Taccuino Quirinale – Tutti i numeri della roulette Presidente

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4-14-15 le date del primo giro. 672 e 505 il quorum per Draghi o per Berlusconi and co

4-14-15 sono i tre numeri di gennaio sulla ruota della roulette ‘Presidente’. Martedì 4 gennaio il presidente della Camera Roberto Fico, per Costituzione presidente del Parlamento in seduta comune, fissa la data della prima convocazione dei 1009 grandi elettori (630 deputati + 320 senatori + 58 delegati regionali eletti dai 20 Consigli Regionali dalla Val d’Aosta alla Sicilia) del nuovo capo dello Stato, chiamato a succedere a Sergio Mattarella che, salvo colpi di scena, al più tardi il 3 febbraio riconsegna dopo sette anni le chiavi del Quirinale.

Tempo otto giorni, e il successivo giovedì 13 si riuniscono direzione e gruppi Pd per il mandato a trattare sul Quirinale al segretario Enrico Letta. Con ogni probabilità un incarico per un fronte comune con i gruppi Leu e Cinque Stelle che consenta di affrontare con maggiore forza il confronto con il centrodestra in parte loro alleato di governo (Lega e Forza Italia) e in parte no (Fratelli d’Italia). Che già il giorno dopo, venerdì 14, si sono dati appuntamento a villa Grande, in casa di Silvio Berlusconi, per indicare un primo nome o una prima rosa da proporre ai semi-alleati per lavorare.
Letta Conte e Bersani hanno già pronto il patto di consultazione per provare a marciare uniti verso il Quirinale, pena la disfatta in partenza. Berlusconi, Salvini, Meloni, Toti, Lupi e Cesa si sono impegnati quanto meno a provarci a farlo.
Su entrambi pesa e gioca la variabile Centro, nella doppia veste Renzi-anime perse dei Gruppi misti e dintorni (leggi gruppo Autonomie del Senato a cui è iscritto anche Pier Ferdinando Casini), che mai come in questa partita possono essere determinanti in voti e veti, in assenza di un patto di acciacio fra i maggiori partiti.

Da sabato 15 gennaio, dunque, la rulette Quirinale comincerà a girare vorticosomente. Se, come detto, 1009 è il numero dei grandi elettori che al presidente Fico devono essere comunicati entro il 20 gennaio – Parlamento, Regioni ed elettori del collegio della Camera che fu prima di Gentiloni e poi di Gualtieri ed ora è di nuovo vacante ed in palio in supplettive -, la matematica fissa a 672 il quorum dei primi tre scrutini. Quelli nei quali la partita si gioca nel nome di Mario Draghi. Tanto per il Quirinale come per palazzo Chigi. Perchè è solo se il nuovo Presidente – in primis Mario Draghi o altro di suo gradimento e consenso bipartisan – uscirà in quei tre scrutini centrando quorum 672 che la maggioranza larga che sostiene oggi il Governo potrà andare avanti. Perchè, parole dello stesso Draghi in conferenza stampa di fine anno, senza elezione bipartisan tutti insieme la sua maggioranza non potrà più andare avanti.

Draghi e Berlusconi (foto LaPresse)
Mario Draghi e Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Quindi, dal quarto scrutinio, quando il quorum scenderà 505 per un presidente anche eletto a maggioranza da una sola parte, se a palazzo Chigi si vorrà cercar di far restare Mario Draghi è sempre a quota 672 che si dovrà continuare a puntare. A voler davvero fugare lo spettro del voto anticipato, temuto in verità più dai grandi elettori del Presidente che dai normali elettori italiani del Parlamento.

Ecco allora, ai ranghi di partenza e in attesa del fischio di inzio dello starter Fico, tutti i numeri del Presidente.
Il centrodestra conta da solo sulla carta su 451 grandi elettori (33 delegati regionali + 197 parlamentari della Lega, 129 di Forza Italia, 58 di Fratelli d’Italia, 29 di Coraggio Italia, 5 di Noi con l’Italia).
Il campo largo fatto da centrosinistra e 5Stelle parte invece da quota 414 (25 delegati regionali + 223 parlamentari 5Stelle + 132 del Pd + 18 di Leu + 6 del Centro Democratico).
Nessuno dunque, neppure con i centristi di Renzi (42) e gli europeisti di Calenda e Bonino (5), è in grado di centrare la soglia di 505 dal quarto scrutinio in poi, senza voti dell’altro schieramento o dei senza casa dei Gruppi misti.
A loro, dunque, decidere se dal 15 gennaio puntare insieme alla maggioranza Draghi 672 che sola può eleggerlo al Quirinale o quanto meno conservarlo per un altro anno a palazzo Chigi. Oppure a quella “Berlusconi” a 505, necessaria per mandare al colle un presidente indicato da una parte con il consenso di almeno un pezzo dell’altra.
Il cui primo, non facile, compito sarà di trovare un nuovo premier e una nuova maggioranza. O di sciogliere con un anno di anticipo il Parlamento.