Danilo Iervolino

Iervolino: L’Espresso non cambierà pelle

Condividi

Danilo Iervolino racconta le sue idee per il settimanale appena acquistato da Gedi. “Stiamo studiando il progetto”, racconta a Prima. “Non licenzieremo nessuno”

Domenica 13 marzo L‘Espresso non sarà in edicola per lo sciopero dei giornalisti contrari alla vendita del settimanale da parte del Gruppo Gedi a Bfc, la società di cui Danilo Iervolino ha acquistato la maggioranza, mentre il 30% rimane nelle mani di Denis Masetti, fondatore dell’editrice.

Quando era a capo dell’Università Telematica UniPegaso, Iervolino distillava con parsimonia le sue uscite in comunicazione. Da quando, oltre a L’Espresso, l’imprenditore napoletano ha deciso di investire anche nel mondo del calcio, acquistando la Salernitana, non si nega ai giornalisti, convinto che il calcio e l’editoria siano due mondi in cui la comunicazione è una risorsa fondamentale per sviluppare opportunità di business e consenso.
Iervolino non entra nel merito delle polemiche per la decisione di Gedi di vendere L’Espresso, ma ci tiene a parlare dei suoi progetti. Si rende conto “dell’eredità e della responsabilità che significa essere l’editore di un mito del mondo dell’informazione”. Ma “abbiamo un bel progetto, all’insegna dell’inclusione e della tolleranza”, dice Iervolino in
una intervista che gli abbiamo fatto al telefono. “Sono convinto che riusciremo a sorprendervi”.

L’Espresso “punta di diamante” in Bfc

Prima: Quando ha intenzione di svelare questo progetto? Prima lo fa meglio è.

Iervolino: Il progetto non intaccherà questo modello di editoria indipendente, critica e aperta. Il giornale e i giornalisti possono stare tranquilli. Noi non vogliamo licenziare o ristrutturare, ma vogliamo solamente investire e far crescere il giornale. Lo vogliamo dotare del motore tech, dell’innovazione, dei contenuti multimediali, dei nuovi servizi.
L’ho detto in tutti i modi. Vogliamo dare continuità a quel modello di giornale. Non vogliamo cambiargli la pelle.
Da quella pelle vogliamo rilanciare il prodotto dandogli una dinamicità più attuale, più aderente ai tempi.

Prima: Da un punto di vista manageriale che progetti avete? I giornali sono fatti al 50% dai giornalisti e al 50% dagli editori.

Iervolino: Sono d’accordo con lei. Non mi permetterei mai di entrare in vicende altrui. Però c’è un dato oggettivo che riguarda la mancanza di raccolta pubblicitaria su L’Espresso, che rivela che la testata era secondaria rispetto agli altri progetti. Per noi, invece, sarà la punta di diamante della nostra attività editoriale. E penso che questo dovrebbe essere un elemento tranquillizzante per la redazione.

Totalmente indipendente

Prima: Bfc Media è una macchina da guerra commerciale, ma i suoi modi forse sono un po’ disinvolti nel modo di fare la pubblicità, tipici di un editore b2b. Con l’Espresso vi dovrete impegnare molto sul fronte commerciale, con originalità e rispetto.

Iervolino: Devo dire che non sono ancora entrato nei tecnicismi di come Bfc fa la pubblicità. Però le posso dire che il modello Espresso rimarrà totalmente indipendente. Totalmente. Mi creda, quando ero a capo di UniPegaso – attualmente sono ancora presidente delle università, anche se ormai ho venduto e non ho più ruoli operativi o esecutivi – ho dato sempre delega agli accademici. Non sono mai entrato nelle scelte didattiche e di ricerca. Intervenivo solamente nelle politiche di strategia della gestione della parte economico-finanziaria. Sono già abituato a un modello di gestione dicotomica.

Il modello UniPegaso

Prima: Uno degli elementi qualificanti di UniPegaso è la piattaforma tecnologica che lei ha costruito.

Iervolino: Sì. Io sono un tecnologo. Sono un economista, laureato in economia e commercio, ma di fatto sono un tecnologo. Disegno piattaforme e tecnologia.

Prima: Di UniPegaso si è parlato molto, come l’università telematica con sedi su tutto il territorio. Però questo aspetto tecnologico non lo avevo percepito, peraltro non si era mai nemmeno intuita la potente complessità del business. Così tutti si sono stupiti di fronte alla cifra astronomica (si parla di un miliardo e mezzo) che Cvc ha sborsato per l’acquisto.

