Taccuino Quirinale – la scelta di Berlusconi a caccia di scoiattoli

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Sciogliere la riserva e offrire il petto alle infinite incognite del voto?

Sarà anche vero, come dice Renzi, che l’indicazione ufficiale di Berlusconi per il Quirinale da parte del centro destra è solo un mezzo passo avanti e forse addirittura un passo indietro.
Ma i giorni passano ed è sempre più difficile un’elezione del nuovo inquilino del Quirinale a larga maggioranza nelle prime tre votazioni, come proposto dal segretario del Pd Letta.

E’ sempre piu’ probabile che si arrivi all’ora x della quarta votazione, probabilmente giovedi 27 gennaio, quando Berlusconi misurerà il suo consenso. E se sarà votato dalla maggioranza semplice di 505 grandi elettori, diventerà il nuovo Capo dello Stato.

Nei 10 giorni che ci separano dall’ora x, l’ex Cavaliere dovrà sciogliere la riserva e, come gli hanno chiesto i suoi alleati, dovrà dimostrare di “avere i voti” cioè di aver trovato i 54 grandi elettori, oltre i 451 che il centrodestra ha sulla carta, disposti a votarlo. Ma come potrà dimostrarlo, visto che i leader di centrosinistra hanno detto che non lo voteranno (Letta: ”Berlusconi e’ un vicolo cieco”; i grillini:”Candidatura irricevibile”)? E anche Renzi, coi suoi 42 grandi elettori, su cui Berlusconi contava, ha risposto picche, esortando il centrodestra a proporre un nome votabile dal centrosinistra. L’ex Cavaliere e i suoi scudieri (“il circo equestre”, l’ha definito Toti) a cominciare dal centralinista-capo Vittorio Sgarbi, stanno accelerando la ricerca dei voti sfusi, tra i senzapartito del Gruppo Misto o tra i dissidenti grillini e piddini, i cosiddetti ‘scoiattoli’.

Ma come dimostrare di averli davvero arruolati? Non possono certo chiedere un impegno scritto, visto che il voto è segreto. E poi un impegno di quel genere non avrebbe alcun valore e potrebbe tranquillamente essere contraddetto nell’urna. Anzi, qualcuno potrebbe anche far credere a Berlusconi di votarlo per illuderlo e poi, suprema malizia, impallinarlo nell’urna. E che valore avrebbero le eventuali assicurazioni di grillini e piddini dissidenti disposti a votarlo in segreto se poi, alla quarta fatidica votazione, Pd e M5S decidessero di uscire dall’aula per fugare ogni tentazione? E infine, chi può dire oggi quanti dei 451 grandi elettori di centrodestra si trasformeranno in franchi tiratori e quanti non potranno votare a votare causa Covid?

Nel documento di venerdì scorso il centrodestra ha chiesto ai presidenti delle Camere di garantire a tutti, contagiati e quarantenati compresi, il diritto di votare, ma sembra difficile che in 10 giorni si riesca a regolamentare il voto da remoto garantendo la segretezza necessaria ed evitando possibili ricorsi successivi, che rischierebbero di inficiare l’intero processo elettorale.

Insomma, un voto sul filo della maggioranza dei 505 voti è appeso a infinite incognite, come non si stancano di ripetere i più tiepidi del centrodestra, da Gianni Letta a Toti a Quagliarello. In questi giorni Berlusconi sta soppesando i pro e i contro per decidere se sciogliere la riserva, garantire ai suoi alleati che i voti ci sono, offrire il petto alle urne e rischiare di bruciare la sua controversa carriera politico-imprenditoriale sull’altare del Quirinale, mettendo a rischio anche il futuro del centrodestra.