“Non ho mai ricevuto tante querele, tante richieste di risarcimento danni, tante denunce ed esposti all’Agcom e al garante della privacy come in questo periodo. La politica e chi garantisce il sistema vorrebbe che l’informazione fosse la vetrina sulla politica, ma io credo debba essere la finestra sul potere e sulla politica. Devono esserci condizioni più idonee per svolgere il nostro ruolo di media cane da guardia della democrazia. Finché c’è un sistema che consente di non pagare nulla chi fa esposti o denunce ai giornalisti, io credo che la democrazia avrà un bavaglio per sempre”. E’ Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, a scattare con l’Adnkronos una foto sulla situazione del giornalismo in Italia.
“Il nostro editore di riferimento è il pubblico che paga il canone – evidenzia Ranucci -. Abbiamo sempre fatto le nostre inchieste basandoci su fatti, su testimonianze. Abbiamo sempre chiesto la contro-intervista chiedendo agli interlocutori di aiutarci a non sbagliare, ma la maggior parte pensa che fuggendo all’intervista ci impedisca di andare in onda. Ma sarebbe impedire al pubblico di conoscere. Siamo molto lontani dal raggiungere la trasparenza negli atti amministrativi. Io vedo poi che ci sono delle querele che scattano immediatamente quando sono fatte da politici. E io vengo chiamato addirittura sotto natale o Capodanno ad interrogatori su quello che abbiamo dichiarato. Finché c’è un sistema che non costa nulla a chi fa esposti, querele, richieste di risarcimento danni anche in liti temerarie io credo che – ribadisce – la democrazia avrà un bavaglio per sempre”.
“Io ho le spalle larghe della Rai, ho alle spalle un’azienda importantissima come la Rai con un ufficio legale straordinario che ci supporta, un direttore di rete e un ad che mi hanno sempre fatto sentire libero oltre che essere libero, ma – solleva un tema delicato Ranucci – quanti giornali locali o del web non hanno la possibilità di sostenere querele o richieste di risarcimento danni? E vengono mobbizzati addirittura perché denunciano quei politici locali che hanno poi le chiavi per le sponsorizzazioni attraverso le partecipazioni da dare a giornali e blog? Così li imbavagliano non dandogli più i soldi. Un mondo alla rovescia per l’informazione. In Europa, in Grecia, un giornalista di inchiesta, Giorgos Karaivaz, è stato ucciso lo scorso 9 aprile davanti alla propria abitazione ad Atene, nella culla della civiltà europea. E nessuno ne ha parlato in modo decente, come se fosse la cosa più normale del mondo.Non solo. Si è cominciato da un po’ di tempo a colpire tutti quei giornali e giornalisti non omologati, le voci che non sono nel coro”, denuncia infine Ranucci.
Porro, ‘inchieste sempre più difficili, querele uccidono stampa indipendente’
“E’ molto difficile in questo momento fare inchiesta, come nei momenti in cui c’è particolare bisogno di raccontare cose che non siano nel mainstream. Lo strumento delle querele è mostruoso perché anche se si ha la certezza di perdere la causa, si utilizzano a scopo intimidatorio”. Nicola Porro esprime la sua preoccupazione all’Adnkronos per la situazione attuale dell’informazione in Italia e fa esempi specifici. “Io ho un mio sito, nicolaporro.it, che è una testata giornalistica. Noi non siamo dei grandissimi editori e ogni querela ha un costo. Se poi – sottolinea – uno dei presunti offesi è un magistrato o una persona molto importante il rischio di dover pagare è maggiore. E questo è un grandissimo freno ai nostri tasti. Per giunta ora anche i giornalisti hanno cominciato a querelare i giornalisti. Più in generale il problema tocca in modo particolare i siti e gli editori più piccoli e quindi più autonomi e più indipendenti che – evidenzia Porro – saranno condannati alla morte perché dalle liti, anche se temerarie, bisogna comunque difendersi e sostenerne i costi”. “Il modo migliore per cambiare questa situazione non lo conosco, certamente aiuterebbe un provvedimento sulle liti temerarie. Ma la domanda è – rimarca – come è possibile che i giornalisti rischino di pagare risarcimenti milionari per diffamazione e con possibili risvolti penali, mentre i cittadini condannati ad una ingiusta detenzione ricevano dallo Stato (e non tra l’altro dal magistrato che ha sbagliato) risarcimenti ridicoli?”.
