Entra nella fase calda la vicenda del rinnovo dei vertici di Generali, in vista dell’assemblea dei soci del 29 aprile.
Oggi il consiglio di amministrazione del gruppo assicurativo triestino ha licenziato in tronco Luciano Cirinà, fino a pochi giorni fa Austria & CEE regional officer, motivando la decisione con la violazione degli obblighi di lealtà e dalla grave violazione di altri obblighi previsti dal contratto di lavoro.
Cirinà è il candidato al ruolo di amministratore delegato del Leone della lista di Francesco Gaetano Caltagirone, alternativa a quella proposta dallo stesso Cda della compagnia. In questa veste il 25 marzo ha presentato agli analisti finanziari e alla stampa, insieme al candidato presidente Claudio Costamagna, il piano industriale con il quale il finanziere romano punta a rinnovare la governance.
Cirinà era già stato sospeso dal suo ruolo in Generali il 23 marzo, dopo che gli era stata negato un periodo di aspettativa non retribuito.
Polemiche in Parlamento
Lo scontro per il governo di Generali sta sollevando forti polemiche anche a livello parlamentare, dopo che il deputato Iv Luigi Marattin ha presentato le dimissioni dalla Commissione d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario in disaccordo con l’audizione dell’ad di Generali, Philippe Donnet.
Il top manager, infatti, è stato convocato a Palazzo San Macuto il 5 aprile per “svolgere un’attività di approfondimento sulle recenti dinamiche di governance e azionarie che hanno coinvolto Assicurazioni Generali, società quotata presso la Borsa di Milano”.
“Da tempo ero in totale disaccordo con la conduzione della commissione che, lungi dall´essere una vera commissione d´inchiesta sul passato del nostro sistema bancario, è stata fin dall´inizio utilizzata per altri dubbi scopi, primo tra tutti il tentativo di appropriarsi di competenze che sono invece proprie di commissioni parlamentari permanenti”, afferma Marattin. “Ma la recente convocazione di Philippe Donnet ha superato ogni limite”.
“Alla vigilia dell’assemblea degli azionisti che dovrà eleggere il nuovo consiglio di amministrazione di una società privata, una delle due parti in competizione viene chiamata in audizione presso una commissione ‘d´inchiesta’ per esporre dettagliate informazioni di bilancio, piani industriali e persino per chiedere conto di decisioni interne riguardanti la concessione dell´aspettativa ad un proprio dirigente”.
“Insomma, facevo parte di un’autorità di regolamentazione finanziaria, e non lo sapevo”, insiste Marattin. “Una ‘autorità’ particolare, oltretutto. Visto che entra pesantemente in una partita di governance societaria dalla quale la politica dovrebbe a mio avviso stare fuori. Ritengo pertanto opportuno dissociarmi con decisione da quanto sta avvenendo. Faccio appello ai presidenti delle Camere, destinatari il 29 marzo 2019 di una lettera del Presidente della Repubblica in cui si richiamava esplicitamente il rischio che le attività della Commissione non si sovrapponesse a quella delle Autorità indipendenti, affinché vigilino sul corretto funzionamento delle nostre istituzioni”.