Anche da Snapchat arriva il bando contro Trump ed è permanente. Lui: Tentativi di censura sbagliati e pericolosi

Condividi

Il presidente americano uscente Donald Trump è stato bandito permanentemente anche da Snapchat, dopo una iniziale sospensione.“Nell’interesse della sicurezza pubblica e in base ai suoi tentativi di diffondere disinformazione, discorsi d’odio e incitazioni alla violenza, che sono chiare violazioni della nostre linee guida, abbiamo preso la decisione di mettere fine permanentemente al suo account”, ha spiegato – come riporta Ansa – un portavoce dell’applicazione multimediale.

Donald Trump (Foto Ansa)

Cosa dice Trump – I tentativi di censura nei confronti dei “nostri concittadini sono sbagliati e pericolosi, un attacco senza precedenti alla libertà di parola”: lo afferma Donald Trump in un video di 5 minuti diffuso dopo la messa in stato d’accusa, riferendosi al bando da parte delle piattaforme social.

I patron di Twitter – Il fondatore e patron di Twitter, Jack Dorsey, considera la decisione di bandire il presidente americano uscente Donald Trump dalla piattaforma “quella giusta”, ma che costituisce comunque un “fallimento” e che “stabilisce un precedente pericoloso” nell’ambito del potere detenuto dalle grandi aziende.

È un “fallimento da parte nostra nel promuovere una sana conversazione”, ha twittato Dorsey in una serie di messaggi in cui riconsidera la decisione del social network di bandire a tempo indeterminato Trump per aver ha incoraggiato la violenza al Campidoglio americano. Questo tipo di misure “ci dividono. Limitano le possibilità di spiegare, di riscattarsi, di imparare”, ha continuato. “E crea un precedente che penso sia pericoloso: il potere che un individuo o un’azienda ha su parte della conversazione pubblica globale”.

Come riporta Ansa, Twitter era il principale strumento di comunicazione del tycoon, che lo utilizzava quotidianamente per raggiungere direttamente i suoi 88 milioni di follower. È stato anche sospeso da Facebook, Snapchat e Twitch. E per una settimana anche da YouTube. Ma la decisione di Twitter è di gran lunga la più iconica.

Dorsey sottolinea che l’equilibrio del potere è stato rispettato fintanto che “le persone potevano semplicemente rivolgersi a un altro servizio se le nostre regole e la nostra applicazione delle regole non le soddisfacevano”. Ma “questo concetto è stato messo in discussione la scorsa settimana quando anche diversi altri fornitori di strumenti internet essenziali hanno deciso di non ospitare ciò che ritenevano pericoloso”, ammette.