Mario Giordano, ‘con rischio querele sempre più difficile fare inchiesta’
“Ci stiamo abituando sempre di più al fastidio delle domande e al racconto delle cose. Io credo che quella delle querele intimidatorie sia una questione serissima in questo momento: sono tanti anni che faccio questo mestiere, lo amo con tutte le mie forze ma sono sinceramente preoccupato della possibilità di continuare a farlo nel modo in cui ritengo sia doveroso e utile farlo”. Ad affermarlo all’Adnkronos è Mario Giordano, facendo un’analisi sul crescente rischio querele nell’ambito delle inchieste giornalistiche ‘scomode’. “Mi fa molta paura il giornalismo del comunicato stampa -sottolinea- Siccome abbiamo visto ahimè sempre di più, con le vicende grandi della pandemia che stiamo vivendo, che molto spesso dietro i comunicati stampa si nascondono delle verità farlocche, io credo che il lavoro del giornalista sia quello di andare a guardare dietro ed esercitare l’arte suprema del dubbio. Ecco, questo viene percepito come se tu fossi inopportuno. No: quello è il nostro mestiere”. Oggi, secondo il direttore Mediaset, di fronte ad un’inchiesta scomoda si taglia corto: “Ti querelo, anzi spesso ti faccio una causa civile con richiesta di risarcimento danni esorbitante, così ti blocco la possibilità di fare il tuo mestiere. Così non si può. Per i comunicati bastano i bollettini ufficiali, non c’è bisogno dei giornali e del giornalismo”.
E sul grido d’allarme odierno del direttore del ‘Riformista’ Piero Sansonetti, che oggi denuncia sul suo giornale numerose querele e tentativi di querele da parte di magistrati, il conduttore di ‘Fuori dal Coro’ incalza: “Ha ragione, ormai è diffuso l’uso della querela a scopo intimidatorio, solidarietà totale a lui perché il suo è un giornale che ha delle idee, fa delle domande, solleva delle questioni importanti che aiutano tutti. Anche quelli che non la pensano come lui, come me, che non sono quasi mai d’accordo con lui”, dice Giordano.
Sansonetti, ‘partito Pm vuole chiudere ‘Il Riformista’ e Odg gli dà manforte’
”Da quando dirigo il ‘Riformista’ ho ricevuto più di venti tra querele e azioni civili contro di me e contro il giornale. Tutte da magistrati. Soprattutto da magistrati o ex magistrati importanti. Mi chiedo: questo accerchiamento è un tentativo di chiudere il Riformista? Di metterlo in condizioni di dover tacere?”. E’ quanto denuncia il direttore de ‘Il Riformista’ Piero Sansonetti in un articolo pubblicato oggi sul quotidiano da lui diretto e che porta la sua firma. “Venti procedimenti giudiziari, dei quali almeno un terzo penali e dunque con la possibilità di essere ripetutamente condannato al carcere, sono tanti. Specialmente per la circostanza, nota, che è difficilissimo che un magistrato perda un processo. Se ti querela un politico, stai tranquillo: perderà e dovrà anche risarcire. Se ti querela un magistrato hai già perso”. ”’Il Riformista’, lo sa chiunque ormai -spiega Sansonetti- è quasi l’unico giornale che da un anno e mezzo combatte senza riguardi una lotta a viso aperto contro le sopraffazioni della magistratura, contro le illegalità, contro l’orgia del potere dei Pm. E denuncia l’esistenza del partito dei Pm, quello descritto piuttosto bene nel libro di Luca Palamara che, in passato, ne è stato uno dei capi. devo pensare che il partito dei Pm, stressato dal caso Palamara (praticamente ignorato dalla grande stampa) si sente in pericolo solo per la voce flebile di questo piccolo quotidiano? Pensa di non potersi permettere che esista un giornale che continua a protestare, e intende adoperarsi per farlo chiudere?”.
