Duecentodieci numeri dopo, in autunno, chiude Le Débat, bimestrale fondato 40 anni fa dallo storico e saggista Pierre Nora. Il giornale, che aveva debuttato affrontando i funerali di Jean-Paul Sartre, in questi anni si era affermato come la voce più importante del mondo intellettuale francese. Ma questo oggi, dice Nora, non è più possibile e la volontà di “difendere uno spazio di discussione pubblica” si infrange contro la “cultura del bavaglio”, il silenzio delle idee, oltre alle diffcoltà economiche.

Nell’editoriale che annuncia la chiusura a sorpresa si spiega: “L’offerta che rappresentiamo non corrisponde più alla domanda, anche se il nostro pubblico ci è rimasto fedele”. La consultazione in Rete dei singoli articoli nega, secondo Nora, la struttura stessa della rivista, che nasce come “raccolta periodica di un insieme coerente di articoli la cui vicinanza costituisce un significato”: ogni numero è un “laboratorio di idee”, la cui lettura non dovrebbe venire smembrata.
Ricostruendo le idee che lo hanno permeato, Le Débat traccia in qualche modo una linea per chi vorrà andare avanti: “In un mondo che era diventato, negli anni ’80, senza parametri di riferimento, il nostro obiettivo era rendere disponibili analisi approfondite a un pubblico più ampio possibile. Analisi, più che suppliche o manifesti. Il confronto di punti di vista più che l’affermazione di appartenenza. Decifrare una realtà complessa più che prendere una posizione. I problemi di fondo più che le notizie effimere”.