A prescindere dalla proprietà, i social siano attenti al rispetto delle regole. Che comunque, anche nel caso di cambiamenti societari, restano le stesse. E’ il monito che arriva dalla politica nelle ore immediatamente successive all’operazione Musk-Twitter, che vede grossomodo allineate Unione Europea e Gran Bretagna.
Ue: regole non cambiano con diversa proprietà
“Le regole che sono appena state adottate politicamente e che saranno presto legalmente adottate dai co-legislatori si applicano alle piattaforme di social media chiunque sia il proprietario”, ha commentato il portavoce della Commissione europea Eric Mamer interpellato in generale sull’annunciata acquisizione.
“Penso che sia estremamente importante ricordare da quel punto di vista per noi non è qualcosa che ha un impatto”, ha aggiunto, senza dare riferimenti ai tempi dell’autorizzazione dell’operazione quanto all’impatto sulla concorrenza.
Come influirà il Dsa
L’operazione, tra l’altro arriva a pochi giorni dell’approvazione de Digital Services Act (Dsa), il disegno di legge che impone alle Big Tech una maggiore responsabilità sui contenuti ospitati sulle piattaforme. Il nuovo assetto previsto dal Dsa “si applica a tutte le principali piattaforme per assicurarsi che il loro potere sul dibattito pubblico sia sogetto a regole validate in modo democratico in particolare quanto a trasparenza e responsablità”, ha puntualizzato il portavoce della Commissione Johannes Bahrke. “Uno degli obiettivi del Dsa è di proteggere meglio i diritti fondamentali online e questo include l’interferenza dai governi alla liberta di espressione e informazione, regole orizzontali contro i contenuti illegali” oltre a una “robusta salvaguardia della libertà di espressione”.
Uk: tutela degli utenti
Riferimenti chiari alla protezione dei dati degli utenti sono arrivati dal governo di Boris Johnson, tra l’altro molto attivo su Twitter. “A prescindere da chi ne sia proprietario – ha detto un portavoce di Downing Street – tutti i social media devono essere responsabili, incluso nella tutela degli utenti”.
Secondo il portavoce del primo ministro inglese, è troppo presto per dire se ci saranno cambiamenti nel modo in cui Twitter opera.

Johnson usa molto il social e non sembra per ora intenzionato a cambiare le sue abitudini di utilizzao. Si tratta di “uno strumento che rimane molto importante, che è usato dai leader del mondo e con cui continueremo a lavorare assicurandoci che continui a migliorare”, ha ribadito il portavoce.
Preoccupazione di Biden sul peso dei social
Anche la Casa Bianca sulla questione non ha risposto in modo specifico. Sollecitata sul tema, la portavoce Jen Psaki, in un briefing con la stampa ha commentato: “Indipendentemente da chi possiede o gestisce Twitter, il presidente è da tempo preoccupato per il potere delle grandi piattaforme social, del potere che hanno sulla nostra vita quotidiana”, ha sottolineato, aggiungendo che Biden “sostiene da un po’ che queste piattaforme siano chiamate a rendere conto degli eventuali danni che creano”. Timori sul potere dei social che tra l’altro Biden aveva espresso anche nel suo discorso sullo Stato dell’Unione.
Warren all’attacco
In ogni caso al Congresso comincia a circolare una certa agitazione, considerando che da anni si cerca senza successo di approvare una regolamentazione più stringente per la Silicon Valley.
Tra le prime a prendere posizione, la senatrice democratica Elizabeth Warren che nella sua corsa nelle primarie dem aveva più volte attaccato i social. L’acquisizione di Twitter, ha detto, “è pericolosa per la nostra democrazia. Miliardari come Elon Musk giocano con regole diverse da quelle applicate agli altri, accumulano potere per loro guadagno”. “Abbiamo bisogno di una tassa sui ricchi e di regole più stringenti affinché Big Tech sia responsabile”, ha chiosato, rispolverando un altro dei suoi cavalli di battaglia, come la tassa sui paperoni.