Rcs-Blackstone. Chiuso il lodo su via Solferino: il palazzo valeva 33 milioni in più

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Si chiude dopo due anni e mezzo davanti alla Camera arbitrale di Milano il lodo definitivo sul contenzioso tra Rcs e Blackstone relativo alla vendita del palazzo di via Solferino, sede del «Corriere della Sera», al gruppo americano nel 2013.

via solferino

Secondo il perito d’ufficio l’immobile «aveva un valore ben superiore per 33 milioni (27,5% in più), ovvero 153 milioni di euro, rispetto al prezzo cui è stato acquistato (120 milioni, ndr), anche se il lodo non considera tale sproporzione di sufficiente rilevanza».
Secondo gli arbitri «Rcs non ha agito in modo scorretto e tantomeno temerario».

Un lodo che – si legge nella nota Rcs – rinsalda, come già quello parziale dello scorso anno, la posizione di Rcs innanzi alla Supreme Court of the State of New York «ove i procedimenti intentati dalle controparti sono sospesi». Dopo che il Lodo parziale aveva accertato all’unanimità la competenza del Tribunale Arbitrale a decidere le domande delle parti, il Lodo definitivo, si legge nella nota del gruppo guidato da Urbano Cairo dal 2016, «sulla base dell’accordo di due soli arbitri e con articolata e motivata opinione dissenziente del terzo, ha ritenuto di non accogliere né le domande risarcitorie di Rcs, né quella di Kryalos», società che fa capo a Blackstone.

Rcs, si legge ancora, «fermo restando che non condivide il giudizio dei due arbitri e che si riserva ogni valutazione e ogni diritto, sottolinea che anche dalle motivazioni del Lodo non emerge alcuna scorrettezza o mala fede di Rcs, che viceversa ha agito per la doverosa tutela del patrimonio sociale, leso dal significativo differenziale di valore con cui nel 2013 è stato venduto l’immobile».

Il Lodo, pur riconoscendo che la situazione economica e finanziaria in cui Rcs si trovava al momento della vendita – cessione effettuata dal precedente consiglio di amministrazione – ha influito sulle sue scelte, ha concluso che, «sia pure in un contesto non privo di ambiguità e incertezze», non sono emersi elementi tali da configurare con certezza l’esistenza di un fenomeno rilevante ai sensi dell’art. 644, comma 3 del codice penale (la legge che salvaguarda chi cede beni a prezzi inferiori al mercato essendo in condizioni di evidente necessità conosciuta dall’acquirente). Tra l’altro, si afferma che la difficoltà prevista da tale norma richiederebbe anche una significativa limitazione della capacità negoziale (requisito invero non richiesto dalla norma). Il Lodo dispone la compensazione delle spese di lite escludendo che Rcs abbia agito in modo temerario o anche solo scorretto.

La vicenda della vendita dopo 109 anni della sede storica del «Corriere» è stata oggetto di molte contestazioni. Il prezzo di vendita fu ritenuto troppo basso anche in considerazione del canone d’affitto poi applicato da Blackstone di circa 10,3 milioni annui.

Alcuni dettagli del caso Rcs Blackstone dalla cronaca di Repubblica sulla sentenza del lodo.

Su come è finito il lodo arbitrale definitivo tra Rcs e il fondo americano Blackstone, Repubblica pubblica qualche dettaglio interessante che vale la pena di riprendere. “…arrivato ieri sera, «deliberato a maggioranza» con il voto favorevole del presidente del collegio arbitrale Renato Rordorf e di Vincenzo Mariconda e quello contrario di Vincenzo Roppo, ha respinto tutte le richieste risarcitorie di Rcs. La quale aveva accusato di usura Blackstone e chiesto l’annullamento dei contratti e la restituzione dell’immobile, che un perito ha valutato 153 milioni, contro i 120 oggetto del contratto di compravendita. Nel suo dispositivo il Tribunale Arbitrale spiega che tutte «le considerazioni svolte non hanno posto in luce altro se non lo svolgersi di una trattativa commerciale tra soggetti in bonis» e «senza che sia emersa la prova di alcuna indebita pressione operata sulla controparte»”.
Il dispositivo del Tribunale sottolinea che «non è dato ravvisare nel comportamento di Blackstone nulla che appaia indiscutibilmente contrario ai doveri di correttezza e buona fede». E conclude che «le domande di risarcimento del danno proposte da Rcs sul presupposto che la controparte abbia tenuto un comportamento qualificabile come usuraio o abbia comunque violato i doveri di correttezza e buona fede nella trattativa e nella conclusione dei contratti dei quali si è discusso non possono essere accolte» .
Repubblica scrive che “Finiscono così tre anni di battaglie legali che hanno visto Urbano Cairo, gestore e principale azionista di Rcs rappresentato dallo studio BonelliErede. Blackstone, invece, si è stato assistito dello studio Gatti, Pavesi, Bianchi, Ludovici. Resta però aperta la possibilità di un secondo round di cause a New York, dove Blackstone fin dal principio ha denunciato Rcs per avergli fatto sfumare la vendita dell’immobile di via Solferino ad Allianz per un valore che nel 2018 si diceva essere pari a 240 milioni. Il giudice newyorchese aveva sospeso il procedimento in attesa che si concludesse il lodo arbitrale italiano. Ora che questo è arrivato, secondo fonti vicine al fondo americano, è molto probabile che possa riprendere il giudizio dinanzi alla Supreme Court di New York. Nella sua denuncia iniziale Blackstone aveva agito sia contro la casa editrice italiana, chiedendo 300 milioni di risarcimento, sia personalmente contro Cairo, con la richiesta di altri 300 milioni. L’assemblea di Rcs aveva però sollevato Cairo da qualsiasi responsabilità”.