Notizie positive sul fronte Askanews, l’agenzia di stampa nazionale che fa capo a Luigi Abete in pesante crisi da tempo e che ha avviato una procedura di concordato preventivo a inizio 2019.

L’azienda, secondo quanto riferito dalla direzione alla redazione, ha incassato l’ok al piano di rientro (proposta concordataria) da parte del 70% dei creditori (e della maggioranza delle classi in cui sono stati ripartiti). Tecnicamente questa quota di adesione consente al commissario giudiziale di richiedere l’omologa del piano di rientro e rilancio dell’agenzia di stampa al Tribunale di Roma, ottenuta la quale scatteranno 3 anni di tempo per il risanamento. Come a dire che, fermo restando il rispetto del piano, per i circa 90 giornalisti dell’agenzia si apre un periodo di relativa tranquillità fino a metà del 2024. Non c’è da dimenticare infatti che il personale giornalistico di askanews sta pagando da tempo la crisi in atto, dapprima con un pesante taglio degli stipendi (dal 30 al 50%) e quindi con la sottoscrizione di contratti di lavoro part time (con riduzioni dal 13 al 46%). In base ad un accordo sindacale firmato in sede Fnsi a febbraio 2020 l’azienda si è impegnata a ridurre progressivamente il part time, in relazione alle uscite occupazionali, oltre ad una certa quota stabilita.
Il piano di rientro prevede risparmi sul costo del lavoro per 1,6 milioni l’anno e la vendita delle quote nelle partecipate (Internazionale, Base per altezza, InPiù) per 1,7 milioni oltre a un risparmio di 115mila euro per il trasferimento della sede in un edificio di proprietà dell’editore in via Prenestina.
La proposta concordataria prevederebbe il ristoro di quote tra il 16 e il 18% dei creditori chirografari, tra cui figurano anche l’Agenzia delle entrate, l’Inps (per i poligrafici e gli amministrativi), l’Inpgi (ma non per la parte relativa al Fondo previdenziale giornalistico). Sembra che Inpgi abbia ritenuto illegittimo il suo collocamento tra i creditori chirografari ed abbia annunciato opposizione.