Caso Djokovic. Morrison: senza giustificazione va a casa. Panatta: come Marchese del Grillo

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L’esenzione dal vaccino garantita a Novak Djokovic per partecipare agli Australian Open di tennis potrebbe avere vita breve. Dopo le polemiche suscitate dall’annuncio della ‘corsia preferenziale’ garantita al tennista serbo, contrario ai vaccini anti Covid, sulla vicenda è intervenuto il premier australiano Scott Morrison. Secondo quanto riportano i media australiani ripresi da Adnkronos, Morrison si è detto pronto a rispedire Djokovic “a casa con il primo aereo”, se il tennista non fornirà motivazioni sufficienti sul perché non si è vaccinato. “Chiunque entri in Australia deve rispettare i nostri requisiti alla frontiera”, ha detto il premier.

Il direttore degli Australian Open: ‘nessun trattamento di favore per Djokovic

“Djokovic non ha avuto nessun trattamento di favore. Se ha ottenuto l’esenzione medica per partecipare è perché ne ha diritto”. Il direttore dell’Australian Open Craig Tiley nega un trattamento di favore nei confronti di Novak Djokovic per poter partecipare al primo Grande Slam dell’anno, dove ha vinto 9 volte e dove è campione in carica, e difende il procedimento messo a punto per valutare le richieste di esenzione. “Lo so che molte persone sono spiazzate dal vedere Novak in Australia viste le sue dichiarazioni sul tema delle vaccinazioni negli ultimi due anni -aggiunge Tiley-. Tuttavia, sta a lui decidere se spiegare o no pubblicamente la sua condizione e la ragione per cui ha ottenuto l’esenzione”.

Panatta: mi ricorda il Marchese del Grillo

“Djokovic deve dire perché non si può vaccinare. Se gli organizzatori non chiariscono bene i motivi dell’esenzione allora mi ricorda il Marchese del Grillo: “Io so io e voi non siete un c…”. Così Adriano Panatta a Radio Capital parla dell’esenzione concessa a Novak Djokovic. “Se è allergico al vaccino non c’è niente di male, lo dica e venga spiegato”, ha aggiunto Panatta. “Credo che se si partecipa ad un torneo si accettano le regole oppure ci si rifiuta dicendo ‘io non vado perché non sono d’accordo’. Io feci il boicottaggio a Wimbledon… ma erano altre motivazioni. Questo è un caso diverso, c’è un problema sanitario, la vita negli spogliatoi diventa un po’ promiscua, ma non si può scegliere contro chi giocare”.