Giletti: bene Mentana contro stregoni in tv ma non criminalizzare il dissenso

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“Racconto la mafia, se ne parla poco nel piccolo schermo ed è davvero cambiata”

“Mentana ha ragione” sul fatto che mettere a confronto uno scienziato e uno stregone non è informazione, “ma lui si riferisce al suo mondo, ai tg. Il suo radicalismo non può essere applicato a chi fa programmi tv, i talk sono fatti di contrapposizione e dialettica, io non amo chi criminalizza il dissenso. Censurare chi la pensa in modo diverso è qualcosa che non mi appartiene. È giusto porsi la domanda, ma è altrettanto vero che quando porti un no vax in tv e senti che spiegazioni dà in automatico si fa male da solo e non fa una bella pubblicità ai negazionisti”. Nell’ambito di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, che anticipa il senso della puntata speciale di questa sera sulla mafia (‘Non è l’Arena’ su La7), Massimo Giletti si sofferma sul dibattuto tema ‘no vax’ e relativo spazio a dedicarvi.

Qual è lo stato di salute dell’informazione? “Sono estimatore di Draghi e penso che dobbiamo ringraziare Renzi per aver staccato la spina a Conte. Ma do ragione a Santoro, mi sembra ci sia un generale appiattimento e una forte omologazione. E non è un bene. Dobbiamo farci domande, ottenere risposte; bisogna avere coraggio e anima critica. Quanti cani da guardia siamo rimasti? Se mettiamo insieme quello che hanno detto esperti e virologi negli ultimi due anni troviamo moltissime castronerie; è evidente che c’è stato un problema di informazione. Io credo che anche in un periodo di crisi sanitaria ascoltare chi la vede in modo diverso rimanga fondamentale”.

Mafia

“La mafia non è più quella della lupara e della coppola, quella delle stragi; oggi la mafia è a Milano, Berlino, Amsterdam, in Belgio, a Londra: fa comodo a tutti non parlarne perché la nostra è una società che ormai ricicla quantità industriali di denaro, bisognerebbe bussare a qualche banca per capirlo. Come diceva Falcone, segui i soldi e troverai la verità”. In un’intervista al Corriere della Sera Massimo Giletti anticipa cosa lo ha spinto a proporre una puntata speciale di Non è l’Arena nella quale parla di mafia con la giornalista Sandra Amurri, l’ex procuratore di Caltanissetta Lari e l’avvocato Li Gotti (difensore di Brusca). Una puntata in onda stasera su La7 cui segue la proiezione del docufilm ‘Corleone, il potere e il sangue’ .

Perché guardare questo docufilm? “Perché è illuminante, fa capire molte cose perché a parlare sono gli uomini come Mutolo, Marchese, Grado, Brusca, che sono stati più vicini a Totò Riina. Lui si è sempre dipinto come un contadino mite dell’entroterra siciliano, quasi un vecchio saggio, ma in realtà il ritratto che ne fanno questi uomini che hanno ammazzato per lui decine e decine di persone restituisce l’immagine di un uomo diabolico, dall’intelligenza spietata, assetato di potere e sangue. Ancora oggi poi si allungano sulla sua figura le ombre di tanti, troppi dubbi: chi ha protetto la sua lunga latitanza? Perché il suo covo non è stato perquisito?”.

Molte serie tv raccontano il fascino del Male c’è il rischio che si dia spazio a modelli sbagliati? “È sempre stato un tema di confronto con Saviano. A lui dobbiamo dire grazie perché attraverso i suoi racconti abbiamo iniziato a conoscere un mondo di cui nessuno voleva parlare; è chiaro che nel momento in cui racconti il Male e non fai mai vedere il Bene stimoli interpretazioni che ai più giovani arrivano senza filtri e quindi possono destabilizzarli. È un aspetto su cui riflettere”.