Anzaldi scrive a ‘Prima’: propone la riforma Rai e attacca Cairo per i giudizi su Renzi

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Pubblichiamo una lettera inviata a Prima Comunicazione, nella quale il deputato di Italia Viva Michele Alzaldi, segretario della Commissione di Vigilanza Rai propone delle idee per la riforma del servizio pubblico radiotelevisivo e picchia duro su Urbano Cairo per alcune dichiarazioni su Matteo Renzi, rilasciate a ‘Un Giorno da Pecora’ di RaiRadio1 e riprese oggi dal Corriere della Sera.

Cairo, ha tra l’altro affermato a proposito del voto di Renzi sulla sfiducia a Bonafede: “No, ormai Renzi ha più parlamentari che voti, basta vedere i sondaggi. Alla fine gli italiani non sono stupidi, di fronte a questi tira e molla perdono fiducia”. Inoltre, alla domanda se affiderebbe a Renzi una trasmissione a La7, Cairo ha rincarato: “No, in questo momento vedo che ha un indice di popolarità molto basso. Se la gente non ti vota probabilmente non ti guarda neanche in tv”.

Michele Anzaldi (Foto LaPresse)

Scrive l’on. Anzaldi:

Alcuni giorni fa ho incrociato alla Camera il presidente della Fnsi Beppe Giulietti. Commentando insieme la dichiarazione del presidente della Camera Fico, che nel corso di un’intervista tv era tornato a parlare dell’importanza di riformare la Rai, abbiamo convenuto che l’unica riforma del servizio pubblico che negli ultimi 20 anni ha raccolto grande consenso, anche tra costituzionalisti ed esperti, è stata quella proposta dall’allora ministro delle Comunicazioni del Governo Prodi, Paolo Gentiloni, nel 2007. Una riforma che prevede di affidare la vigilanza sulla governance Rai ad una Fondazione indipendente, sul modello Bbc.
Perché non provare ad approvarla oggi? La maggioranza di governo avrebbe i numeri e il profilo politico per riprendere quella riforma, apportare alcuni aggiustamenti e dare finalmente una gestione indipendente al servizio pubblico. Il Movimento 5 stelle su questo tema potrebbe affidarsi proprio alle indicazioni del presidente Fico.
Perché non provarci? Oggi la Rai è arrivata davvero al punto più basso della sua storia, come conferma la multa senza precedenti subita dall’Agcom per violazione del pluralismo nei tg e nelle trasmissioni.
L’importanza che la Rai torni davvero a tutelare il pluralismo emerge anche da quello che in queste ore si configura come il caso Cairo. Al presidente Giulietti vorrei chiedere pubblicamente: è normale che un editore, le cui aziende sono particolarmente impegnate nell’informazione e nel racconto della politica, esprima giudizi violenti e pesanti contro il leader di un partito politico? E’ normale che questi giudizi vengano poi ripresi da un solo giornale (il “Corriere della sera”), di cui Cairo è proprietario? Invece di
smentire e rettificare, Cairo ha permesso che ad amplificare le sue accuse fosse proprio il suo giornale, che peraltro ha totalmente omesso la risposta di Italia Viva a quelle critiche, visto che la mia dichiarazione uscita anche sulle agenzie di stampa non è stata in alcun modo citata.
Si è parlato molto in questi giorni di “Repubblica” e della “Stampa” per la vicenda della richiesta di Fca di un prestito garantito dallo Stato, come peraltro prevedono le norme approvate dal Governo, ma qui siamo di fronte ad una vicenda decisamente più insidiosa, ad un sospetto conflitto di interessi. Sentire l’editore semi monopolista dell’informazione in tv pronunciare contro Matteo Renzi le stesse parole pronunciate poche ore prima da Giorgia Meloni, una leader di opposizione, preoccupa.
Grazie alla smobilitazione della Rai nell’informazione, La7 in questi anni ha potuto guadagnare spazi impensabili, è di fatto la prima rete in termini di informazione politica, propone quasi ogni sera approfondimenti in prima serata e molti spazi nel daytime, alla stregua di una all news ma con i caratteri di una rete generalista.
Cosa avranno pensato i tanti dipendenti del gruppo alla lettura di quelle parole di Cairo contro il leader di Italia Viva? Dobbiamo restituire ai cittadini che pagano il canone la possibilità di avere informazione completa e corretta guardando la Rai, senza essere costretti a vedere solo le tv commerciali di Berlusconi e di Cairo. Mi auguro che la Fnsi e l’Ordine dei giornalisti possano avviare una riflessione su questo.