Dazn story, nuovo capitolo. Ecco qual è il vero ruolo di Bernabè e Azzi

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L’approdo, per molti inatteso, di Franco Bernabè a Dazn. E quello di Stefano Azzi, divenuto nuovo ceo. Cosà potrà cambiare nell’atteggiamento dello streamer verso il sistema. Le criticità e i temi nell’agenda dei nuovi vertici.

La palpitante Dazn story continua. Ed un nuovo capitolo si aggiunge alla complessa vicenda dell’azienda e, quasi certamente, si apre una nuova fase. Franco Bernabè approda come consigliere strategico? La novità battezzata dallo streamer è stata accolta con una certa sorpresa in vari ambienti. E anche tra i competitor e gli interlocutori naturali, quelli istituzionali compresi. Raramente poi, in una notizia, la nomina del senior advisor finisce per avere lo spazio principale – anche nel comunicato aziendale – rispetto a quella riguardante la nomina del capo azienda.

E’ successo questo con l’ultimo annuncio di DAZN Group, campione globale con l’ambizione di diventare la Netflix dello sport e in Italia protagonista – con Tim come partner – della rivoluzione ‘broadband’ nella trasmissione del calcio della Serie A.

Da qualche giorno quindi le cose a Dazn sono cambiate

 L’azienda multinazionale rinnovando i vertici italiani ha presentato come fiore all’occhiello la nomina a senior strategic advisor di Bernabè. Un profilo di grande rilievo. Manager e poi anche imprenditore, attore rilevante della storia recente e meno recente dell’industria del Belpaese. Protagonista di un passaggio che ha lasciato il segno ai vertici di Eni e di due esperienze in Telecom, anche queste caratterizzate da un preciso approccio etico e valoriale, oltre che industriale. Stesso focus pare ora avere la presidenza di Acciaierie Italia, con una risponsabilità che, considerate le caratteristiche dell’ex Ilva, lo chiama in causa su problemi di elevata complessità.

Franco Bernabè a Otto e Mezzo

Persona misurata e sobria, di indicussa gravitas nazionale e internazionale, tra i pochi vezzi che si concede c’è la ciclica presenza tra gli esperti e gli scenaristi schierati (a ciclo lungo, non di frequente) da Lilli Gruber a ‘Otto e Mezzo’.

Anche venerdì 11 febbraio, senza che si parlasse del nuovo incarico, Bernabè è stato ospite della trasmissione dell’access prime time de La7. E ha discusso, così, tra le varie cose con Lucio Caracciolo di Limes dei possibili sviluppi geopolitici legati alla crisi Ucraina. E con il direttore de La Stampa, Massimo Giannini, delle scelte del governo di Mario Draghi, nella prospettiva della complicata fase politica ed economica che il paese dovrà affrontare quasi inevitabilmente nei prossimi mesi. 

Stefano Azzi
Stefano Azzi

Il secondo tassello del riposizionamento dello streamer, consiste nell’incarico dato a Stefano Azzi come CEO di DAZN Italia. Che entrerà nel ruolo dal primo di marzo. Di fatto Azzi prenderà il timone del comando ereditandolo da Veronica Diquattro, che dall’ottobre 2021 era però già stata prmossa Chief Revenue Officer per l’Europa, con il compito di superivisionare le operazioni commerciali di DAZN Italia, Spagna e DACH.

Con la nomina di Bernabè, i vertici globali di Dazn paiono volere colmare una lacuna. Dotarsi cioè di una risorsa di spessore indiscutibile su un versante strategico che, in un primo tempo, nonostante il salto di qualità intervenuto con l’acquisto esclusivo dei diritti tv della Serie A, era rimasto quasi scoperto.

La stessa nota di Dazn spiega in linea generale cosa Bernabè è stato chiamato a fare. “Le competenze di Bernabè – economista qualificato ed esperto in regulatory affairs – saranno strategiche per un’azienda che collabora con le autorità e gli stakeholder nella definizione di nuovi standard per i servizi di streaming over-the-top (OTT) in Italia. Standard che diventeranno benchmark nel resto del mondo, in un momento in cui la trasmissione dei contenuti in diretta sta migrando sempre di più online”. Una nomina che quindi rafforza l’impegno “a lungo termine di DAZN nel mercato italiano”.

