Il futuro è la casa televisiva e narrante

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Le nuove modalità della visione ‘indoor’ non riguardano solo
i contenuti. In gioco c’è un’idea dell’abitare che rivoluzionerà
i nostri spazi e i nostri pensieri

Convergenza – Prima Comunicazione, dicembre 2021

Le trasformazioni sociali in atto vedono in gioco soprattutto gli assetti metropolitani (nella connessione ambiente-infrastrutture) e l’insieme delle applicazioni di tecnologie da remoto e il variare delle conseguenze delle diverse esperienze dal vivo, dalla scuola alle forme di intrattenimento dal vivo (teatro, eventi, concerti, performance sportive). La tv ha sfruttato i lockdown per affermare una sua nuova centralità, pervasiva nel tempo e negli spazi di isolamento.

E lo ha fatto mescolando la forza della vecchia televisione (Rai o Mediaset) a quella dei canali di flusso per racconti moderni di fiction su piattaforme in costante rafforzamento (Netflix, Amazon, eccetera). Sono mondi molto lontani per linguaggio, pubblico, scelte di genere: nella vecchia tv si parla sempre di informazione e intrattenimento, nelle nuove piattaforme sempre di finzione e narrazione. Ma un punto in comune c’è: la casa, l’abitare, nell’allungamento in continuum dei tempi di permanenza e isolamento, diviene una sorta di coprotagonista, con il pubblico, delle nuove relazioni di consumo dell’esperienza televisiva. La televisione, anche nei suoi modelli high tech sempre più grandi e perfezionati nella definizione di immagine e dettagli, e nell’integrazione smart di tutti gli apparati digitali, non appare più un ospite, un oggetto disegnato insieme ad altri per stare dentro casa, ma diventa una vera e propria infrastruttura materiale e immateriale che forma l’abitare nell’uso dei tempi e degli ingaggi psicologici e culturali. Un futuro possibile? Che la casa riunifichi le mille forme di frammentazione tv, che governi come involucro totalizzante il tempo dell’abitare e che, sul piano marketing, orienti il rapporto prodotto-pubblico su nuove segmentazioni che integrino stile abitativo e struttura socioculturale e motivazionale.

Qualcosa di molto lontano dagli attuali strumenti di ricerca che operano ancora sul vecchio modello di ascolto e di target. Queste trasformazioni prefigurano un modello televisivo neanche troppo lontano, che agisce su piani multipli. Per esempio, la televisione come infrastruttura della casa: come già rappresentato in alcuni film di fantascienza non è difficile immaginare (le tecnologie esistono) che la tv diventi un’intera parete, non più uno schermo ma un grande output media, che nelle sue iper dimensioni formi la struttura stessa della casa. Molto al di là dei maxi schermi, questa ipotesi di tv come superficie grande e avvolgente regola tutti i passaggi dell’abitare, condiziona arredamento, spazi e uso dell’abitazione. Il tutto, che diventa grande (da una larghezza media di un metro a una di quattro-cinque metri), detta nuove regole di costruzione del linguaggio narrativo e delle strutture visive: spazi di campi lunghi, definizione dei colori, primi piani, eccetera.

Un mondo completamente diverso in cui le funzioni motivazionali della televisione – anche quelle tradizionali come relax, stimolo, divertimento, coinvolgimento – cambiano in modo sottile, seguendo e variando il significato a seconda del mood psicologico del pubblico dentro casa: ansioso, depresso, eccitato, passivo, reattivo, distratto, partecipe. Una casa televisiva e narrante che, se realizzabile, chiamerà nuovi sforzi progettuali e nuove creatività. Gli architetti (ma anche i costruttori) disegneranno spazi e ambienti segnati dall’infrastruttura televisiva, che per il solo fatto di essere pensata supererà in modo definitivo l’antinomia apparente fra il mondo virtuale della convergenza digitale e quello fisico della casa, delle città, dell’abitare. La tv converge nella casa e la regola.

La casa detta le nuove condizioni del progettare contenuti e linguaggi televisivi. In questa trasformazione, la televisione assume un ruolo dominante: il racconto e il linguaggio genereranno presumibilmente un nuovo mondo di contenuti, spariranno o saranno ridimensionati alcuni macrogeneri come l’intrattenimento, la narrativa fiction sarà centrale insieme ai film ridistribuiti. Cultura e arte saranno fondamentali, gli studi dovranno essere ripensati e ridisegnati, l’informazione dovrà cambiare o stare da un’altra parte. Nascerà insomma una nuova televisione e una nuova estetica televisiva. E l’immaginario televisivo sarà non solo una visione, ma un pezzo fondamentale del nostro abitare.