Il ministro Franceschini: il cinema un settore trainante. In arrivo altre misure per salvare le sale
“Dal dopoguerra il cinema italiano ha ricoperto un ruolo centrale nella nostra società, una fonte di intrattenimento e conoscenza. Ha portato la cultura italiana nel mondo”. Lo ha detto il premier Draghi nel messaggio inviato in apertura del convegno Anica ‘La Fabbrica delle Immagini non si ferma. Le industrie cineaudiovisive al lavoro, in un’Italia che vuole progredire’ al teatro Argentina di Roma.
“Oggi il settore audiovisivo si muove con nuovi strumenti, nonostante la difficoltà della pandemia ha mostrato segnali incoraggianti e deve continuare ad essere un laboratorio, ha continuato, il Governo sostiene l’industria dell’audiovisivo con investimenti, a partire dal Pnrr”. Ma, ha rimarcato il Premier, “ha bisogno di tecnologie aggiornate e di trovare nuove forme di collaborazione internazionali. Deve continuare a promuovere il talento, a essere laboratorio di creatività, a mantenere come adesso profondità e ambizione”.
“Nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, l’industria del cinema e audiovisiva, ha reagito con determinazione. Nel 2020 sono stati prodotti 252 film, di cui 161 interamente italiani, e 105 opere audiovisive. Sono segnali incoraggianti che indicano una continuità rispetto ai risultati economici positivi raggiunti negli anni precedenti”.
Rutelli: con pandemia-guerra servono nuove risposte
“La successione di pandemia e guerra pone la necessità di risposte efficaci”, è stato il monito con cui ha aperto il suo intervento Francesco Rutelli, presidente Anica.
“Il cinema non si è fermato neanche durante la seconda guerra mondiale poi ha accompagnato il boom economico e visto nascere talenti. Noi dell’Anica vogliamo fare gioco di squadra, la nostra conferenza si svolge durante la pandemia e la guerra in Ucraina e serve a misurarci con l’impatto di questi fatti su un’industria resiliente e consapevole”.

“Il periodo lungo delle limitazioni ha accresciuto la domanda e determinato la crescita dei posti di lavoro, è sorprendente ma è un fatto rilevante” ha proseguito, sottolineando le questioni sul piatto, dall’incidenza dei nuovi modelli di business al destino delle opere al rapporto con gli investimenti esteri, passando per la presenza di nuovi attori globali e per il ruolo di pmi creator e startup.
Altri temi sul piatto: la legge Franceschini, (“il ministro più longevo e autore di una legge che ha avuto una visone prospettica. Ma qualcosa si può migliorare”) il contributo della filiera al soft power del nostro paese e dell’Europa. “La globalizzazione è destinata a cambiare, cosa comporta per il lavoro audiovisivo?” ha concluso.
Franceschini: settore trainante
“L’Italia è il Paese che per il mondo della cultura ha messo la cifra in assoluto più grande, anche in percentuale, di tutti i Piani nazionali di ripresa e resilienza: 7 miliardi. In particolare per cinema e audiovisivo è stato fatto un investimento molto forte che durerà diversi anni”. A dirlo, il ministro della cultura Dario Franceschini.
“Sono cresciute le risorse, cambiate le regole, ha proseguito, l’attrattività e la bellezza italiane si incrociano con il sapere e i mestieri legati al cinema, con le politiche fiscali che stanno attraendo grandi investimenti”, ha aggiunto il ministro ricordando i 150 milioni stanziati nel 2014 diventati 750 nel 2022″ e norme come il tax Credit.
Cosa si può fare ancora? “Innanzitutto, Bisogna che le strutture del ministero tengano il passo di questa crescita” generale del settore.
“Cinema e audiovisivo saranno settori che traineranno la crescita industriale del Paese nei prossimi anni”. “Il mondo del cinema nella produzione è cresciuto enormemente. È un momento di esplosione del mercato, del cinema nel mondo e l’Italia ha anticipato e incrociato questo momento positivo con investimenti molto importanti sulle strutture, come 300 milioni per Cinecittà”, ha detto ancora Franceschini.
Sale e piattaforme streaming
Ma ora bisogna affrontare il tema delle sale cinematografiche. “Hanno incrociato la pandemia con il boom delle piattaforme”, ha spiegato. “Abbiamo già fatto molto con i fondi d’emergenza, ma credo si debbano rivedere anche il mercato dell’offerta e servono misure di aiuto e tutela. “Ho già firmato il decreto che prevede 90 giorni nelle sale prima di andare sulle piattaforme. Questo vale da sempre in Italia per i film italiani che hanno avuto contributi pubblici. Ora stiamo lavorando, un po’ come hanno fatto in Francia, per immaginare una norma che estenda” la finestra “anche a tutti i tipi di film, italiani e non italiani”.
Non ultimo, “bisogna allargare la platea del pubblico che va al cinema. Ci sono stati motivi di attrito, ma il 29% delle persone che frequentavano i mercoledì a due euro dicevano di non essere mai entrati in una sala cinematografica prima di allora. Questo significa allargare le platee”. E ancora, “aiutare la crescita italiana, senza però trasformare il paese in un territorio di conquista, con iniziative offensive con le quali aiutare anche i produttori e metterli in condizioni di andare e comprare all’estero. Non bisogna lavorare solo in difesa. Se lavoriamo a livello europeo -ha concluso Franceschini- l’Europa può diventare il più grande produttore e consumatore di cinema e audiovisivo”.