Beppe Grillo torna ad occuparsi di Rete Unica sul suo blog, sollecitando l’ad di Tim, Luigi Gubitosi ad una inversione di rotta, soprattutto riguardo all’ingresso di kkr nella costituenda società della rete.

‘’L’operazione di vendita di un pezzo di rete secondaria al fondo americano KKr, in logica puramente finanziaria e non industriale. – scrive il fondatore di M5S – complica soltanto il progetto di possibile creazione di una società unica delle reti e delle tecnologie’’.

Forti perplessità riguardo a KKr vengono sollevate anche da Alessio Butti, responsabile Tlc per Fdi, firmatario insieme alla leader Giorgia Meloni della mozione sulla Rete Unica nazionale, recepita in gran parte con voto unanime dalla Camera. ‘’ Come può un fondo speculativo internazionale – si chiede Butti, interpellato da ‘’Prima’’ – offrire una vagonata di milioni per acquisire una parte di una rete in rame ormai del tutto obsoleta’’.

‘’Anche le riflessioni di Bassanini come anche i dubbi espressi da Enel – dichiara a ‘’Prima’’ Michele Anzaldi, Iv, già segretario vigilanza Rai ed esperto di tlc – meritano grande attenzione, se si vuole andare verso la Rete Unica occorre pensare innanzitutto alla tutela dei consumatori, non solo al destino delle singole aziende’’.
Secondo Anzaldi l’ultima parola spetta al Parlamento, non può essere Conte a decidere in solitaria né ci possiamo affidare al protagonismo di qualche ministro. ‘’Se serve – conclude – si convochino anche in agosto le Commissioni parlamentari competenti. Inoltre la nuova Agcom insediata avrà una funzione fondamentale per tutelare il diritto degli italiani alla connessione’’.
Butti ricorda al Presidente del Consiglio Guseppe Conte e al ministro dell’economia Roberto Gualtieri che lo Stato italiano è già impegnato nella realizzazione della Rete Unica Pubblica con l’approvazione nel novembre 2018 del decreto fiscale 2019. ‘’In particolare – rileva l’esperto di Tlc di Fdi – fu votato un articolo, introdotto dai cinquestelle, dedicato alla Rete Unica non verticalmente integrata, tanto che la stessa Ue scrisse poi a Conte per chiedere a che punto fossimo con l’applicazione della legge’’.
Secondo Butti la Rete Unica deve essere saldamente in mano pubblica perché oltre a garantire lo sviluppo nel lungo periodo e la connessione a tutti gli italiani deve difendere la riservatezza e la sicurezza di dati sensibili, che devono restare ovviamente impermeabili ad ogni influenza straniera. ‘’La Cassa Depositi e prestiti, Cdp, potrebbe essere il fulcro della Rete Unica. Lo Stato deve però fare chiarezza. La presenza di Cdp in due società oggi contendenti ( 10 per cento Tim e 50 per cento Open Fiber/Enel n.d.r ) – osserva – crea confusione ed è frutto della scarsa lungimiranza degli ultimi governi’’.
Anche nell’inversione di rotta sollecitata da Grillo a Gubitosi, proponendo la divisione in due società di Tim, da una parte i servizi dall’altra le infrastrutture, a Cdp viene attribuito un ruolo fondamentale. ’’Potrebbe essere replicato – scrive Grillo – il modello di successo delle importanti realtà che gestiscono infrastrutture energetiche del Paese, nelle quali Cassa Depositi e Prestiti rappresenta il socio di riferimento in un contesto di azionariato diffuso.’’
‘’Un obbiettivo, non certo a portata di mano finchè non si muove qualcosa che favorisca la convergenza degli interessi di Tim con quelli di Enel’’. Rileva Butti considerando semmai opportuno magari un incontro di Conte direttamente con il socio di maggioranza relativa di Tim, Vivendi, che in Italia ha interessi che non si limitano alla società di Tlc.