Carla Garlatti (Foto Ansa)

Violenza online, garante infanzia: serve aiuto da Big Tech contro invisibilità

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Secondo Garlatti le piattaforme dovrebbero fare di più per “sgretolare l’invisibilità” ditreo cui si nascondono predatori e criminali

“Tutelare i minori nel digitale è diventato importante perchè il digitale non è più quel mondo virtuale separato dal reale che pensavamo, il mondo della Rete è molto reale perchè reali sono le conseguenze che si riflettono nella nostra realtà”. Lo ha detto Carla Garlatti (foto Ansa), Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, aprendo i lavori dell’incontro ‘Violenza online. I Social Network nuovi protagonisti della protezione dei minorenni?’, promosso da Terre des Hommes.

Due aspetti

“Con la pandemia c’è stata una forte accelerazione e tutto è cambiato, c’è stata una rivoluzione”, ha spiegato Garlatti all’incontro, secondo cui il web presenta due aspetti: “uno è quello del pericolo, l’altro è quello della potenzialità da cui non possiamo prescindere”.

Rispetto al primo, ha spiegato la garante, va evidenziato innanzitutto “il dato dell’invisibilità, la circostanza per cui chi commette atti illeciti può non essere visto, lo fa perchè si sente invisibile. Su questo, la polizia postale ha dato dati agghiaccianti e anche quelli del primo trimestre del 2022 non sono particolarmente incoraggianti in termini di aumento della pedopornografia, e allora accendere un faro su queste persone potrebbe essere uno sgretolare di questa invisibilità, potrebbe essere uno degli aspetti per combattere questo, come anche intende fare il Digital system act dell’Ue”.

“L’altro aspetto di pericolo, ha aggiunto, è la vulnerabilità. Dov’è che vanno ad inserirsi i male intenzionati? Cercano di cogliere quei soggetti vulnerabili come i minori che hanno più bisogno di sentirsi accolti, capiti, di trovare qualcuno che li ascolti. Allora, non dobbiamo lasciare soli i ragazzi, qui entra in gioco la responsabilità degli adulti, delle famiglie, lo psicologo nella scuola, lo strumento della prevenzione è fondamentale, serve una educazione digitale”.

Il ruolo delle big tech

Garlatti ha dunque chiamato in causa le big tech. “Sono progetti che chiedono il coinvolgimento delle piattaforme e qui mi si consenta di dire che non è facile il coinvolgimento delle piattaforme, per problemi di privacy, per problemi economici perchè è evidente che si va ad impattare in un mondo in cui i problemi economici sono molto importanti”.

I numeri dei reati in rete

Tornando ai numeri presentati durante l’incontro, presieduto dalla sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina, le cifre parlano di un aumento del 250% negli ultimi 5 anni di minori che commettono reati on line, anche di particolare gravità, come la pedopornografia. Un fenomeno a cui ha contribuito la pandemia, che ha fatto crescere a dismisura il tempo di connessione alla Rete di ragazzi e bambini, spesso senza controllo da parte dei genitori. Nello stesso arco temporale sono saliti del 130% i casi di pedofilia e si è abbassata l’età dell’adescamento e dei consumatori di pornografia on line.

Secondo i dati forniti dalla vicedirettrice dell’Agenzia per la Cyber sicurezza nazionale Nunzia Ciardi, sono sempre più piccole le vittime dei pedofili: se nel 2018 nella fascia d’età compresa tra 0 e 9 anni c’erano state 14 denunce, nel 2020 sono salite a 41, quasi il quadruplo in tre anni. Sempre negli ultimi 5 anni si sono registrati 14 estorsioni sessuali, seguite allo scambio di immagini esplicite, nella fascia d’età compresa tra zero e 13 anni, di cui quattro nella fascia d’età 0-9 anni.

In crescita anche il consumo precoce della pornografia on line. Secondo l’Associazione Prometeo Onlus il fenomeno interessa, a livello globale, il 30% dei bambini fra gli 11 e i 12 anni e, in Italia il 44% dei ragazzi fra i 14 e 17 anni.