Tre giorni di incontri, un singolo filo che tesse gli incontri. Il filo è un avverbio che oggi nel mondo – diviso fra hater, paure e rabbia sociale – si pratica con fatica: Insieme.
Il 26 e il 27 novembre in versione digitale, domenica 28 dal vivo, sul palco dell’Odeon di Milano, le Vanity Fair Stories moltiplicano occasioni di incontro e confronto.

“La cosa più bella di Vanity Fair“, dice Simone Marchetti, direttore del settimanale di Condé Nast, “sono proprio le storie, di cui il nostro magazine è un palcoscenico incredibile”. Se – come cita Marchetti e come diceva Ralph Emerson – “lo scopo della vita non è la felicità: è fare la differenza”, allora da tante differenze nasce un racconto ‘Insieme’.
Un ponte fra mondi
Alle Vanity Fair Stories partecipano attori, influencer, scrittori, attivisti: insieme, sul palco virtuale o su quello reale. “Senza snobismi”, assicura Marchetti. Perché è vero che spesso questi mondi – cinema e social, scrittori e influencer… – non si parlano.
Ma le barriere vanno superate. E il giornale può cointribuire a farlo, diventando “un ponte” che unisce mondi diversi.
Compreso quello della disabilità. Come sottolinea la scrittrice Marina Cuollo nella presentazione di Vanity Fair Stories: “Sono sempre stata l’unica disabile nella stanza, e avevo un approccio di gratitudine, anziché la consapevolezza del mio diritto a esserci e partecipare attivamente alla comunità”.

Vanity Fair Stories, dalla A alla Z
Gli ospiti delle tre giornate coprono tutto l’alfabeto. Dal cantautore AKA 7even al fumettista Zerocalcare. In mezzo, fra i tantissimi nomi: Kabir Bedi e Miriam Leone, Orietta Berti e Salmo, Nicola Lagioia ed Eshkol Nevo. Il gruppo del Milanese imbruttito, Gabriele Mainetti e Claudio Santamaria, Virginia Valsecchi e Sofia Viscardi, l’attore emergente Filippo Scotti e moltissimi altri.
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