Arriva l’intesa sui nomi per guidare le news del servizio pubblico. Per Tg1, Tg3 e Rai Sport l’ad Fuortes punta su tre donne
Il 18 novembre, sul tavolo del Cda Rai approdano le nomine per l’informazione. Il tema, già di per sè delicato, ora assume una rilevanza particolare considerando il quadro politico e l’avvicinarsi delle elezioni del Capo dello Stato.
Ecco i nomi su cui si è trovata la quadra e che devono ottonere l’approvazione in Cda con la maggioranza dei due terzi. Monica Maggioni per il Tg1, Simona Sala al Tg3, con Mario Orfeo verso la direzione Approfondimento.
Conferme sono arrivate per Gennaro Sangiuliano al Tg2 e Alessandro Casarin alla Tgr.
Alla Gr Radio e Radio Uno al posto di Sala Andrea Vianello che lascerebbe il posto a Rainews a Paolo Petrecca. A Raisport l’indicazione dell’ad è Alessandra De Stefano al posto di Auro Bulbarelli.
Invito respinto dai consiglieri Rai
Ma a infervorare la vigilia, l’indiscrezione dell’AdnKronos secondo cui ci sarebbe da registrare un clima teso tra l’ad e i consiglieri. Nei giorni scorsi, racconta l’agenzia, i consiglieri Rai hanno chiesto all’ad di spiegare puntualmente i criteri adottati per i nomi per le direzioni delle testate giornalistiche e per le direzioni di genere.
L’invito di Fuortes, con la proposta di un incontro per questa mattina alle 9, a due ore circa dal termine ultimo dell’invio dei cv dei ‘nominandi’, non sarebbe stato gradito dai consiglieri, che si sono ritenuti estromessi dalle scelte, di fatto già chiuse.

UsigRai: siamo alla tv di Stato
In mattinata è tornato a far sentire la sua voce anche l’UsigRai, che ha espresso preoccupazione per l’ingerenza della politica sulle nomine. “Le ricostruzioni di queste ore sulle nomine Rai descrivono un quadro agghiacciante. Ormai, in maniera neanche troppo velata, le nomine verrebbero decise direttamente a Palazzo Chigi”, ha scritto il sindacato che ieri aveva preso posizione soprattutto sulle ipotesi di nomine di esterni.
“L’era dei tecnici non può giustificare strappi che rappresentano precedenti gravissimi e preoccupanti: prima il CdA a totale controllo governativo e ora addirittura le nomine decise a Palazzo Chigi. Se fossero vere queste voci si starebbe trasformando la Rai da radiotv di Servizio Pubblico a radiotv di Stato”.
Tutti concetti ribaditi in una seconda nota, nella quale in sindacato taccia il “governo dei migliori” di “frequentare le pratiche peggiori”. Mentre l’unica buona notizia, segnala l’UsigRai, resta la scelta di nomi interni.
“Al di là dei nomi scelti è evidente la piena invadenza e interferenza del governo. E di un governo di larga coalizione da accontentare. Nonostante le scelta di risorse interne alla Rai, le pressioni esercitate dai partiti e dal Governo restituiscono un quadro di spartizioni da manuale Cencelli che speravamo di non vedere applicato”, si legge nella dichiarazione.
“Quello che manca – ancora una volta – è il senso industriale, la direzione di marcia editoriale che questo vertice vuole dare alla Rai . Le tensioni politiche e istituzionali emerse in questi giorni attorno alle nomine Rai evidenziano ancora una volta l’urgenza di una riforma della legge per la nomina dei vertici aziendali. Serve all’Azienda ma soprattutto ai cittadini uno strumento che crei la giusta distanza tra Governo, partiti e vertici della Rai”.