L’Organo di Vigilanza sulla Parità di accesso alla rete di Tim (OdV) ha presentato a Roma per la Relazione annuale sull’attività svolta e sui risultati conseguiti nel 2021 nell’ambito della tutela dei principi di non discriminazione e parità di trattamento. Accanto al professor Gianni Orlandi (in all, presidente dell’Organo, hanno partecipato Roberto Viola, Direttore Generale DG Connect della Commissione Europea in collegamento da Bruxelles, i Commissari Agcom Laura Aria e Massimiliano Capitanio, Mario Antonio Scino, Vice Capo di Gabinetto del Mise e l’ad di Tim Pietro Labriola.
Labriola e il ruolo delle big della Rete
“È arrivato il momento di trovare soluzioni concrete all’esigenza che anche gli Ott contribuiscano alla remunerazione dei costi di ammodernamento delle reti grazie alle quali realizzano il loro proficuo modello di business”, ha detto Labriola in un passaggio del suo intervento.
Labriola premette che “senza gli ingenti investimenti di Tim e degli altri operatori, non sarebbe stato possibile sostenere la crescita esponenziale del traffico dati registrata negli ultimi anni sulle reti fisse (+ 100%) e mobili (+ 200%). Paradossalmente, però, come noto, questi investimenti contribuiscono alla crescita di ricavi e flussi di cassa degli Ott a fronte di una stagnazione dei medesimi KPI delle Telcos” ha sottolineato, citato da AdnKronos.
Sostenibilità del mercato
“Bisogna comprendere se un mercato con quattro operatori è sostenibile. Se facciamo la somma dei ricavi dei quatto operatori mobili presenti in Italia e facciamo una somma di tutti i costi capex e li sommiamo, non abbiamo un operatore profittevole. E questo è un problema di sistema che dobbiamo indirizzare, è il momento di prendere scelte coraggiose”.
“La sostenibilità del nostro settore – ha proseguito il manager – è ulteriormente messa a rischio da un contesto di mercato in cui i prezzi Tlc (fisso + mobile) in Italia hanno subito le maggiori riduzioni tra i Peers (- 18% negli ultimi 5 anni; – 32% negli ultimi 10 anni). Questo livello dei prezzi è diventato ancora più critico per effetto dell’attuale congiuntura internazionale che ha determinato un significativo e inaspettato aumento dell’inflazione e dei costi delle materie prime (in primis quelle energetiche di cui gli operatori Tlc sono fra i maggiori utilizzatori senza però beneficiare delle agevolazioni)”.
Il peso dell’inflazione
“Nessuno di noi prevedeva la spinta inflazionistica che ci ha colpito, ma c’è ed impatta il conto economico delle nostre aziende e di Tim. Non possiamo non tenerne conto e non immaginare un adeguamento dei prezzi wholesale”, ha commentato ancora. “Abbiamo un conto economico che dobbiamo chiudere alla fine dell’anno, dobbiamo garantire i livelli occupazionali ma non possiamo adeguare i costi all’inflazione, dobbiamo cominciare a comprendere che alcune cose vanno cambiate”.
‘Passo decisivo’ sulle reti
Parlando più nello specifico del futuro di Tim, Labriola ha detto: “siamo pronti a fare il passo conclusivo – direi decisivo – nel lungo percorso di trasformazione della governance della rete Tim: la separazione proprietaria dell’intera rete di accesso del Gruppo (NetCo), sulla base di un piano che verrà annunciato agli investitori il prossimo 7 luglio”.
“Il riassetto del Gruppo, ha spigato ancora accennando alle motivazioni alla base di questa scelta, dovrebbe portare ad un miglior bilanciamento tra costi e benefici specifici delle due attività: maggiore flessibilità commerciale per la Retail (ServCo) e maggiore prevedibilità e stabilità dei ritorni per la Wholesale (NetCo)”.
“Il nostro progetto di separazione, ha detto ancora Labriola, è basato su considerazioni industriali e ha l’obiettivo di creare entità autonome, più efficaci e competitive di quanto non lo siano restando integrate in un’unica società”.
“Non ci separiamo per cercare un ‘dividendo regolamentare’ su cui si sono arenati tanti progetti del passato. Tuttavia, è nell’ordine delle cose che la nuova analisi coordinata dei mercati dell’accesso, avviata da Agcom nel 2020, dovrà tener conto del nuovo modello di separazione verticale di Tim e delle sue conseguenze in termini di semplificazione delle attuali regole retail e wholesale” ha concluso.