“Signora Presidente del Senato, Autorità, Signore e Signori, il tradizionale appuntamento con la relazione dell’Autorità cade quest’anno in un momento cruciale per l’Unione Europea, all’indomani di una crisi pandemica che ha aperto una fase nuova nella vita delle istituzioni e dei cittadini europei. Con l’adozione del Next Generation EU, l’Europa ha dimostrato una grande capacità di ripensare sé stessa, compiendo un deciso salto qualitativo nella condivisione delle risposte alla crisi economica”. Inizia così la relazione del presidente dell’Antitrust Roberto Rusticchelli, tenuta questa mattina al Senato, davanti a rappresentanti di parlamentari e istituzioni schierate. Un interessante documento che affronta in maniera decisa i temi di fondo del sistema dell’economia italiana, in cui tlc, internet, ecommerce giocano un ruolo sempre più centrale.

Lo si capisce subito, a partire dal punto 2 della relazione, che riguarda infatti ‘La necessità di rafforzare la competizione e l’equità nei mercati digitali’. Nel mercato unico europeo, spiega la relazione, “le piattaforme digitali sono ormai divenute uno snodo fondamentale per gli utenti commerciali che intendono raggiungere i consumatori online e alcune di esse sono arrivate a godere di un potere di mercato consolidato e duraturo, che conferisce loro la facoltà di agire slealmente nei confronti dei soggetti che con esse si interfacciano”. Rustichelli sottolinea dunque come “la concorrenza ne risulta spesso compromessa e, di conseguenza, i servizi innovativi generati dai concorrenti commerciali delle piattaforme potrebbero non giungere al consumatore, o il processo di accesso agli stessi da parte dei consumatori potrebbe essere rallentato, con conseguenze negative sul benessere individuale e collettivo”.
VIDEO CON LA SINTESI DELL’INTERVENTO DI RUSTICHELLI
[videojs youtube=”https://www.youtube.com/watch?v=5AtMs9ZZgvI”]
Il digitale non è un settore ma una tecnologia che pervade tutta l’economia
Secondo Rustichelli è “apprezzabile l’iniziativa assunta dalla Commissione Europea nel dicembre 2020 con le proposte del Digital Markets Act e del Digital Services Act”, riconoscendo che “di fronte a monopoli dai tratti così inediti e non sempre agevolmente contrastabili con i tradizionali strumenti antitrust, è positivo che si apra lo spazio della regolazione, terreno sul quale l’Europa ha alle spalle una importante tradizione”.

Il presidente punta però il dito su come “l’attuale testo del DMA ( Digital markets act) presenta ampi spazi di miglioramento e, a tal fine, l’Autorità ha evidenziato numerose criticità”. Quali? “Innanzitutto, il digitale non è un settore ma una tecnologia che pervade tutta l’economia, per cui è discutibile un approccio one size fits all, con l’introduzione di regole uguali per tutti, di fronte a modelli di business molto diversi”. Inoltre, continua il presidente, “la nuova disciplina privilegia un modello di enforcement centralistico, imperniato sulla competenza esclusiva della Commissione”. “Un grave errore”, va giù duro Rustichelli, che difende il ruolo delle Autorità nazionali di concorrenza con riferimento ai mercati digitali, e spiega: “l’auspicio è che si possa approdare ad una soluzione in grado di rafforzare realmente la competizione e l’equità nei mercati digitali, al contempo valorizzando l’esperienza accumulata dalle Autorità nazionali di concorrenza che, diversamente da quanto avvenuto oltreoceano, hanno per prime intuito e contrastato i comportamenti sleali delle piattaforme, cogliendone la pericolosità, per il buon funzionamento del mercato e per i diritti dei consumatori”.
La relazione svela un cambio di passo dell’ Autorità nell’orientare la propria azione verso misure di tipo conciliativo, “attraverso moral suasion e impegni, che hanno anche comportato un effetto deflattivo del contenzioso”, ha sottolineato il presidente.
Velocizzare gli investimenti nelle infrastrutture per la transizione digitale e sanzioni
Forte l’orientamento a vigilare per “contribuire con ogni strumento possibile a velocizzare gli investimenti nelle infrastrutture per la transizione digitale”, anche intervenendo nei confronti di operatori – Tim, citato come “un primario operatore di telefonia”– per “una condotta abusiva volta ad ostacolare lo sviluppo in senso concorrenziale degli investimenti in infrastrutture di rete a banda ultra-larga, irrogando una sanzione pari a oltre 116 milioni di euro. La condotta in questione è risultata idonea a ritardare lo sviluppo della fibra nella sua forma più innovativa, ovvero l’FTTH, proprio nelle aree dove, in assenza di sussidi, il mercato non realizzerebbe l’infrastrutturazione innovativa, con grave pregiudizio al processo di digitalizzazione del Paese”, è scritto nella relazione, che segnala anche “le criticità legate allo sviluppo della banda larga, suggerendo di eliminare le restrizioni non necessarie all’installazione degli impianti di telefonia mobile, di individuare i criteri di assegnazione delle frequenze in maniera trasparente, chiaramente definita e non discriminatoria, in modo da agevolare la programmazione degli investimenti da parte degli operatori, nonché di stimolare anche il lato della domanda”.

