Stop all’abuso di azioni legali contro giornalisti e difensori dei diritti civili. Questo l’obiettivo delle proposte, contenute in una direttiva e una raccomandazione, presentate dalla Commissione europea.
Quella di oggi è “iniziativa senza precedenti” ed anche un “atto dovuto” in memoria di Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese uccisa a causa delle inchieste condotte sul fenomeno della corruzione nel suo Paese, ha detto Vera Jourova, vicepresidente della Commissione Ue.
“Avevamo promesso di difendere meglio i giornalisti e i difensori dei diritti umani da chi cerca di imporre loro il silenzio e ora lo abbiamo fatto”.
“L’Ue si adopererà per proteggere sempre il diritto alla libertà di espressione e informazione”, ha spiegato il commissario alla giustizia Didier Reynders, sostenendo che le proposte presentate costituiscano “passi importanti per salvaguardare i giornalisti e la società civile dalle crescenti minacce di pratiche vessatorie” destinate a imporre loro il silenzio.
Cosa prevede la proposta
Per tutelare le vittime di Slapp – l’acronimo scelto dall’Unione per indicare le vittime di una strategia basata su attacchi legali per tacitarle – la proposta di direttiva dà la possibilità ai giudici di dichiarare il non luogo a procedere nel caso di manifesta infondatezza della denuncia presentata e, in questo caso, di imporre ai ricorrenti il pagamento di tutte le spese. Possibili anche delle ‘penalità dissuasive’ a chi intraprende azioni legali manifestamente strumentali, infondate e mirate solo a tacitare chi, nell’ambito della sua attività professionale, denuncia abusi, casi di corruzioni e violazioni dei diritti umani.
Le vittime di Slapp avranno anche il diritto di richiedere e ottenere una piena compensazione dei danni materiali e morali subiti. Inoltre, i Paesi Ue avranno il diritto di non riconoscere le sentenze emesse da Paesi terzi contro persone domiciliate nell’Ue e condannate in base a procedimenti ritenuti infondati. Prima di diventare legge la direttiva dovrà essere approvata dal Consiglio e dal Parlamento.
Applicare diritto civile
“Raccomandiamo ai Paesi membri” di trattare le questioni relative ai reati a mezzo stampa “nell’ambito del diritto civile o amministrativo e non più in quello penale. Credo” che gli strumenti di intervento “siano comunque sufficienti”, ha commentato Jourova nel corso della conferenza stampa di presentazione.