Rai, Gualtieri in Vigilanza: assegnazione 5% canone, ma serve piano di razionalizzazione. Nuovi vertici occasione per voltare pagina

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Nella legge di Bilancio c’è una norma per assegnare il 5% del canone alla Rai “a parziale compensazione dei mancati introiti legati alla crisi economica in atto”. A dirlo, confermando le anticipazioni delle scorse ore, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, nel corso dell’audizione in Commissione di Vigilanza. 
“Lo Stato ha accolto l’invito rivolto non solo dalla Rai ma da un’ampia schiera di operatori che fanno parte dell’indotto. Risulta evidente che questo intervento debba essere accompagnato da un intervento più ampio e complessivo da parte del management”, ha spiegato Gualtieri, che nel corso del suo intervento ha toccato diversi temi, tra cui la necessità di avviare un piano di razionalizzazione per il servizio pubblico e il rinnovo dei vertici.
Per il 2020, ha precisato il ministro, l’importo dell’extragettito “è pari a circa 190 milioni, di cui 105 milioni da riversare agli altri operatori radiotelevisivi e 85 milioni, il 5% del canone annuo, che rimangono allo Stato”. “Posso confermare in questa sede che nell’ambito della prossima legge di Bilancio è stata inserita una norma che prevede che tale ultimo importo sia riassegnato alla stessa Rai, a parziale compensazione degli oneri derivanti dalla crisi economica in atto”.

Roberto Gualtieri (Foto ANSA/CHIGI PALACE PRESS OFFICE/FILIPPO ATTILI)

“Tenuto conto delle dinamiche degli esercizi precedenti, si può osservare un andamento in flessione dei ricavi complessivi, indotto soprattutto dalla riduzione dei ricavi pubblicitari”, ha spiegato nel dettaglio Gualtieri, evidenziando come negli ultimi anni proprio il mercato pubblicitario nazionale abbia “manifestato una significativa flessione nel comparto televisivo: la riduzione cumulata dal 2017 al primo semestre 2020 è pari a circa il 28%, principalmente imputabile al primo semestre 2020.
“Per quanto riguarda la struttura finanziaria della Rai, emerge un peggioramento della posizione finanziaria netta nel 2019 rispetto al 2018. L’indebitamento netto è passato da 251 milioni a fine 2018 a 537 milioni di fine 2019. Tale dinamica – ha spiegato Gualtieri – è stata determinata da un cash flow negativo conseguente principalmente alla perdita dell’esercizio, agli esborsi monetari derivanti dal piano di incentivazione all’esodo 2018 (la cui manifestazione monetaria è avvenuta nei primi mesi del 2019), al pagamento di anticipi per i diritti di trasmissione degli Europei di calcio 2020. La posizione finanziaria netta a fine primo semestre 2020 (-165 milioni) mostra un trend di ulteriore aggravio rispetto allo stesso periodo del 2019 (-130 milioni)”.
“Al riguardo, se si osservano i dati di previsione per il 2020, la Rai prevede una perdita consolidata di 43 milioni di euro, con conseguente prevedibile ulteriore aggravio della posizione finanziaria netta. Ciononostante – ha fatto notare il ministro dell’Economia – il fatto che nel 2020 siano venuti meno i costi che Rai avrebbe dovuto sostenere per i Campionati europei di calcio, che non si sono tenuti a causa del Covid”.
Di qui la valutazione complessiva: “Sembra emergere, ha continuato, che, a fronte di un andamento economico con risultati netti in perdita contenuta, ma stabile negli ultimi esercizi, la struttura finanziaria evidenzi un peggioramento“.
“I problemi economici della Rai non riflettono solo la flessione congiunturale, ma mettono a nudo problemi strutturali che richiedono una rivisitazione del piano industriale. La tendenza all’incremento strutturale delle entrate da canone deve impegnare l’azienda a presentare un piano serio che razionalizzi le strutture per un equilibrio prospettico tra entrate e costi, anche con attenzione alla dinamica dell’occupazione che non penalizzi la capacità della Rai di essere attrattiva”.
L’incremento strutturale delle entrate da canone, ha sottolineato “deve impegnare innanzitutto il vertice dell’azienda a presentare un piano serio di riorganizzazione e rilancio della Rai che razionalizzi strutture e costi per assicurare un equilibrio prospettico tra entrate e uscite e garantisca una crescente e migliore capacità di offerta di competizione e anche una dinamica occupazionale che non penalizzi la capacità della Rai di continuare ad essere attrattiva, anche in futuro, di nuove competenze e talenti”.
