Thierry Breton (foto Ansa)

Ucraina, l’Ue coinvolge le big tech: bloccate la propaganda russa

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Dopo il colloquio con Google e Youtube del commissario Breton, i primi ministri di Polonia, Lettonia, Estonia, Lituania scrivono ai colossi della rete perchè facciano di più

Le Big Tech devono fare di più per boccare la diffusione di fake news russe. Oltre ad aver annunciato azioni di blocco contro le tv vicine al Cremlino, l’Ue si è rivolta a Google e YouTube perchè arginino la diffusione di contenuti propagandistici sugli scontri in Ucraina.

Breton: la propaganda non è libertà di espressione

Da qualche giorno la piattaforma di videosharing ha impedito ai media statali come Rt di monetizzare i contenuti caricati sui suoi canali, ma non è abbastanza. In una videochiamata con il ceo di Alphabet Sundar Pichai e il ceo di YouTube Susan Wojcicki, il commissario al mercato interno Therry Breton ha detto che le aziende dovrebbero andare oltre.

“La libertà di espressione non copre la propaganda di guerra. Per troppo tempo, i contenuti di Russia Today e di altri media statali russi sono stati amplificati da algoritmi e proposti come ‘contenuti raccomandati’ a persone che non lo avevano mai richiesto”, ha detto Breton in una dichiarazione dopo la videochiamata, svoltasi il 27 febbraio.
“La propaganda di guerra non dovrebbe mai essere un contenuto raccomandato – per di più, non dovrebbe avere alcun posto sulle piattaforme online. Conto sul fatto che l’industria tecnologica adotti misure urgenti ed efficaci per contrastare la disinformazione”, ha aggiunto, aprendo alla possibilità di aggiornare le normative vigenti.

“La Russia ha armato le informazioni, questo è il motivo per cui le piattaforme non possono essere uno spazio per le sue bugie di guerra”, ha detto la vicepresidente Vera Jourova.

Lettera di Polonia, Lettonia, Estonia, Lituania alle big tech

Una richiesta simile, non solo alle controllate di Alphabet, ma anche a Twitter e Facebook è arrivata dai primi ministri di Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania. In una lettera ripresa, segnala Reuters, i quattro politici hanno espresso le loro critiche, definendo quanto fatto finora inadeguato.
“Sebbene le piattaforme online abbiano intrapreso sforzi significativi per affrontare l’assalto senza precedenti del governo russo alla verità, non hanno fatto abbastanza”, hanno scritto. “La disinformazione della Russia è stata tollerata sulle piattaforme per anni; ora sono complici della criminale guerra di aggressione che i russi stanno conducendo contro l’Ucraina e il mondo libero”.

Da qui l’invito a fare di più, sospendendo gli account che inneggiano o giustificano alla guerra, compresi quelli ufficiali delle istituzioni governative russe e bielorusse, quelli dei media controllati dallo Stato, o rendendo ancora più evidente agli utenti che si tratta di propaganda.