Alberto Spampinato (Foto Ansa)

Crescono le minacce a giornalisti nel 2022. In quattro mesi 170 casi

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Secondo i dati di ‘Ossigeno’ il trend è in crescita rispetto al 2021. Le querele pretestuose rappresentano la metà delle intimidazioni

Nei primi quattro mesi di quest’anno, gli operatori dell’informazione che in Italia hanno subito intimidazioni e minacce sono stati 170: sono in larga maggioranza giornalisti, ma anche blogger, fotoreporter e videomaker.
Il trend è in ulteriore aumento rispetto al 2021, quando gli operatori dell’informazione minacciati erano stati 384.

Sono solo alcuni dei dati dell’ultimo Report curato da ‘Ossigeno per l’informazione’ e presentato nel corso del convegno ‘Guerra, pace, informazione. I pericoli per i giornalisti. Il caso dell’Ucraina’ in svolgimento a Roma nell’Auditorium della Casa del Jazz.

Casi monitorati la “punta dell’iceberg”

“I casi monitorati rappresentano solo la punta dell’iceberg, ha denunciato Alberto Spampinato, presidente di ‘Ossigeno’, rispetto ad un sommerso che resta molto vasto. La verità è che in Italia l’esercizio della libertà di informazione è molto meno garantito di quanto si creda. E che il nostro Paese è il primo in Europa per numero di cronisti minacciati o sotto scorta”.

Numeri e tipologia delle minacce

A partire da quest’anno il monitoraggio viene eseguito in collaborazione con l’Unesco, nell’ambito del progetto Map (Monitoraggio, assistenza, protezione).
Tra gennaio ed aprile, ‘Ossigeno’ ha certificato i fatti in modo approfondito per gli episodi relativi a 118 minacciati (91 uomini, pari al 77%, e 27 donne, pari al 23%) certificando gli episodi come violazioni “verificate”. Per gli altri 52 dei 170 minacciati gli episodi sono stati al momento classificati alla voce violazioni “probabili”.

La tipologia di minaccia più diffusa è quella degli “avvertimenti”, che ha colpito il 62% dei giornalisti; a seguire, gli abusi di denunce e azioni legali, per lo più querele pretestuose per diffamazione (31%) e le “aggressioni” (7%). Secondo il Report, il 59% dei minacciati ha subito attacchi che hanno matrice sociale, cioè provengono da persone singole e associazioni private, nel 20% dei casi è stata rilevata una matrice criminale, nel 12% una matrice pubblica.

Sempre nel 2021, le giornaliste italiane minacciate sono state 105, il 27% del totale: è il numero più elevato registrato dal 2006 a oggi, con la la curva in ascesa costante.

Querele e aggressioni

Poco meno della metà delle intimidazioni (48%) sono state attuate con querele pretestuose, cioè abusando del diritto di denunciare per diffamazione a mezzo stampa al fine di ostacolare la pubblicazione di notizie sgradite.
Un quarto delle minacce (25%) è rappresentata da avvertimenti (telefonate e lettere anonime, insulti sui social media, minacce di morte). La percentuale delle aggressioni fisiche (17%) risulta più bassa rispetto agli anni precedenti (20% nel 2020; 19% nel 2019): in sostanza, pugni, calci, testate, spintonate contro uomini e donne impegnati a documentare fatti di rilevanza pubblica.
Sessantanove casi (il 17% del totale) hanno riguardato operatori ed operatrici dell’informazione impegnati a seguire le manifestazioni contro l’introduzione del green pass o del vaccino, oppure che hanno documentato l’evolversi della pandemia.

Lombardia la regione più colpita

La Regione più colpita è la Lombardia, con 46 giornalisti minacciati, davanti a Toscana (22), Liguria (16) e Campania (11) ma la ‘classifica’ cambia in base alla pressione intimidatoria, che si calcola rapportando il numero di minacciati al numero di giornalisti attivi in ogni Regione: guida la Liguria, con 8 minacciati ogni mille giornalisti, davanti a Toscana (4 minacciati ogni mille) e Lombardia (1,6 minacciati ogni mille).

“Estremamente negativo, ha sottolineato Spampinato, anche il dato sul tasso di impunità degli autori delle minacce e delle intimidazioni, che si conferma stabilmente oltre il 90%”.

Negli ultimi dieci anni gli operatori dell’informazione bersaglio di intimidazioni e minacce sono stati oltre 6 mila: 472 tre anni fa, 495 due anni fa e 384, come detto, l’anno scorso, dato che si spiega anche con le maggiori difficoltà di rilevazione dovute alla pandemia, alle minori risorse impiegate e al minor numero di osservatori al lavoro.

Considerando il rapporto tra popolazione giornalistica e numero di operatori dell’informazione minacciati, la Sicilia è la regione con il più elevato tasso di pressione intimidatoria: su 4.871 giornalisti iscritti all’Ordine regionale, nel 2021 ne risultano minacciati lo 0,37%. Seguono la Puglia (0,28%), l’Abruzzo (0,24%), la Basilicata (0,21%), la Campania (0,16%).
Il Lazio, sebbene resti la regione con il numero maggiore di minacce registrate nel 2021, ha una pressione intimidatoria più bassa (0,15%).