Secondo Stanzione, presidente dell’authority, l’Europa su questo fronte sta tracciando una via mediana tra le posizioni di Usa e Cina
“La protezione dei dati personali non è una battaglia persa, ma occorre che ci convinciamo di una cosa: che gli algoritmi, cioè l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie, sono cose necessarie in tanti campi, per esempio nella medicina”. A dirlo il presidente dell’autorità del Garante della privacy, Pasquale Stanzione, in occasione del convegno in corso a Torino per celebrare i 25 anni dall’istituzione del Garante.
“Tuttavia, ha sottolineato Stanzione parlando con i giornalisti, bisogna che siano tracciati chiaramente dei limiti di carattere etico e soprattutto giuridico, perché non si può fare tutto ciò che le tecnologie permetterebbero. In questo modo potremo andare d’accordo con il progresso, ma rispettando i valori fondamentali della identità e integrità della persona”.
E l’Europa ha un ruolo. “Stiamo aspettando una regolamentazione dell’intelligenza artificiale, che è ora nella fase finale dell’approvazione. L’Europa sta tracciando su questo una via mediana fra l’individualismo liberistico degli Usa e l’autoritarismo per esempio cinese”. “L’Europa, che si fonda come comunità di diritto sulla libertà, sull’identità della persona e sull’eguaglianza, cerca di affermare in proprio questi valori”, ha concluso.