Rustichelli elenca le sanzioni comminate dall’Antitrust, come quella toccata a Google, 102 milioni di euro, per un abuso di posizione dominante per non aver consentito “l’interoperabilità dell’app JuicePass di Enel X Italia con il sistema Android Auto, una specifica funzionalità di Android che permette di utilizzare in sicurezza le app quando l’utente è alla guida”.
Confermata l’attenzione per i mercati digitali, “resi ancora più centrali alla luce dei nuovi modelli di consumo e di produzione imposti dalla pandemia”. Sotto esame ancora Google “per un presunto abuso di posizione dominante per l’uso discriminatorio della mole di dati raccolti attraverso le proprie applicazioni, che impedirebbe ai concorrenti di competere in modo efficace nel mercato della pubblicità online”.
Sotto tiro per posizione dominante anche Amazon, “nell’ambito della fornitura ai venditori terzi dei servizi di intermediazione per la compravendita di beni e servizi sulla piattaforma Amazon.it, nonché dei servizi di logistica”; e istruttoria su Amazon per Apple su una presunta intesa restrittiva della concorrenza, volta ad escludere dal marketplace di Amazon i rivenditori di elettronica che commercializzano legittimamente i marchi Apple e Beats”.
La pandemia chiusi 64 siti internet di farmacie illegali
Il capitolo che riguarda i consumatori chiude la relazione del presidente dell’Antitrust e rende conto del lavoro svolto durante la pandemia sul commercio online, “fortemente cresciuto anche a seguito dell’emergenza sanitaria e dei connessi lockdown”.
Interventi hanno riguardato “comportamenti scorretti e ingannevoli sulle modalità di commercializzazione dei prodotti igienizzanti e delle mascherine, nonché la vendita di farmaci dalle false proprietà antivirali e di test per l’autodiagnosi del contagio”. Ma non solo “promozione e commercializzazione online e su marketplace di prodotti per prevenire, diagnosticare o contrastare il virus “in assenza di qualsivoglia riscontro scientifico e, in alcuni casi, suscettibili di mettere in pericolo anche la salute dei consumatori”.
L’azione dell’Autorità “ha portato all’individuazione e al conseguente oscuramento di 64 siti internet riconducibili a farmacie illegali che pubblicizzavano la vendita di farmaci assertivamente efficaci contro il Covid-19”, obbligando le principali piattaforme e-commerce attive in Italia a procedere al controllo di circa 60 milioni di offerte di prodotti igienizzanti, mascherine e test Covid-19, nonché alla rimozione di oltre 400 mila offerte per claim ingannevoli e/o prezzi eccessivi”. Numeri enormi a dimostrazione di quanti sciagurati ci sono in giro da cui difendersi.
“Troppo spesso, conclude, in nome di una malintesa cultura della legalità, ci si affida alla formulazione di nuove regole come argine rispetto al rischio di comportamenti illeciti. In realtà, l’elefantiasi normativa si traduce in una moltiplicazione dei luoghi e delle occasioni di corruzione. Il mercato necessita di poche regole, chiare e proporzionate”.