Dma, accordo Ue: per Big Tech rischio multe fino al 20% del fatturato

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Nel provvedimento coinvolti servizi browser, di messaggeria o social con almeno 45 milioni di utenti mensili in Ue.

L’Unione europea ha raggiunto l’accordo politico sul Digital Markets Act (Dma), la proposta di legge per contrastare le pratiche sleali e l’abuso di posizione dominante sui mercati digitali delle Big Tech come Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft.

“E’ un testo innovativo e tanto atteso per garantire una concorrenza leale nei mercati digitali” ha scritto su Twitter la presidenza di turno francese dell’Ue.
Commento via Twitter anche per il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, che ha sottolineato come l’Europa sia “leader nella tutela dei diritti dei cittadini rispetto ai giganti del digitale”.

Il testo giuridico ora dovrà essere licenziato in via definitiva sia dal Parlamento che dal Consiglio, per poi essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue. Le regole si applicheranno dopo sei mesi.

Chi è coinvoloto e cosa rischia

Il testo prende di mira le multinazionali digitali designate come ‘gatekeeper’, ovvero capaci di influenzare il mercato, con una capitalizzazione di mercato di almeno 75 miliardi di euro o un fatturato annuo di 7,5 miliardi, e che operano servizi browser, di messaggeria o social media con almeno 45 milioni di utenti finali mensili nell’Ue.
Tra i principali punti dell’accordo politico, la possibilità di comminare per il mancato adeguamento alle nuove norme Ue ammende fino al 10% del fatturato mondiale totale e fino al 20% in caso di infrazioni ripetute. In caso di violazioni sistematiche, le loro attività sul territorio europeo potranno essere anche smantellate. Introdotta anche la possibilità di vietare le fusioni.

Vestager: con Dma stabilite regole di gioco

“In questi anni abbiamo imparato che possiamo correggere casi specifici e punire comportamenti illegali, ma quando le cose diventano sistematiche, allora serve anche una regolamentazione. Per le aziende che svolgono un ruolo di gatekeeper ora il Dma stabilisce le regole del gioco”, ha commentato la vicepresidente della Commissione europea Margrethe Vestager (nella foto, Ansa).

Colao: spazio economico più equo per imprese

Il Dma “segna una pietra miliare”. E’ il punto di vista del ministro dell’Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao. “Questa legge crea infatti uno spazio economico più equo e competitivo per le imprese europee, stimola l’innovazione e la contendibilità nei mercati digitali, favorisce la condivisione del valore tra i diversi soggetti che partecipano all’economia digitale e aumenta le possibilità di scelta dei consumatori e dei cittadini europei”.

“L’Italia si è battuta per l’introduzione di obblighi e divieti asimmetrici e abbiamo ottenuto che ad essere qualificati come gatekeeper siano le piattaforme che offrono uno o più servizi di intermediazione di base in almeno tre stati membri, come marketplace e app store, motori di ricerca, social network, servizi cloud e servizi pubblicitari”, ha spiegato.
“Ci siamo spesi per garantire che gli obblighi introdotti fossero proporzionati. Dall’obbligo di garantire agli utenti il diritto di disdire l’abbonamento ai servizi della piattaforma principale a quello di non richiedere software di default all’installazione del sistema operativo, da quello di interoperabilità delle funzionalità di base dei servizi di messaggistica istantanea a quello di accesso equo da parte degli sviluppatori di app alle funzionalità supplementari degli smartphone, da quello di garantire ai venditori l’accesso ai propri dati di marketing o di performance pubblicitaria sulla piattaforma a quello di informare la Commissione europea delle loro acquisizioni e fusioni”.

Vittorio Colao (Foto ANSA)

“Anche sui divieti abbiamo chiesto che fossero i precedenti europei ad indirizzarci: il risultato è che i gatekeeper non potranno classificare i propri prodotti o servizi preferendoli a quelli degli altri (self-preferencing), non potranno riutilizzare i dati privati raccolti durante un servizio ai fini di un altro servizio, né potranno stabilire condizioni inique per gli utenti commerciali o preinstallare certe applicazioni software o richiedere agli sviluppatori di app di utilizzare determinati servizi (ad esempio sistemi di pagamento o fornitori di identità) per essere elencati negli app store”, ha detto ancora il ministro. “Con il DMA vince tutta l’Europa e l’Italia, dove abbiamo anche proposto l’introduzione della presunzione di dipendenza economica delle nostre piccole e medie imprese che utilizzano servizi di intermediazione forniti da una piattaforma digitale con ruolo determinante. È importante infatti permettere alle tantissime aziende italiane di potersi tutelare – a costi sostenibili – se nei loro confronti venissero applicate condizioni discriminatorie o scorrette. Al contempo si deve continuare a permettere alle piattaforme di fornire le evidenze in loro possesso che dimostrano che non discriminano. Una scelta che sta ora al Parlamento”, ha concluso Colao.