TikTok: l’intesa con Oracle piace a Trump. Slitta al 27 settembre lo stop

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TikTok resta disponibile negli States. L’amministrazione fa slittare al 27 settembre lo stop alla popolare app dopo il via libera di principio di Donald Trump all’accordo con Oracle e Walmart. Un’intesa che il tycoon definisce “fantastica” per gli Stati Uniti.

L’accordo, ancora in via di definizione, prevede lo spin off delle attività globali dell’app di microvideo dalla casamadre cinese ByteDance e la creazione di una newco con sede negli Stati Uniti, molto probabilmente in Texas. La maggioranza di TikTok Global resterà in mani cinesi, mentre a Oracle e Walmart andrà circa il 20% della nuova società pre-quotazione in borsa. In ogni caso considerato che il 40% di ByteDance è nelle mani di investitori americani, la nuova società può essere descritta come a ‘maggioranza americana’.

“Lavoreremo per una initial public offering della nuova società nell’arco di un anno per ampliare” la platea di investitori americani, precisa Walmart. Le trattative proseguono per la definizione dei dettagli e ByteDance si augura di riuscire a chiudere a una valutazione per la nuova società fra i 50 e i 65 miliardi di dollari.

Donald Trump
(Foto Ansa – EPA/Stefani Reynolds / POOL)

Nonostante molti ritengano l’intesa un passo indietro rispetto al precedente ordine della Casa Bianca di una vendita delle attività di TikTok, per Trump si tratta di un risultato soddisfacente. L’accordo, spiega il presidente, prevede infatti il versamento da parte di ByteDance di 5 miliardi di dollari a un fondo per l’istruzione “in modo da poter insegnare ai nostri ragazzi la vera storia americana”, spiega Trump cavalcando la sua ultima battaglia, quella per una scuola ‘patriottica’ che insegni “il miracolo dell’America” e non sia ostaggio dell’indottrinamento della sinistra. Un obiettivo per raggiungere il quale il presidente ha lanciato di recente la ‘1776 Commission’, una commissione che si oppone al ‘1619 Project’ del New York Times. Lanciato nel 2019, il progetto del New York Times rivede la storia degli Stati Uniti, facendola iniziare nel 1619 quando i primi schiavi dall’Africa sono arrivati in Virginia, invece che nel 1776 quando i padri fondatori hanno dichiarato l’indipendenza dalla Gran Bretagna.

Ma se la partita per Tikok si schiarisce, quella per WeChat si complica. Il giudice della California Laurel Beeler blocca infatti temporaneamente lo stop a WeChat perché in violazione della libertà di parola garantita dal Primo Emendamento. L’ingiunzione preliminare sospende di fatto l’ordine a Apple e Google di rimuovere WeChat dai loro app store. La decisione di Beeler è in risposta all’azione legale avviata dalla US WeChat Users Alliance, secondo la quale lo stop avrebbe reso WeChat praticamente inutilizzabile negli Stati Uniti in violazione della libertà di parola dei cinesi americani, che usano l’app per comunicare principalmente con le loro famiglie in Cina. L’ingiunzione mette in evidenza come il governo ha offerto poche prove sul fatto che lo stop di WeChat negli States sia in grado di affrontare e risolvere i timori sulla sicurezza nazionale.