Il primo ministro australiano Scott Morrison ha avvertito Facebook e Google che il suo governo non intende cedere alle loro “coercizioni”. E che procederà con il piano di obbligare le due grandi piattaforme a pagare i media tradizionali per pubblicare i loro contenuti.
Morrison ha ribadito che l’esecutivo sostiene le raccomandazioni della Commissione per la concorrenza e i consumatori (ACCC) sulla norma, che prevede trattative tra tra le parti per concordare il pagamento.
Facebook e Google in risposta hanno minacciato di rivalersi con una messa al bando di news australiane sulle loro piattaforme. Nello specifico, secondo Google il codice di condotta assicurerebbe alle organizzazioni dei media australiani un “indebito vantaggio” dando loro accesso agli algoritmi segreti, mentre Facebook ha parlato di una misura che “sfida la logica” e che “non aiuterà, bensì danneggerà, la vitalità a lungo termine del settore australiano giornalistico e mediatico”.

Nel confermare il sostegno al codice di condotta, Morrison ha incoraggiato “con forza” i colossi tech a collaborare in modo costruttivo e collaborativo con il processo già avviato. “Sono certo che arriveremo a un risultato ragionevole senza ricorrere a coercizione”, ha aggiunto. Il presidente dell’ACCC Rod Sims, parlando a un’inchiesta parlamentare, ha detto di non essere sorpreso delle obiezioni delle due piattaforme contro le riforme proposte. “Queste costringerebbero loro a fare qualcosa che non vogliono fare, cioè pagare per il contenuto di notizie. Siamo tuttavia ancora aperti a confrontarci per giungere a soluzioni condivise”, ha aggiunto.
I piani dell’Australia sono osservati attentamente attorno al mondo, mentre gli enti regolatori dei vari paesi concentrano sempre più l’attenzione su un settore in rapida trasformazione. I news media su scala globale hanno sofferto con il diffondersi dell’economia digitale, dove le compagnie big tech catturano in misura schiacciante gli introiti pubblicitari.