La novità principale del progetto di Legge Generale sulla Comunicazione Audiovisiva presentato venerdì scorso dal governo spagnolo, riguarda la previsione della cosiddetta ‘tassa Netflix’, l’obbligo di un contributo economico delle piattaforme online che operano in Spagna al cinema e alle serie televisive europee e nazionali.
La futura legge, il cui testo è ora sottoposto alla consultazione pubblica dei soggetti interessati, raccogliendo una delle storiche rivendicazioni del cinema spagnolo, rappresenta la trasposizione nell’ordinamento nazionale della Direttiva (UE) 2018/1808 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 14 novembre 2018. Una direttiva che i paesi europei avrebbero dovuto recepire entro il 19 settembre scorso, anche se ad oggi questo è avvenuto solo in Germania, Danimarca e Svezia.
La proposta di legge, infatti, prevede che piattaforme online audiovisive on demand, come Netflix, HBO, Amazon Prime Video o Rakuten TV, che emettono serie e film nel paese gudagnando dagli abbonamenti del pubblico spagnolo, concorrano con il 5% dei redditi generati in loco al finanziamento di cinema o serie europee, appoggiando nella misura del 70% produttori indipendenti e destinandone il 40% a film di produzione in castigliano o in una delle lingue co-officiali (catalano, euskera e galiziano).
Come peraltro già succede nel caso delle gruppo tv privato come Mediaset e Atresmedia, degli operatori di telecomunicazioni e delle stesse televisioni pubbliche, il cui contributo arriva anche al 6%.
Dalla norma sono esenti i prestatori servizi audiovisivi con una fatturazione in Spagna inferiore ai 10 milioni di euro l’anno. Il problema sarà allora quello di distinguere tra introiti effettivi e dichiarazioni fiscali, perché la maggior parte di queste piattaforme dichiara solo una parte minima di quanto fatturato in Spagna, ricorrendo per il resto a paradisi fiscali. E’ il caso di Netflix che nel 2018 dichiarò un fatturato per 540mila euro; secondo alcune analisi, invece, nel primo quadrimestre di quest’anno Netflix avrebbe avuto entrate in Spagna per 106 milioni di euro (con 3 milioni e 400.000 sottoscrittori).
La proposta di legge è una delle politiche che figura nella strategia ‘Spagna Digitale 2025’, con l’obiettivo di fare della Spagna un punto di riferimento europeo per gli affari, il lavoro e l’investimento nel campo degli audiovisivi. Per quanto riguarda il resto dei contenuti, la futura normativa spagnola stabilisce i principi generali di rispetto dei diritti umani e dei valori costituzionali che devono informare la comunicazione audiovisiva; si preoccupa di proteggere i minori, con l’emissione di contenuti audiovisivi riferiti al gioco o all’esoterismo nella sola frangia oraria tra l’una e le cinque di notte; fissa una maggiore flessibilità nei limiti quantitativi della pubblicità (un massimo di 144 minuti tra le ore 6 alle ore 18 e di 72 minuti tra le ore 18 e le 24) e interviene sul versante qualitativo con l’ampliamento delle proibizioni già vigenti riguardanti alcool e tabacco.