Andrea Scanzi ha preso il volo e chi lo ferma più? Per il quarto mese consecutivo è in cima alla classifica dei giornalisti più attivi sui social, stilata da Sensemakers per Primaonline sulla base dei dati di Shareablee. La firma del Fatto Quotidiano in luglio ha totalizzato 7,9 milioni di interazioni, cioè like (ma anche dislike), commenti e condivisioni su Facebook, Instagram, Twitter e YouTube, quasi il quadruplo del secondo classificato. Ed ha anche il record delle video view, 28,5 milioni, distaccando anche in questo caso tutti i colleghi. Per non parlare dei post più performanti: nove su dieci sono suoi (vedi la seconda tabella). Quello più popolare – 246mila interazioni nella settimana successiva alla pubblicazione su Facebook – è dedicato al “capolavoro” che ha ottenuto Giuseppe Conte dopo la trattativa durissima con l’Europa sul Recovery Fund.
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Scanzi va fortissimo anche in libreria: il suo ‘I cazzari del virus’ è in testa alla classifica delle vendite da diverse settimane, un successo che l’autore ha sottolineato più volte su Twitter, prendendo in giro il direttore del Tempo, Bechis, che invece prevedeva un flop del libro. In luglio il giornalista e scrittore aretino ha ripreso a pieno ritmo anche l’altra sua passione/attività, il teatro, portando in giro per l’Italia tre pièce dedicate a Giorgio Gaber, Ivan Graziani e i Pink Floyd.
Ma la vera novità del mese è l’ingresso in classifica di Lorenzo Tosa, 37 anni, collaboratore di TPI, il giornale online diretto da Giulio Gambino, e della rivista francese di cultura italiana Radici. Tosa è esperto di comunicazione politica e social e per oltre tre anni è stato responsabile comunicazione del M5S in Liguria, incarico che ha lasciato alla fine del 2018 in polemica con le scelte politiche del movimento, all’epoca alleato con la Lega; l’anno successivo si è candidato senza successo alle elezioni europee con Più Europa. Dopo questa esperienza è tornato a “raccontare storie, spiegare che esiste un paese diverso dalla narrazione dominante di Salvini e dei suoi seguaci”, come ha affermato in un’intervista al Secolo XIX, conquistando una grande popolarità sui social e in particolare su Facebook.
Monitorato per la prima volta in luglio da Sensemakers, Tosa è balzato subito in seconda posizione con 2,2 milioni di interazioni. Suo anche l’unico dei ‘best performing post’ non appannaggio di Scanzi: un commento sulla parità tra uomo e donna ancora di là da venire (l’autore in realtà è Ugo Giansiracusa del collettivo politico delle Sardine creative).
In luglio Tosa è stato al centro di un battibecco con Selvaggia Lucarelli, la nota firma del Fatto Quotidiano, anche lei in classifica, al sesto posto. In un articolo sul Fatto la giornalista accusa Tosa e i suoi epigoni (Fabrizio Delprete, Emilio Mola, Leonardo Cecchi e Cathy La Torre) di contrapporsi alla cosiddetta ‘Bestia’ di Matteo Salvini con una strategia comunicativa simile anche se di segno opposto. Mentre quella di Salvini è diretta come un pugno allo stomaco, quella di Tosa & C. è fatta di post “petalosi” e “pucciosi” che puntano sull’emotività e i buoni sentimenti, finendo per diventare stucchevole. Tosa replica con un messaggio su Facebook contestando puntualmente le osservazioni della Lucarelli, che ribadisce le sue accuse, sostenendo che quella di Tosa è una strategia marketing per alimentare traffico e visibilità della sua pagina.
In ogni caso bisogna riconoscere che dal punto di vista comunicativo la strategia di Tosa funziona, come dimostra anche il successo (testimoniato dai preordini su Amazon) del suo libro, ‘Un passo dopo l’altro. Viaggio nell’Italia che resiste, nonostante tutto’, edito da Mondadori, che raccoglie molte delle storie pubblicate sul suo blog, Generazione Antigone (http://www.generazioneantigone.it/): una piazza virtuale in cui si raccontano le vite di donne e uomini, noti e meno noti, che stanno costruendo un’Italia e un mondo antirazzista, antifascista, antisessista.
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Nicola Porro scende dal secondo al terzo posto (1,9 milioni di interazioni), ma la cosa non lo dovrebbe preoccupare, se è vero che dei social non gli importa nulla: “Mi importa solo della community che si è creata intorno al mio blog Zuppa di Porro”, ha dichiarato – su Facebook – il vicedirettore del Giornale. Più convincente il direttore di Libero, Pietro Senaldi, tirato in ballo da Scanzi che lo sfotteva per i suoi pochi fan su Internet: “Lui posta venti volte al giorno, ovviamente sui temi che fanno tendenza, io una ogni due settimane. Non mi spiego perché mi tenga come punto di riferimento malgrado facciamo due lavori diversi”, ha risposto Senaldi. “Io dirigo un quotidiano; lui, più furbamente, soltanto se stesso. Scanzi deve guardare più in alto, alla Ferragni e Jovanotti, a Cicciogamer e Wanda Nara, non a noi falegnami della carta stampata, condannati tutti i santi giorni a lavorare e fare i conti con la realtà, senza poterla raccontare come una pièce teatrale”. Il direttore di Libero riconosce comunque a Scanzi un grande ‘pregio’: “Ha il merito di saper vincere anche quando gioca male e di avere una serie di tifosi per i quali conta solo che lui segni, non importa come. Il suo colpo da campione è l’insulto, ma per fare gol gli basta tirare”. Parole che si adattano bene anche ad altri campioni dell’insulto online.
Al quarto posto Enrico Mentana, con 1,3 milioni di interazioni. Il direttore del Tg La7 (incarico assunto esattamente dieci anni fa, il 7 luglio 2010) è stato per diversi mesi incontrastato re dei social, fino allo scorso marzo, quando è stato superato da Scanzi, poi da Porro e ora anche da Tosa. Ai social network Mentana non risparmia critiche. In un’intervista al Giornale, in occasione del decennale della sua direzione, ha affermato che bisogna ignorare i commenti sui social, in particolare quando sono espressione del politicamente corretto, che non ha nulla a che spartire con l’informazione, “perché il giornalismo è discontinuità e spiazzamento, cioè l’opposto dell’omologazione”.
Marco Travaglio scende dalla quarta alla quinta posizione, seguito da Selvaggia Lucarelli che in giugno era decima. Settimo è il giornalista sportivo Gianluca Di Marzio, di SkySport. Ottavo Saverio Tommasi, reporter di Fanpage, entrato in classifica a giugno. Nono è Salvo Sottile, che da poco ha lasciato la conduzione di ‘Mi manda Rai3’. Decimo è un altro giornalista sportivo, Fabrizio Biasin, caporedattore del quotidiano Libero.
Negli ultimi cinque posti Alfredo Pedullà, il terzo giornalista sportivo di questo mese, e ce n’è anche un quarto, Romeo Agresti di Goal.com; Alfonso Signorini, direttore del settimanale Chi; Maurizio Belpietro, direttore del quotidiano La Verità e del settimanale Panorama; infine, Gad Lerner, da fine maggio firma del Fatto Quotidiano.