Arginare le fake news? Cultura, scuola e una stampa libera, forte e “lenta”

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Al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, si è tenuto ieri l’International Corporate Communication HUB che ha presentato il rapporto di ricerca dal titolo ‘Fake news: percezioni, attori e strategie’ realizzato dall’Università IULM attraverso il Centro di ricerca per la Comunicazione Strategica, partner scientifico dell’Hub, in collaborazione con l’Università di Friburgo e la City University of New York.

Lo studio è stato realizzato con un duplice obiettivo: da un lato, capire quali sia il percepito dei cittadini rispetto alle fake news, ed in particolare, quale sia la gravità del fenomeno, chi siano gli attori responsabili della loro diffusione e chi dovrebbe operare per fermarle; dall’altro valutare quali strategie comunicative di risposta aziendali e governative siano percepite maggiormente adeguate nel mitigare l’impatto delle fake news sulla fiducia dei cittadini verso aziende e istituzioni.

La ricerca Fake news: percezioni, attori e strategie

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Punto di partenza dell’International Corporate Communication HUB è la diffusione delle fake news cresciuta in modo preoccupante negli ultimi anni e la loro pericolosità nell’influenzare l’opinione pubblica è sempre più chiara nel mondo della politica e comincia ad evidenziarsi anche nel business dove le fake news rischiano di vanificare il lavoro di anni delle aziende verso la costruzione di una reputazione solida.


Ai saluti iniziali del Sindaco Sala si sono aggiunti quelli dell’Assessora allo sviluppo economico e politiche del lavoro del Comune di Milano Alessia Cappello, che ha così introdotto i lavori: “Le democrazie soffrono dell’impatto delle fake news sulla realtà quotidiana. Cosa si può fare per mettere a riparo democrazie e politiche? Due cose su tutte: innanzitutto cultura, scuola, studio, informazione e poi una stampa libera e forte che aiuta a fare da argine alle fake news”.

A seguire, l’intervento di Stefano Lucchini, Presidente Advisory Board ICCH: “siamo di fronte ad un fenomeno che in passato è sempre esistito, anche se chiamato con altri nomi. Oggi, l’evoluzione delle tecnologie e dei social media hanno determinato un cambiamento pericoloso. Lo abbiamo vissuto con la pandemia e lo viviamo oggi, è un mondo di post-verità”.

Pierangelo Fabiano Segretario ICCH ha poi sottolineato la mission dell’Hub: “La comunicazione non è più un’attività accessoria, ma strategica. Abbiamo visto l’impatto delle fake news durante la pandemia, lo stiamo vedendo ora nei conflitti internazionali: la comunicazione influenza anche la geopolitica. L’Hub coinvolge professionisti e studenti per un comunicazione sempre più di qualità, in grado anche di difendersi dalle fake news”.

Il Rettore dell’Università IULM  Gianni Canova ha evidenziato il ruolo del contesto che “è sempre più segnato non tanto da disinformazione, ma misinformazione: è il contesto comunicativo per cui l’utente finale è messo in condizione di non poter verificare l’attendibilità e la veridicità delle informazioni che vengono trasmesse.

Stefania Romenti, professoressa IULM, ha esposto i dati della ricerca accademica evidenziando come “i cittadini si aspettino che l’impresa metta a disposizione certificazioni, dati e informazioni aggiuntive per dimostrare che quello che è stato diffuso non è vero. Si aspettano che le imprese e le istituzioni si facciano carico dell’informazione veritiera”.


A seguire gli interventi dei protagonisti dell’informazione, a partire mentre dal direttore di Tgcom24  Paolo Liguori: “alcune fake news, come quelle che leggiamo oggi, toccano la storia e la coscienza del mondo e delle persone, esiste una verità storica che non va toccata. Questo è andare oltre alla disinformazione: sono fake news che sconvolgono le persone e le coscienze”.

Per il direttore di Skytg24  Giuseppe De Bellis: “è anche importante la lentezza, è meglio arrivare secondi su una notizia, ma con una verifica in più. Guardare, moderare è un lavoro enorme, ma se si cominciasse da quello che i giornalisti decidono di pubblicare avremmo già fatto un passo in avanti nella catena che genera disinformazione e che cerchiamo di spezzare”.

Maurizio Molinari, Direttore di la Repubblica, si è chiesto “come ci si difende? i mezzi di informazione sono chiamati a descrivere i fatti, ma per fare questo nella stagione della comunicazione digitale infestata da fake news devono ridefinire la propria struttura editoriale. Ri-pensare il nostro lavoro” mentre il direttore de Il Sole 24 Ore Fabio Tamburini ha detto: “di nuovo nelle fake news c’è soltanto il termine: i depistaggi, le falsificazioni della realtà non sono una novità. ma cosa è cambiato? i social network funzionano da moltiplicatori delle fake news. I loro meccanismi permettono alla disinformazione di riprodursi e di aumentare in modo esponenziale la capacità di fare danni anche al mondo delle imprese, oltre che agli stati, partiti e democrazie”.

In conclusione, l’intervento del direttore di askanews Gianni Todini:  ”le fake news sono di fatto informazioni, false, ma sono informazioni. La lettura che viene fatta dalle platee non è più per farsi un’opinione, ma di chi cerca quel tipo di risposta. Alla domanda ‘che informazione voglio?’ trova nelle fake news la soddisfazione del suo bisogno di essere informato”.