Giacomo Lasorella (foto LaPresse)

Tlc: in 10 anni sorpasso big tech su telco per utili e ricavi

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L’analisi di Agcom racconta come è cambiato il settore dal 2012

Negli ultimi 10 anni le grandi piattaforme hanno sorpassato gli operatori tlc sia in termini di utili che di ricavi. E’ l’evidenza principale che emerge dall’analisi realizzata da Agcom, che ha messo a confronto i numeri registrati dalle big tech (Amazon, Apple, Facebook/Meta, Google/Alphabet, Microsoft, Netflix, Spotify, Twitter) con quelli delle grandi telco (AT&T, British Telecom, China mobile, China Telecom, Deutsche Telekom, Iliad, Orange, Swisscom, Telefonica, Tim, Verizon e Vodafone).

Ricavi e margine netto

Nel 2012, i ricavi aggregati delle telco risultavano più che doppi rispetto a quelli delle piattaforme (circa 800 contro 360 miliardi di dollari). La differenza si è gradualmente ridotta, fino ad una sostanziale equivalenza negli anni 2018-2019. Successivamente, i ricavi delle piattaforme digitali sono progressivamente risultati superiori a quelle delle telco (nel 2021, 1.450 miliardi di dollari, contro 960 circa).
Tra il 2012 ed il 2021, la crescita media annua delle piattaforme è stata del 16,8%, valore nettamente superiore a quanto fatto registrare dalle telco nel loro complesso (2,1%).

Le trasformazioni del sistema legato alle Tlc e alle piattaforme si evidenzia analizzando i dati della forbice tra il margine netto delle piattaforme e quello delle telco (nel 2021 352 vs 139 miliardi di dollari) che si amplia a partire dal 2017.
In rapporto ai ricavi per tutto il periodo considerato, il valore relativo alle piattaforme è significativamente maggiore rispetto alcorrispondente risultato ottenuto dagli operatori telefonici (nel 2021, 24,2% vs 14,5%).

Analoga tendenza si osserva circa l’andamento del risultato utile ante imposte: a partire dal 2014, il valore relativo alle piattaforme è sempre superiore a quello registrato per le telcoe la forbice si è gradualmente ampliata, fino ad arrivare ad una differenza, lo scorso anno, pari aquasi 250 miliardi di dollari (378 vs 131 miliardi di dollari).
In rapporto ai ricavi, l’utile ante imposte delle piattaforme risulta in media circa il doppio rispetto aquello delle telco (in media, nei 10 anni, 22,8% vs 11,7%).

Tra le piattaforme, nel 2021, Apple è quella che presenta l’utile ante imposte più elevato in valoreassoluto (116,9 miliardi di dollari), seguita da Google (91 miliardi) e Microsoft con circa 80 miliardidi dollari.

Utili ante imporste

Tra le telco, sono gli operatori statunitensi a registrare l’utile ante imposte di maggiori dimensioni e, allo stesso tempo, la profittabilità più elevata (18,6% in rapporto ai ricavi), mentre gli operatorieuropei, anche in ragione di più intense dinamiche competitive nei mercati domestici, mostranomargini assai più contenuti, pari all’8,9% dei ricavi nel 2021, in moderato rialzo rispetto al valoremedio (8,1%) degli ultimi cinque esercizi contabili.
Imposte (algebricamente intese quale differenza tra utile ante imposte e utile netto)1 -Con riferimento all’intero periodo considerato, la differenza in rapporto all’utile ante imposte èstimabile in media annua nel 19,4% per le piattaforme e del 21,9% per gli operatori telefonici.

Si evidenzia tuttavia come, anche a seguito della riforma fiscale introdotta negli USA a fine 2017,nel triennio 2019-2021, la pressione fiscale (individuata nei termini come sopra indicati) dellepiattaforme digitali sia di circa 10 punti percentuali inferiore a quella delle telco (14,4% vs 24,3%).

Utile netto

Analogo trend a quello del risultato ante imposte si osserva, conseguentemente, perquello del risultato netto, che è passato da 95 a 325 miliardi di dollari per le piattaforme negli ultimicinque esercizi contabili, mentre quello delle telco, ad eccezione del 2017, si mantiene sempre al di analizzate sia stato ottenuto dai due operatori statunitensi inclusi nell’analisi (Verizon e AT&T).

In rapporto ai ricavi, la redditività netta delle piattaforme risulta sostanzialmente doppia rispetto a quanto emerso per gli operatori telefonici (in media nei 10 anni pari 18,3% vs 9,1%); tale forbice si è ampliata (22,4% vs 9,9%) nel 2021.

