servizio alla società, offrendo ai lettori una copertura professionale delle notizie e opinioni indipendenti su ciò che accade sia a livello locale che mondiale”.
E poi si affronta la partecipazione nell’Economist: “Il valore del giornalismo di grande qualità è emerso chiaramente anche con The Economist, dove, durante le ultime due settimane di marzo 2020, il traffico digitale è aumentato di oltre l’80%, con un incremento di oltre il 250% delle registrazioni su base giornaliera e il raddoppio del numero medio di nuovi abbonati. Abbiamo inoltre accolto con entusiasmo Lara Boro come nuovo Ceo del The Economist. Lara apporta una grande esperienza nei media B2C e B2B e forti capacità di leadership, che sta mettendo a frutto in questi tempi difficili”.

La lettera si conclude con un lungo capitolo dedicato alle iniziative del gruppo per aiutare a contrastare la pandemia di Covid 19, e alle precauzioni prese per salvaguardare i lavoratori. E poi come segno della voglia di non mollare l’investimento di 200 milioni di dollari per l’acquisto del 8,87% del capitale di Via, “una tech company di successo e molto innovativa, che utilizza i dati per ottimizzare in tempo reale i sistemi di mobilità in tutto in modo” fondata da Daniel Ramot e Oren Shoval nel 2012 a New York.