Iervolino: Ho cercato di fare in tutti i modi evangelizzazione sul giusto modello della formazione a distanza. Quando è scoppiata la pandemia, ho ripetuto nei tg e in tutte le attività convegnistiche che la DAD, così com’è applicata in Italia, è sbagliata. Formazione a distanza non significa prendere un docente e metterlo su Zoom.
Il trasferimento del sapere attraverso la tecnologia è totalmente differente nella costruzione dei contenuti, nel coinvolgimento degli studenti, che deve essere mediato da un tutor per evitare la dispersione, nell’aspetto della valutazione. Si valuta in una maniera totalmente differente rispetto a quella in presenza, con degli strumenti che sono ormai consolidati nella tecnologia.
Allo stesso modo, quando si parla di editoria online, non si intende semplicemente il giornale online. Quello è un solo aspetto, come la video lezione su Zoom, poi c’è tanto altro che si può sviluppare. E questo è il nostro progetto come editori. Io mi auguro di poter fare bene. Ho entusiasmo e ce la metto tutta.
Mi auguro veramente che questo mondo possa apprezzare lo sforzo che potrei impiegare altrove.

La tecnologia per valorizzare calcio ed editoria

Prima: Come si è fatto coinvolgere nel campo dell’editoria?

Iervolino: Il mio business è tutto quello che è tech. Investo in cybersecurity, telemedicina, in tutti i macrosettori. Perché mi sono interessato al calcio e anche all’editoria? Non per emulare storie di successo di altri importantissimi imprenditori. Ma perché credo realmente che siano due settori in cui l’audience, i fans, i lettori, non siano valorizzati in termini di monetizzazione e che la tecnologia possa servire moltissimo a modernizzare il sistema.
Una squadra di calcio che ha attivi 300 mila fan durante la settimana e non riesce a monetizzare una lira, ha bisogno del tech. Alla Salernitana c’è bisogno di una tecnologia che possa far vivere un’esperienza immersiva: permettere ai fan di fare l’allenamento live con i calciatori, comunicare, fare gli auguri di Natale. Logicamente a pagamento. Queste cose contribuiscono a migliorare il settore e ad avvicinare più persone, soprattutto i giovani, che si stanno allontanando dal calcio. Altre strategie si possono applicare all’editoria, con un progetto.
Io faccio il businessman. In questi acquisti vedo business. Non sto comprando queste cose per un posizionamento.
Mi creda: nella mia vita ho avuto già tante stellette. Non mi sono interessato all’Espresso per la visibilità. Non mi aspettavo di suscitare così tanto clamore. Forse mi sbagliavo. Le devo dire che credo che quest’audience possa essere convertita in revenues.

Prima: Un vero imprenditore del tech può essere utile nell’editoria e molto nel calcio. Pensi alla incoscienza dei presidenti della Lega di Serie A, adesso suoi colleghi, che si sono affidati a Dazn senza neanche sapere se avevano le tecnologie adeguate per poter trasmettere le partite.

Iervolino: Su questo tema sono intervenuto fin dal primo giorno.

Prima: Non ha pensato di poter fare il presidente della Lega?

Iervolino: Come imprenditore non mi precludo nulla, ma stia pur certa che non farò politica. Sono certo che sui business potrò fare di tutto. Mi piace fare, sono un costruttore. Ma non farò mai politica.

“Una sede all’altezza”

Prima: È vero che l’Espresso potrebbe avere sede in un palazzo che lei ha acquistato a Roma dalle parti di Piazza Venezia?

Iervolino: A oggi, purtroppo, quell’edificio è in ristrutturazione. E ci vorranno almeno 12-24 mesi perché sia accessibile. Adesso stiamo lavorando al progetto del nuovo settimanale più che alla sede. Poiché la magia degli ambienti per me è una cosa importante, ho dato a UniPegaso più di 90 sedi. Se lei da un’occhiata al sito di UniPegaso può vedere cosa sono riuscito a fare in Italia. Si tratta del campus distribuito più bello al mondo. Da Milano a Palazzo Durini a Catania Palazzo Paternò, il binomio solennità dei luoghi e istituzione, in quel caso universitaria, per me è fondamentale. Pur essendo un tecnologo, io dò un’incredibile importanza al luogo fisico.
Per cui anche per L’Espresso penseremo a una sede all’altezza della sua immagine.