“Djalali libero”: Novara si mobilita dopo un anno senza notizie del ricercatore detenuto in Iran

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Novara ha promosso una nuova mobilitazione per Djalali e il 24 novembre, appunto, alle 17,30 gli amici e i colleghi si raccoglieranno al Broletto di Novara per un sit in per rivendicare la liberazione del medico iraniano

Mercoledì 24 novembre saranno 365 giorni che non si hanno più notizie di Ahmadreza Djalali, il medico e docente iraniano naturalizzato svedese e ricercatore del Crimedim di Novara, arrestato in Iran nel 2016 e condannato a morte perché accusato di spionaggio e collaborazione con Israele.

Novara ha promosso una nuova mobilitazione per Djalali e il 24 novembre, appunto, alle 17,30 gli amici e i colleghi si raccoglieranno al Broletto di Novara, in centro città, per un sit in per rivendicare la liberazione del medico iraniano, cittadino novarese dal 2019.

In particolare è stata montata tra le colonne del Broletto una fila di 365 manifestini neri con la scritta #SaveAhmad intervallati da dodici copertine de “La Stampa Novara” per significare i lunghi mesi senza sue notizie, a un anno esatto dalla sua ultima telefonata dall’Iran in cui annunciava alla moglie che lo portavano al patibolo.

IL COMUNICATO DEL CRIMEDIM – Centre for Research and Trainingin Disaster Medicine, Humanitarian Aid  and Global Health  

Il nostro ricercatore Dr Djalali Ahmadreza, cittadino onorario novarese, è ingiustamente detenuto in carcere in Iran da sei anni. 

Oltre 2000 giorni senza reali motivazioni.

Oltre 2000 giorni lontano dalla sua famiglia.

Ahmadreza è stato arrestato nell’aprile del 2016 mentre si trovava in Iran per partecipare ad una serie di seminari nelle università di Teheran e Shiraz e condannato a morte per “corruzione sulla terra”, dopo un processo gravemente iniquo. Da allora, Ahmadreza è detenuto nella prigione di Evin, in condizioni di salute sempre più precarie. Il 24 novembre dello scorso anno è stato trasferito in isolamento e gli è stato comunicato che la sua condanna a morte sarebbe stata imminente. Da quel momento, la sua esecuzione è stata più volte annunciata e poi rimandata e gli è stata negata ogni possibilità di contattare la sua famiglia ed i suoi cari. 

Ahmadreza è stato ricercatore presso il CRIMEDIM (Centro Interdipartimentale di Ricerca e la Formazione in Medicina dei Disastri, Assistenza Umanitaria e Salute Globale dell’Università del Piemonte Orientale), dal 2012 al 2015, continuando a collaborare con il centro anche durante la sua permanenza in Svezia, fino al momento del suo arresto. 

In questi 6 anni l’Università del Piemonte Orientale, insieme alle istituzioni e ai cittadini novaresi ha intrapreso diverse azioni per mantenere alta l’attenzione mediatica, chiedere la liberazione di Ahmad e ottenere il supporto dei governi europei e delle Nazioni Unite in questa battaglia. 

A settembre del 2019 il consiglio comunale di Novara ha conferito ad Ahmadreza la cittadinanza onoraria, a seguito della proposta presentata dall’ordine dei medici provinciale. Numerose sono state le iniziative di sensibilizzazione, dai sit in nelle piazza cittadine, alle manifestazioni sportive e culturali. Fra queste, l’Università del Piemonte Orientale, attraverso il CRIMEDIM, ha organizzato nel dicembre dello scorso anno una maratona scientifica e accademica di 24 ore, in cui 160 scienziati, studiosi e accademici da tutto il mondo si sono susseguiti in un’ininterrotta serie di interventi, per dimostrare la propria solidarietà per Ahmad, sottolineare che la scienza e la ricerca devono rimanere libere da ogni condizionamento politico.

Oggi, ad un anno dall’inizio dell’isolamento di Ahmadreza dal mondo esterno, chiediamo ai cittadini e alle istituzioni del territorio di mantenere alta l’attenzione verso questa ingiustizia, attraverso un’installazione allestita presso il cortile del Broletto. 

365 giorni di buio e silenzio, rappresentati dai fogli neri appesi, in cui soltanto dodici sono i momenti di luce, simbolicamente le prime di giornale in cui si è parlato di lui, che connettono questa drammatica vicenda al vissuto quotidiano di ognuno di noi.

Il cortile del Broletto ospiterà l’installazione per una settimana, dal 22 al 29 Novembre. Il 24, alle ore 17.30, i colleghi di Ahmadreza, insieme al Sindaco e alle autorità istituzionali ed universitarie, ai volontari di Amnesty International e a tutti I cittadini novaresi che vogliono supportare la causa, si riuniranno in un sit per richiedere, ancora una volta, a voci unite, la liberazione di Ahmadreza e la fine di questa ingiustizia.