L’uomo e la macchina, in Cattolica si dibatte sull’intelligenza artificiale con il ministro Cingolani

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Non sarà la macchina il nostro ‘nemico’: il pericolo vero è chi i dati di quella macchina li possiede e li può gestire.

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è intervenuto ieri in chiusura di un incontro organizzato da Università Cattolica e Consulta scientifica del Cortile dei gentili, con il Museo della Scienza e della tecnologia di Milano.
Il tema erano appunto le macchine, o meglio l’uomo del futuro. Gli studiosi si sono così cimentati sul titolo ‘Post umano, sovrumano o semplicemente umano’, con interventi e una tavola rotonda. Da remoto, interviene subito monsignor Gianfranco Ravasi, sottolineando come “l’uomo non è mai un circolo chiuso in se stesso, ma la cellula di un organismo maggiore: ego sum, ego cum”. Ossia: io esisto solo nel rapporto con gli altri.
Lungo questa direttrice di condivisione si sono poi dipanate le riflessioni dell’incontro. Ribadendo, più o meno tutti, che la macchina può sommare competenze ma non sostituire il nodo di relazioni che caratterizza lo scarto dell’umano. Il ‘semplicemente umano’ del titolo non è quindi riduttivo, ma indica una caratteristica imprescindibile anche in un mondo robotizzato.

Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica

“L’intelligenza artificiale è uno dei migliori ausili creati dall’uomo – argomenta Giuliano Amato, oggi presidente della Consulta scientifica del Cortile dei gentili e vicepresidente della Corte costituzionale – per migliorare la vita e la conoscenza. Ma noi possiamo far decidere l’algoritmo solo in base ai precedenti. AI ha conoscenza cioè del passato in base alle informazioni che le sono state date, un po’ come l’economista, secondo noi giuristi, mentre il futuro può dipendere solo dalle interazioni umane. E l’uomo deve mantenere la responsabilità della scelta“.
Preziosissima in campo medico (basti pensare alla chirurgia da remoto, ma anche alle potenzialità della sanità virtuale), nella soluzione di calcoli complessi, nelle nostre attività quotidiane che ormai non ne possono prescindere, la tecnologia – ribadiscono tutti gli interventi – non è sostitutiva dell’uomo.

Giuliano Amato

Coordinati dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, sul tema intervengono Paolo Benanti, docente di Teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana, Laura Palazzani, vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica, Silvano Petrosino, docente di Filosofia teoretica alla Cattolica, e la pro rettrice Antonella Sciarrone Alibrandi.
Si dibatte dei rischi di un potenziamento della macchina tale da portare alla creazione di corpi robotici che genererebbero però un depotenziamento della creatività umana (Palazzani), di “supereroi con super limiti” (tale sarebbe l’AI, come il computer Hal di ‘2001: Odissea nello spazio’, che provoca la distruzione) secondo Petrosino, di limiti della macchina intrinseci o decisi dal suo creatore (Benanti), di regole anche in sede di giustizia (Sciarrone Alibrandi).

R. Cingolani, L. Fontana

Infine, la parola passa a Cingolani, forte dell’esperienza in Leonardo e della precedente carica di direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova. “Non è la macchina che deve decidere, c’è sempre un pulsante che la può accendere o spegnere”, dice il ministro. Ed è per questo – ma anche perché al momento un robot che funzioni esattamente come un singolo corpo umano occuperebbe uno spazio enorme e consumerebbe un’energia impensabile – che non è dell’intelligenza artificiale che si dovrebbe avere paura, ma dell’uomo che vi immette i dati.

Cingolani fa l’esempio dell’auto che si guida da sola: gli algoritmi risolvono in tempo reale i problemi che si pongono sulla strada, e lo fanno in base alle informazioni ricevute. Ma la decisione di chi salvare in caso di incidente deve dipendere dall’uomo, dalle sue scelte umane e affettive, non solo dalla possibilità di minore danno: se alla macchina fosse stato ‘insegnato’ che il danno minore è preservare la carrozzeria anziché la vita di mio figlio?
La trasformazione digitale d’altra parte “è uno dei 6 pilastri del Recovery Plan” . E sarà preziosa anche per l’ecologia, sottolinea il ministro. Per esempio, nel caso dello smart grid, per gestire il mix energetico discontinuo (impianti eolici, solari), “ambito in cui saranno investiti 4 miliardi”.

Roberto Cingolani