Agcom_telco_bigtech

Liquidità

Secondo lo studio, è il dato che dimostra come la maggiore redditività delle piattaforme ha rilevanti effetti sull’ammontare delle poste contabili dell’attivo patrimoniale. Nel triennio 2019-2021, la liquidità – in sostanza, la “potenza di fuoco finanziaria” a disposizione delle imprese per investimenti e acquisizioni – delle telco è stata
pari al 31 dicembre di ciascun anno, in media a poco meno di 120 miliardi di dollari, rispetto ai circa 500 miliardi a disposizione delle piattaforme.
Tali somme eccedono di gran lunga il fabbisogno per le normali attività operative, ed in parte rilevante vengono reinvestite in titoli del debito pubblico, azioni, obbligazioni ed altri strumenti finanziari dando conseguentemente luogo ad ulteriori introiti.

Ad esempio, nel 2021 il reddito ante imposte delle piattaforme risulta superiore al margine netto (la differenza tra le due poste è sostanzialmente rappresentativa della gestione finanziaria) per circa 25 miliardi (378 vs 352) mentre, corrispondentemente, nelle telco è inferiore di 8 miliardi (131 vs 139 miliardi di dollari).
Conseguentemente risulta notevolmente diversa la rilevanza che le poste contabili a breve termine hanno in rapporto all’attivo patrimoniale complessivo: nel 2021, per le piattaforme questo rapporto è pari al 28,2% contro il 5,1% delle telco. Analoghe risultanze si ottengono guardando al più ampio perimetro contabile rappresentato dalle attività correnti (current assets), aggregato che ovviamente viene evidenziato con l’obiettivo di ridurre eventuali disomogeneità metodologiche, sia tra i due macro aggregati che tra le singole imprese all’interno di ciascun gruppo, nell’allocazione delle singole poste contabili.

Patrimonio netto

Il valore del rapporto tra patrimonio e passività complessive delle piattaforme è costantemente superiore a quanto risulta per le telco, anche se la differenza tra i due valori è andata nel tempo riducendosi (nel 2012 erano pari rispettivamente al 62,0% e 39,5%; nel 2021 il valore del rapporto era pari, rispettivamente, a 44,5% vs 35,8%).
Tale differenza si traduce in un minore ricorso, da parte delle piattaforme, al capitale di terzi, riducendo in tal modo gli oneri finanziari e liberando conseguentemente risorse per la gestione.

Tale differenza si traduce in un minore ricorso, da parte delle piattaforme, al capitale di terzi, riducendo in tal modo gli oneri finanziari e liberando conseguentemente risorse per la gestione corrente e per scelte di investimento.

Investimenti

Gli investimenti effettuati dalle telco, storicamente, risultano sempre superiori a quelli delle piattaforme. Va peraltro osservato come per gli operatori telefonici, nel corso del periodo esaminato, l’importo annuo degli investimenti non abbia evidenziato consistenti variazioni (in particolare, a partire dal 2015 pari a circa 160 miliardi annui), mentre per le piattaforme questi sono più che quadruplicati, passando progressivamente da circa 30 di inizio periodo agli oltre 140 miliardi dello scorso anno.

In rapporto ai ricavi gli investimenti delle piattaforme rimangono significativamente inferiori a quanto corrispondentemente risultante per gli operatori telefonici: negli ultimi 5 anni, in media, questi hanno effettuato investimenti annui per poco meno del 17,7 % dei ricavi (9,3% nel caso delle piattaforme) e nel 2021 tale rapporto nella sostanza non è cambiato (18,1% vs 9,8%).

Occupati

Nel 2021, il numero di addetti complessivi dei due aggregati si equivale (1,99 milioni gli addetti delle piattaforme contro i 2,15 milioni delle telco). Tali risultati derivano da percorsi assai differenziati: la crescita delle prime è in larga parte dovuta ad Amazon, la quale solo negli ultimi 5 anni ha incrementato di circa 1 milione i propri dipendenti.
Allo stesso tempo gli occupati delle altre piattaforme nell’intero periodo sono passati da 230 mila a 570 mila, con un incremento medio annuo del 10,7%, valore notevolmente più elevato di quanto registrato dalle telco (+1,2%) i cui addetti, peraltro, sono tendenzialmente declinanti a partire dal 2015. Il dato medio è peraltro frutto di tendenze diverse, a seconda delle aree geografiche di riferimento: nell’intero periodo i tre operatori asiatici hanno nel complesso incrementato gli addetti di 350 mila unità, mentre le imprese statunitensi e quelle europee, rispettivamente, le hanno ridotte per oltre 100 mila e 40 mila unità.

La voce produttività riflette i numeri relativi all’occupazione e ai ricavi. Nel 2021 ciascun dipendente delle telco ha prodotto ricavi per 440 mila dollari (410 mila nel 2012), contro i 730 mila delle piattaforme, valore che sale, escludendo Amazon, a 1,7 milioni di dollari per addetto (1,3 milioni nel 2012).
Con riferimento all’utile ante imposte per addetto, nel 2021 ciascun dipendente delle telco ne ha prodotto per 60 mila dollari, contro i 190mila delle piattaforme, dove, escludendo Amazon, il valore sale a 600 mila dollari per addetto.