Anche la nomina di Azzi è stata vissuta – dal mercato in generale e dalla media industry del calcio e della tv in particolare – come una sorpresa. Negli ultimi tre anni il manager è stato Chief Consumer Officer di TIM e si è occupato di trasformazione digitale e di mercato consumer.

Molti tra gli interlocutori naturali di Dazn erano convinti che nella sua posizione sarebbe stata chiamata una persona con in curriculum anche altri skills: con una comprovata sensibilità editoriale e televisiva (in senso ampio), oltre che con il know how tecnologico necessario nella nuova arena della produzione e distribuzione dei contenuti.

Per Azzi e Bernabè la sfida da affrontare è arcigna. Come è noto, fin qui l’iniziativa mirata al sovvertimento degli equilibri televisivi pay e delle abitudini di fruizione dei calciofili non ha funzionato come previsto. Gli abbonamenti di Dazn e Tim Vision languono. L’Agcom assesta bastonate e minaccia sanzioni: il fronte della relazione con i consumatori, la loro soddisfazione ma anche la gestione delle loro proteste è un nodo chiave. Ma anche le misurazioni degli ascolti ed il rapporto trasparente con il mercato della pubblicità sono un tema critico.

Pietro Labriola (foto Ansa)

E poi c’è da concludere civilmente una trattativa tra Dazn e Tim che porti ad una riduzione della cifra di supporto annuale (340milioni) che l’azienda delle tlc aveva promesso alla piattaforma nell’era di Luigi Gubitosi amministratore delegato. E che ora, a quanto pare, il nuovo ad, Pietro Labriola, vuole ridurre. Entrambi i personaggi in arrivo hanno nel proprio bagaglio professionale una lunga storia in Tim e questo potrà senza dubbio favorire una svolta soft della trattativa. Mentre viene dato per scontato dagli osservatori, che in era Bernabè cambierà radicalmente la maniera di relazionarsi alle istituzioni di garanzia e ai vari stakeholder della industry in cui Dazn si è inserita.

Bernabè ha un profilo molto riconosciuto. Non è soltanto un bravo tecnico o un nome introdotto nei network che contano. Chi lo sceglie deve avere un progetto corente con la sua storia, non il contrario. Bernabè ha buoni rapporti con la politica e con il mondo delle istituzioni? Neanche questa giustificazione, da sola, spiega la scelta. Ci sono tanti profili con queste caratteristiche e magari, essendo molto più flessibili e malleabili di quanto non possa essere un personaggio come Bernabè.

La quotazione in Borsa di Dazn, in prospettiva, necessità di uomini come Bernabè (e Azzi), capaci di sistemare la pratica italiana, che poteva essere una sorta di ciliegina sulla torta, ed invece ora potrebbe guastare l’appetibilità del progetto globale?

Diletta Leotta, volto del calcio su Dazn (foto LaPresse)

Non sono sufficienti, probabilmente, da sole, anche queste ulteriori motivazioni. Bernabè ha aperto una stagione moralizzatrice in Eni, con conseguenze anche clamorose e dure. In Telecom ha ribadito lo stesso approccio. Ha senso delle istituzioni, si sente coinvolto nei destini del sistema Paese.

Gli over the top, finora, si sono quasi sempre caratterizzati per i propri modelli aggressivi, che giocano sull’opacità, per preservare vantaggiosi regimi fiscali. Ma è impensabile che Bernabè sia approdato in un OTT per sostenerne la ‘temerarietà’ e il deficit di trasparenza. E così ora, sono in molti a credere che Dazn potrebbe essere il primo soggetto con questa natura ad allinearsi disciplinatamente e armoniosamente al sistema e alle regole del Paese in cui opera direttamente. Con l’investimento su un prodotto come il calcio della Serie A che ne certifica il ruolo di attore interno del sistema.