Domani è in programma il consiglio di amministrazione di Generali per discutere una lista allargata del 50%, dei nomi dei nuovi amministratori da proporre alla prossima assemblea generale del 29 aprile. Una long list che dovrà poi essere scremata per arrivare, presumibilmente a metà marzo, alle proposte definitiva.
Quindi alla compagnia del Leone vanno avanti sulla via imboccata dopo la decisione, , approvata dagli stessi amministratori, di presentare una lista del Cda in continuità con l’attuale gestione dell’ad Philippe Donnet. Una soluzione contestata da Francesco Caltagirone e da Leonardo Del Vecchio che, insieme alla Fondazione Crt, hanno stipulato un patto parasociale – con l’obiettivo di dare a Generali una conduzione più aggressiva.
Il Cda di domani sarà il primo dopo le dimissioni di Francesco Caltagirone da vice presidente della compagnia assicurativa, seguite da quelle del consigliere Romolo Bardin, amministratore delegato di Delfin, holding con a capo Del Vecchio, che detiene il 6,6% di Generali.
Generali ha comunicato che Bardin “ha motivato le proprie dimissioni riferendosi alle modalita’ operative e ad alcune scelte del Consiglio e dei Comitati a cui partecipa, con particolare riguardo anche al processo di formazione della lista del cda”.
Come in occasione delle dimissioni di Caltagirone, esprimendo il suo rammarico il presidente di Generali ha dichiarato: “Voglio ribadire, anche in questa occasione, che la società ha sempre condotto la sua attività secondo criteri di assoluta trasparenza e rigorosa correttezza, nell’interesse di tutti gli stakeholder. Principi, questi, a cui confermo ci si è sempre attenuti nei rapporti con tutti i consiglieri, senza eccezione alcuna e in ogni occasione”.
Intanto il patto si sta preparando a presentare, probabilmente entro febbraio, una lista alternativa e un nuovo piano industriale. L’obiettivo è riuscire a portare sulle proprie posizioni, al momento del voto in assemblea, quel 35% di titoli sul mercato in portafoglio ai fondi, probabile ago della bilancia nella vicenda
Attualmente Caltagirone attraverso sue società, Del Vecchio con Delfin e Fondazione Crt possono contare sul 16,2% del capitale sociale. Una quota probabilmente destinata a salire. Oltretutto, dopo le dimissioni dal Cda di Caltagirone e di Bardin eventuali operazioni di acquisto da parte delle società del finanziere romano o di Delfin non hanno l’obbligo di essere comunicate se non superano le soglie previste di legge (nel caso di Caltagirone il 10%).