“Questo porta – ha proseguito – alle questioni più ampie che si sono rese particolarmente evidenti in questi difficili mesi del 2020, che andranno affrontate con un serio impegno per accompagnare la Rai nella trasformazione digitale, preservando e valorizzando il suo ruolo di prima azienda culturale del Paese. Il mix di prodotto, le piattaforme di offerta vanno completamente ripensate sulla base delle opportunità di differenziazione che offre oggi la tecnologia e sulla base delle diverse modalità di fruizione dei contenuti che caratterizzano le nuove generazioni”.
“Anche l’informazione andrà ripensata”, ha specificato. “Oltre alla giusta esigenza di rappresentare in modo pluralistico tutte le opinioni e i punti di vista, anche quelli più critici, della politica italiana, occorre investire nella capacità di indagare e raccontare le grandi questioni del mondo che ci cambia intorno”. “Anche la missione di servizio pubblico va ripensata in questa ottica – ha affermato il ministro -, con più capacità di fare network con le altre grandi emittenti europee e gli altri grandi editori per raccontare e rappresentare le potenzialità e le attese dell’Italia e degli paesi europei uniti nella Ue. Se è vero che attraversiamo una fase di straordinari cambiamenti globali, non possiamo non pensare che la nostra più grande azienda culturale debba non solo risanarsi, ma mettersi al passo dei cambiamenti, accompagnarli, raccontarli e anzi anticiparli”.
“Se è vero che attraversiamo una fase di grandi cambiamenti mondiali non possiamo non pensare che la nostra più grande azienda culturale debba non solo risanarsi, ma mettersi al passo dei cambiamenti. Tutto questo sarà un compito da svolgere nel prossimo futuro e sarà la missione che vorremmo poter affidare al prossimo cda e ai nuovi vertici che si insedieranno entro le scadenze previste“, ha detto ancora Gualtieri.
Il rinnovo dei vertici Rai e del Cda sono “un’evidente scadenza giuridica ma anche un’opportunità, un’occasione per provare a voltare pagina e rilanciare l’azienda”, ha insistito, sottolineando che “questo non toglie da parte mia il doveroso riconoscimento e ringraziamento per l’azione svolta dall’ad” Fabrizio Salini. Ma, ha insistito, i problemi dell’azienda, non sono una questione “soggettiva e personale”. La scadenza del rinnovo “non è solamente un’ordinaria ricorrenza ma anche un’utile opportunità per cercare di affrontare in modo adeguato e efficace sfide e criticità evidenti”. Si tratta di “giudizi che sono fondati sulla valutazione dei fatti”.
“Non dobbiamo sprecare il tempo che resta all’attuale consiglio per iniziare a lavorare, avviando un confronto per un serio ripensamento dell’azienda e del suo modello organizzativo, discutendo anche sul modello di governance. Sarebbe opportuno lavorare su tre pilastri: un indirizzo parlamentare chiaro ed utile, organi sociali di alto profilo e infine un nuovo management individuato tra persone del più alto livello manageriale, che sia messo in condizioni di lavorare secondo le migliori prassi di autonomia e responsabilità manageriale“, ha concluso.
Commenti e reazioni
Il tema dei conti e del rinnovo della governance sono stati ripresi negli interventi successivi da parte dei commissari, a cominciare dal presidente della bicamerale, Alberto Barachini. “Accogliamo l’annuncio dell’incremento degli introiti da canone soprattutto perché va incontro anche a un allarme lanciato dalla Commisione e dall’ad, ma sollecitiamo che questo si accompagni a un piano di sviluppo, perché il galleggiamento è importante, ma è importante anche una discontinuità manageriale che porti l’azienda verso un futuro sicuro”, ha detto il parlamentare di Forza Italia. “Serve uno sforzo perché l’ulteriore esborso venga accompagnato da una reale contabilità separata tra il canone e la pubblicità. Questo è oggi solo in parte realizzato”.
Alberto Barachini (Foto ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

“L’audizione del ministro Gualteri ha per fortuna cancellato le voci su una possibile proroga dei vertici Rai. Serve però chiarezza sui conti della Rai”, le parole di Federico Fornaro di LeU, che ha chiesto “un nuovo modello di governance fondata sulla divisione tra i poteri di indirizzo e controllo da quello di gestione, perché quello del Cda con l’amministratore delegato ha fragorosamente fallito”.
Sulla stessa linea riguardo alla governance Rai, anche Davide Faraone di Italia VIva .”Bene la volontà del governo di sostenere e rafforzare la tv pubblica e l’impegno per una nuova governance di cui il servizio pubblico ha assoluto bisogno”, ha detto, secondo cui la Rai “ha avuto performance così negative sia in termini economici che di ascolti” che la proroga dell’attuale dirigenza “sarebbe incomprensibile”.
