‘Prove inequivocabili’ di avvelenamento su Navalny. Berlino chiede chiarimenti, Mosca replica

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“Prove inequivocabili” dell’avvelenamento dell’avvocato blogger Alexei Navalny, dal 22 agosto scroso ricoverato all’ospedale Charitè di Berlino. Lo sostiene il governo tedesco a proposito delle condizioni del dissidente russo, colpito con un agente nervino del gruppo Novichok, la stessa sostanza usata contro Serghei Skripal e sua figlia a Salisbury nel 2018.

Durissima la reazione della cancelliera Angela Merkel. Su Mosca “gravano domande pesanti, a cui solo la Russia può e deve rispondere. Il mondo aspetta le risposte”, ha affermato in un comunicato. Da Mosca inizialmente si dicono disponibili a collaborare, poi rivoltano la questione sostenendo che prima del trasferimento, le analisi su Navalny non presentavano tracce di veleno.

Alexei Navalny (Foto Ansa – EPA/YURI KOCHETKOV)

Davanti al “referto chiaro” del centro di tossicologia dell’esercito tedesco, Merkel ha convocato sei ministri (il vicecancelliere, i delegati di Esteri, Difesa, Interni, Giustizia e Cancelleria); ha informato il suo gruppo parlamentare e ha telefonato al presidente della Repubblica. L’epilogo è stato l’annuncio di consultazioni con i partner Ue e Nato, per “una reazione adeguata comune, alla luce di quella che sarà la risposta di Mosca”. Questo crimine “colpisce i valori fondanti per cui combattono” l’Ue e l’Alleanza Atlantica, ha aggiunto senza mezzi termini.

Non si sono fatte attendere le condanne dell’Occidente, dagli Usa all’Ue: con la Casa Bianca che ha affermato “di essere profondamente turbata dal riprovevole avvelenamento” e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha l’ha definito “un atto spregevole e codardo”, sottolineando che avviene “ancora una volta” e chiedendo che i responsabili siano “assicurati alla giustizia”. Reazioni alle quali si sono aggiunte quelle di Londra, Parigi, e del segretario generale della Nato Stoltenberg. In serata anche quelle della Farnesina.

Intanto dallo Charité hanno fatto sapere che le condizioni di salute del paziente “restano serie”, che servirà un “lungo decorso”, senza per ora poter escludere “conseguenze di lungo periodo”. I sintomi della inibizione della colinesterasi indotti dal veleno sono però in “progressivo regresso”.