Punti chiave
- Internet tra virus e virale
- Quali tv vincono?
- Boom smartphone e social
- Radio sempre più ibrida
“La pandemia è stato uno straordinario, imprevisto acceleratore del paradigma biomediatico che prefigura l’alba di una nuova transizione digitale che adesso coinvolge anche coloro che ne erano rimasti ai margini” si legge nel nuovo Rapporto Censis sulla comunicazione dal titolo ‘I media dopo la pandemia’ che fotografa un grande balzo di modernità nel rapporto tra gli italiani e il sistema dei media. Il rapporto è stato presentato ieri nella sede del Cnel a Roma dal direttore generale del Censis Massimiliano Valerii con le conclusioni del presidente Giuseppe De Rita,
Rapporto Censis ‘I media dopo la pandemia’
CENSIS_2021-1Quali sono gli effetti della pandemia sui sistema dei media? come è cambiata la dieta mediatica degli italiani dopo il Covid? Cresce ancora la tv, ma gli italiani sono più che mai digitali, sempre più collegati con internet, sugli smartphone e sui social.
Vincono le tv più tradizionali e le tv più innovative. La fruizione della televisione ha visto nell’anno in corso un incremento significativo per il combinato disposto dell’aumento dei telespettatori della tv tradizionali col digitale terrestre a +0,5% e a +0,5 lla tv satellitare con il boom della tv via internet (web tv e smart tv a +7,4%), per non parlare della mobile tv che nel 2007 era fruita dall’ ’1% degli italiani e oggi è fruita dal 33,4%.
Impennata di internet, smartphone e social network. Gli italiani sono sempre più collegati ad Internet (83,5%), sono sempre più social (76,6%) mentre l’utilizzo degli smartphone salito all’ l’83,3% vede una crescita record del 7,6%. Quanto ai social il 76,5% dei più giovani usano Instagram, il 36,8% Spotify e il 34,5% Tik Tok.
Ma la pandemia ha accorciato le distanze generazionali e web e social non sono più appannaggio solo dei giovani se ormai il 51,4% degli over 65 è on line e il 47,7% frequenta i social media.
La radio sempre più ibridata con internet. Calano di due punti i radioascoltatori(79,6% degli italiani) ma cresce l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il Pc (20,2% degli italiani) e attraverso lo smartphone (23,8%). E, piccolo cameo, aumentano i lettori dei libri (43.6% degli italiani).
Ma se la pandemia ha rivelato il bello del mondo connesso cosa resterà alla fine dello stato di emergenza? “La pandemia è stata una accelerazione fortissima di tutti i mezzi tranne la carta stampata, e, man mano che ci allontaniamo dall’emergenza, quasi come un setaccio andremo a rimisurare cosa rimane sul terreno”.
“Alcuni cambiamenti sono irreversibili: almeno un terzo dei lavoratori che hanno sperimentato il lavoro da remoto non vogliono fare un passo indietro e tante riunioni che si facevano in presenza verranno ancora svolte utilizzando le piattaforme per la video conferenza”. Internet uber alles? “Si il digitale è stato fondamentale perché ci è servito a spezzare l’assedio ma c’è quel dato indicativo di oltre la metà degli italiani che dice che questa grande abbuffata provoca stanchezza. Per questo abbiamo intitolato un capitolo ‘ il bello e il brutto di Internet’ perché da una parte ci è servito a essere meno isolati ma ne conosciamo anche i risvolti negativi sia con le fake news sia con la continua stimolazione dei feed che provocano stanchezza. Quindi è un bilancio tra luci e ombre: Internet per certe cose è indispensabile ma per altre bisogna farne un uso equilibrato”.
Massimiliano Valerii