L’Australia non molla la presa sui social. Dopo aver anunciato iniziative per colpire l’anonimato in Rete, anche con misure che obblighino i giganti tech a rivelare le identità di chi fa diffamo o fa bullismo sul web, il governo vuole vederci chiaro su quanto i più giovani possono essere vittime di Facebook & co.
Inchiesta in tempi brevi
Il primo ministro Scott Morrison ha annunciato l’apertura di un’inchiesta in cui le piattaforme dovranno spiegare cosa fanno per la sicurezza e la salute mentale degli utenti.
I termini di riferimento includono l’esame dei “potenziali impatti dei danni online sulla salute mentale e il benessere degli australiani” e dell’applicazione e impatto delle misure per la sicurezza dei minori. Come le verifiche dell’età.
L’inchiesta avrà ampi poteri per esaminare i danni online, in particolare il ruolo degli algoritmi nel moltiplicare l’esposizione a contenuti estremi. I rappresentanti di Facebook, Instagram, TikTok e Twitter saranno chiamati a rispondere al Committee on Social Media and Online Safety, che inizierà le udienze in dicembre e dovrà riferire entro il 20 febbraio.
Haugen tra i testimoni
Tra i testimoni sembra ci sarà Frances Haugen, ex product manager di Facebook, che ha attaccato il social accusandolo di dare priorità “ai profitti rispetto alle persone”, fomentando divisioni. E in particolare, ottimizzare i contenuti estremi danneggiando consapevolmente gli utenti, particolarmente i minori.