Sempre dalle file di Italia Viva,  Michele Anzaldi ha attaccato duramente i vertici di viale Mazzini. “Il ministro Gualtieri in commissione di Vigilanza ha decretato il totale fallimento di questi vertici della Rai”, ha detto chiedendo le dimissioni di ad e Cda. Anzaldi ha criticato l’arrivo di nuove nomine in Rai. “Tutto questo accade mentre le altre aziende editoriali sono costrette a tagliare”, ha detto, citando ad esempio la situazione del Gruppo Gedi. “Le altre aziende come Mediaset e La7, sono in attivo e fanno informazione rispettando il contratto di servizio. La Rai non ha più approfondimenti”, ha aggiunto.
“Condivido pienamente il punto politico individuato dal ministro nell’obiettivo di rimettere al centro la Rai e la sua funzione di servizio pubblico capace, nel rispetto dell’equilibrio economico e funzionario, di mettersi al passo del cambiamento che attraversa il Paese, accompagnarlo, guidarlo”, l’esordio della senatrice Valeria Fedeli capogruppo Pd in Vigilanza, che ha parlato di una sfida che “non solo necessita di una nuova governance ma anche di un nuovo modello di governance”.
“La soluzione del problema Rai sta nella riforma della governance, se non riusciamo a dotare l’azienda del servizio pubblico di una governance indipendente la Rai non uscirà mai dalle difficoltà in cui si trova da decenni”, il punto di vista del vicepresidente della commissione di Vigilanza Rai, Primo Di Nicola, del MoVimento 5 Stelle, che ha puntato il dito sull’ingerenza dei partiti. “Le critiche che vengono fatte dai rappresentanti delle parti politiche hanno determinato l’incapacità dell’azienda Rai di darsi autonomamente una politica industriale. Tutti i partiti hanno messo mano alle nomine. Serve una forte sollecitazione perché in prospettiva arrivi una riforma della governance, l’attuale gestione dominata dalla politica e dai partiti impediscono alla Rai di fare il proprio lavoro”. “Nonostante il piano industriale sia stato bloccato dall’emergenza Covid-19 ci sono state alcune iniziative come la direzione documentari e per il sociale particolarmente apprezzate. Segno di come ci possa essere un’azione organizzativa efficace da parte del management se può mettere in campo il piano industriale”, ha concluso.
Primo Di Nicola (Foto ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Toni più duri dalle forze di opposizione. “Oggi, a oltre un anno dal suo insediamento, il ministro Gualtieri ha di fatto dettato il nuovo piano industriale della Rai”, ha detto Massimiliano Capitanio della Lega, segretario della Vigilanza Rai, che ha chiesto più attenzione alle news locali e maggiori investimenti sullo sport.
Per Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e capogruppo Fi in commissione, l’audizione del ministro Gualtieri “certifica il chiaro fallimento dell’attuale gestione dei vertici di Viale Mazzini. L’azionista di maggioranza ha di fatto dichiarato quello che, dai banchi dell’opposizione, abbiamo sempre denunciato con forza tra cui la mancanza di un piano serio di organizzazione e rilancio dell’azienda pubblica”.
“Purtroppo però le parole chiare e nette del ministro Roberto Gualtieri non hanno avuto la conseguenza logica che ci saremmo aspettati. Il governo, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo, è infatti disposto a risanare i conti in rosso della Rai con i soldi pubblici. E’ sconvolgente che la cattiva gestione venga ‘premiata’ con ben 85 milioni di euro da destinare alle casse della Rai anziché utilizzarli per il taglio delle tasse. Il governo continua ad umiliare i cittadini che con grandi sforzi continuano a pagare il canone e che dall’inizio dell’emergenza sanitaria sono abbandonati a loro stessi. E’ necessario e non più procrastinabile procedere ad un ripensamento della governance della Rai per evitare che l’azienda culturale del Paese non venga sfigurata come il carrozzone che ci è stato descritto”.
“Siamo a sostegno del servizio pubblico radiotelevisivo: vanno aumentati i fondi per la RAI e istituito un Fondo ad hoc, anche per incentivare i contenuti, e garantito l’arrivo già in legge di bilancio dell’extragettito, che il ministro Gualtieri, per ora, ha annunciato”, hanno commentato i parlamentari di Fratelli d’Italia Federico Mollicone e Daniela Santanchè, allargando però il loro intervento sull’intero sistema dell’informazione.
“Il settore editoriale sta subendo gli effetti della contrazione economica derivanti dall’emergenza. L’intervento dell’esecutivo italiano è circa di 200 milioni: solo lo 0,2% sui 100 miliardi di scostamento. Perchè non è stato aumentato almeno fino a 500 milioni il Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, specialmente per i contributi diretti all’editoria, per la stampa periodica, la stampa quotidiana e il settore radiotelevisivo?”, hanno chiesto.
“Riteniamo che sia necessaria una riforma complessiva dell’architettura economica di sostegno all’informazione, data anche la generale trasformazione del sistema editoriale che l’emergenza sanitaria”.