“Progetto sospeso, da rimodellare date le circostanze” dice il comunicato ufficiale di Super League, arrivato nella notte.
Nell’arco di 48 ore, quindi, la rivoluzione del calcio continentale è terminata. “Siamo convinti che la nostra proposta sia pienamente allineata alla legge e ai regolamenti europei. Date le circostanze attuali, riconsidereremo i passaggi più appropriati per rimodellare il progetto” scrivono ufficialmente i club ‘separatisti’ rimasti teoricamente ancora in campo. Ma la loro posizione suona quasi come tragicomica.
La potente scossa tellurica con movimento sussultorio e ondulatorio del massimo grado della scala, non ha buttato giù il sistema. E di super c’è stata, quindi – se non ci saranno altre clamorose sorprese, altre scosse forti più avanti – solamente la velocità con cui il progetto si è sfaldato. Annunciato a cavallo delle 24.00 nella notte tra domenica e lunedì, è franato alla stessa ora, tra martedì e mercoledì.
Tragicamente fuori fase anche il piano comunicativo che era stato previsto ed allestito. Florentino Perez, presidente del Real Madrid e di Super League, doveva parlare alla sera in una delle più importanti radio spagnole, Cadena Ser. Mentre Andrea Agnelli, vicepresidente della nuova entità e della Juventus, aveva realizzato due lunghe interviste di spiegazione del senso dell’operazione e della prospettiva che si apriva per il calcio italiano e internazionale, una a Repubblica e l’altra al Corriere dello Sport (con la contrapposizione di Gazzetta e del Corsera e in genere del mondo Cairo, testate spagnole Rcs comprese, sempre più verbalmente violenta e velenosa).
Ma gli inglesi li hanno mollati nel guado. Bombardati dal governo, istituzioni del calcio, giocatori, allenatori e tifosi, a lasciare sono stati i sei club della Premier League. Primo a dichiararsi pentito il Manchester City, squadra di proprietà degli emiri del Qatar (in ‘debito’ con Fifa e Uefa per l’assegnazione dei Mondiali del 2022) e del coach Pepe Guardiola, che non si era preoccupato di tenere segreto il proprio dissenso. Come del resto aveva fatto il trainer del Liverpool, Jurgen Klopp assieme a tutta la squadra dei red. Mentre il Chelsea, in campo contro il Brighton, e in ritardo sugli altri team Uk (Tottenham e Arsenal, come City, Manchester United hanno chiesto ‘scusa’ al sistema e ai propri fan prima delle 24.00) a lasciare l’iniziativa, era stato contestato durante il match.
La diretta minuto per minuto di tutto quanto stava avvenendo l’ha fatta SkySport24, che ha schierato il direttore Federico Ferri e ingenti forze sulla cronaca in evoluzione. Attivando sinergie con Sky UK e ospitando il commento del direttore di Marca, che ha seguito il fronte spagnolo caldissimo e decisivo della vicenda, Juan Ignacio Gallardo. ‘Super Ridiculo’: Gallardo ha rititolato in diretta la prima pagina del quotidiano sportivo del gruppo Rcs.
Il direttore di Marca ha pre raccontato della lunga riunione multimediale dei ‘soci’ della Super League prima dell’ora di cena, che non è servita a fermare la frana. E questo nonostante in giornata fosse arrivata la sentenza del Tribunale spagnolo che depotenziava le minacce di sanzione dell’Uefa, preannunciate dal presidente Aleksander Ceferin: esclusioni dalle competizioni e ostracismo esteso anche ai giocatori, in forme che sarebbero state definite nel dettaglio nel prossimo comitato esecutivo dell’associazione programmato per venerdì. Ceferin e l’Uefa però – come avevano promesso – erano pronti a riprendere in seno i resipiscenti. E hanno riaccolto benevolmente nell’associazione i club che tra ieri sera e ieri notte hanno dichiarato di avere sbagliato. In tema italiane, si è diffusa intorno all’una di notte prima la notizia dell’uscita del Milan (non confermata) e poi quella dell’Inter dal progetto. Rimangono teoricamente dentro Superleague in cinque, le tre spagnole e due italiane. Ma viene data come precaria anche la convinzione dell’Atletico Madrid, mentre il Barcellona ha affidato ad un voto dei soci la decisione finale. Ed è chiaro che la situazione rimarrà comunque molto diversa per il promotore del progetto, Florentino Perez, e per Andrea Agnelli, ex presidente di Eca e suo vice.