”Quel che mi colpisce è che di fronte a questa ipotesi non succede quello che si potrebbe immaginare: che l’ordine dei giornalisti, o il sindacato, intervenga a difesa della libertà di stampa. Succede il contrario: l’ordine dei giornalisti dichiara in modo esplicito che sta dalla parte dei magistrati. Come nelle peggiori favole dei fratelli Grimm. Riusciranno a farci tacere? Non credo”. conclude l’articolo di Sansonetti su ‘Il Riformista’.

Verna (Odg), ‘da Sansonetti ragionamento complottismo sfida il ridicolo’
”Sansonetti pensa che io sia nell’ufficio accanto a quello del suo editore a ricevere le sue querele, che debba essere difeso preventivamente e che non deve essere sanzionato dal Consiglio Disciplinare del Lazio che non dipende da me? E’ un ragionamento di complottismo che sfida il ridicolo”. Così il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti Carlo Verna attraverso l’Adnkronos risponde al direttore de ‘Il Riformista’ Piero Sansonetti che in un articolo uscito oggi sul quotidiano da lui diretto dal titolo ‘Il partito dei Pm vuole chiuderci, l’Ordine dei giornalisti gli dà manforte”, scrive di aver ricevuto ”più di venti tra querele e azioni civili contro di me e contro il giornale. Tutte da magistrati. Soprattutto da magistrati o ex magistrati importanti”, e si chiede se ”questo accerchiamento” sia un tentativo di chiudere ‘Il Riformista” accusando l’Ordine dei giornalisti e il sindacato di non intervenire a difesa della libertà di stampa e di essere dichiaratamente dalla parte dei magistrati. ”La battaglia che fa l’Odg è contro le ‘querele temerarie’ -sottolinea- che è una cosa completamente diversa. Dai processi non si fugge, ci si difende. Il magistrato deve essere sanzionato nel momento in cui si ravvisa la temerarietà dell’iniziativa giudiziaria. Se lui (Sansonetti, ndr) parla di complotto sfida il ridicolo e dimostra una mancanza completa conoscenza dei meccanismi ordinistici perché cita il collegio di disciplina del Lazio e lo mette in relazione con il resto”.
”I Pm hanno un’azione obbligatoria nel momento in cui c’è un reato e io quando si tratta di difendere la libertà di stampa -spiega Verna- come è accaduto di fronte a fatti come Trapani, Locri e Ancona. Quando si tratta di difendere i diritti dei giornalisti noi siamo sempre scesi in campo ma Sansonetti non può pensare che io sappia delle querele che lui riceve e che l’Ordine dei giornalisti intervenga preventivamente su chi querela. Querelare non è un reato anzi ritengo che in certi casi si debba fare perché io difendo il buon giornalismo perché quando il giornalismo non è buono ci può stare anche la querela”.”Dove vede che noi siamo dalla parte dei magistrati se io proprio ieri ho parlato sul tema della riservatezza delle fonti giornalistiche -ricorda Verna- un’emergenza che dovrà essere al centro in Italia della giornata internazionale per la libertà di stampa? Ieri ho detto che le pronunce della Core di Strasburgo sembrano delle proposte culturali e che le violazioni dei principi riconosciuti dalla Corte europea dei diritti umani si ripetono come è accaduto con le intercettazioni a Locri, Trapani e Ancona”.
”Per la prima volta nella storia dell’Odg ci siamo costituiti anche in Corte Costituzionale per abolire il carcere ai giornalisti (per il reato di diffamazione a mezzo stampa, ndr) -prosegue il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti con l’Adnkronos – Nel momento in cui il Tribunale di Bari e di Salerno, d’ufficio, hanno avanzato la questione della legittimità costituzionale del carcere ai giornalisti noi ci siamo costituiti davanti alla Corte Costituzionale”, ribadisce. ”Chi ha sbagliato deve pagare -conclude. io posso intervenire solo in un caso clamoroso ma non per ogni querela normale dove uno si ritiene diffamato. Resto basito dal pezzo di Sansonetti”.