Sono piu’ le esclusioni che le indicazioni dei potenziali candidati
Se e’ vera la massima di Romano Prodi secondo cui al Quirinale viene eletto non chi ha piu’ voti, ma chi ha meno veti, allora bisogna capire quali dei potenziali candidati e’ piu’ vittima di esclusione da parte dei leader. Mattarella, che molti cittadini vorrebbero vedere rieletto e’ tetragono nel rifiutare il secondo mandato e dunque ha praticamente posto il veto su se stesso. Draghi subisce un veto indiretto da parte dei leader della maggioranza (e di molti esponenti del mondo economico e leader internazionali) che vorrebbero tenerlo a Palazzo Chigi almeno fino alla fine della legislatura. Salvini ha posto un veto collettivo verso tutti quelli che “hanno in tasca la tessera del Pd”, cioè Prodi, Gentiloni, Veltroni, Franceschini, la Bindi, la Finocchiaro e via elencando. Letta e Conte hanno posto il veto su Berlusconi, che si e’ praticamente autocandidato. I grillini difficilmente voterebbero la Cartabia, che ha cancellato la legge Bonafede sulla prescrizione, così come il centrodestra faticherebbe a votare la Severino che varo’ la legge che e’ costata la decadenza dal Senato a Berlusconi dopo la condanna definitiva per truffa allo Stato. I grillini hanno messo un veto anche su Amato, ex braccio destro di Craxi e dunque esponente della Prima Repubblica e della Casta.
A ben guardare, chi sembra soffrire meno veti (almeno per ora) tra i possibili “quirinabili@ circolati sinora, e’ Pierferdinando Casini, gia’ alleato di Berlusconi, amico di Renzi, eletto nelle liste del Pd ma “senza tessera”. Resta da vedere se la mancanza di veti si tradurrà effettivamente nei voti sufficienti per ascendere al Colle: 672 nelle prime tre votazioni e 505 dalla quarta. Ma questo dipende dai partiti che per ora, come ha scritto il poeta Montale, sanno dire solo “cio’ che non siamo, cio’ che non vogliamo”.